HCOB PMI® Settore Manifatturiero Italiano: a giugno la produzione manifatturiera italiana ritorna a contrarsi

Immagine di pch.vector su Freepik

I dati di giugno hanno segnalato l’ennesimo deterioramento dello stato di salute del settore manifatturiero italiano, con i nuovi ordinativi in constante calo che hanno contribuito a una nuova diminuzione della produzione. Il calo produttivo è risultato complessivamente solido, vista che la debole domanda dei clienti interni ed esteri ha pesato sul livello delle nuove vendite. Le imprese campione hanno di conseguenza ridotto gli acquisti e l’occupazione, riportando inoltre un calo anche delle giacenze di materie prime e di semilavorati. L’incertezza economica globale ha influito negativamente sulle prospettive, con le aziende che hanno infatti riportato previsioni storicamente modeste sulla produzione dei prossimi dodici mesi.

Allo stesso tempo, le pressioni inflazionistiche sono diminuite. A giugno, i costi di acquisto e quelli di vendita sono diminuiti conseguentemente agli sconti applicati dai fornitori che sono stati trasferiti ai clienti nel tentativo di essere più competitivi.

L’Indice HCOB PMI® (Purchasing Managers’ IndexTM) sul Settore Manifatturiero Italiano, un valore composito a una cifra della performance manifatturiera derivato dagli indicatori relativi ai nuovi ordini, alla produzione, all’occupazione, ai tempi di consegna dei fornitori e alle scorte di acquisti, a giugno è diminuito a 48.4, da 49.2 di maggio. L’ultimo indice ha riportato un leggero deterioramento delle condizioni operative al tasso più veloce in tre mesi.

Il ritorno alla contrazione della produzione ha contribuito al calo dell’indice principale di metà anno, dopo una breve espansione registrata a maggio. Le aziende manifatturiere italiane hanno dichiarato che un calo prolungato dei nuovi ordini li ha costretti a diminuire i loro livelli di produzione, a un tasso risultato complessivamente solido.

Allo stesso tempo, a giugno il calo dei nuovi ordini è accelerato al ritmo più veloce degli ultimi tre mesi e, secondo le aziende manifatturiere, l’incertezza economica globale e la debolezza della domanda dei clienti hanno ostacolato le nuove vendite.

A giugno, il forte calo del totale dei nuovi ordini è stato aggravato dall’ennesima diminuzione degli ordini esteri. Le vendite destinate al mercato estero sono calate poiché le aziende hanno notato difficoltà ad acquisire nuovi clienti e la debolezza nelle condizioni della domanda nei mercati esistenti.

I dati dell’indagine di giugno hanno mostrato il secondo calo mensile consecutivo dei costi di acquisto delle aziende manifatturiere italiane. Il livello del declino è diminuito marginalmente rispetto a maggio, anche se le imprese hanno comunque attribuito il calo della pressione dei costi alla riduzione dei prezzi delle materie prime e alle negoziazioni positive con i fornitori che hanno favorito sconti.

In linea con i costi più bassi e per stimolare nuove vendite, a fine del secondo trimestre, le aziende manifatturiere italiane hanno ridotto i loro prezzi di vendita. Secondo i dati raccolti, l’ultimo calo è risultato solo frazionario, ed è stato sostenuto dagli sforzi per rimanere competitivi.

Le aziende del settore manifatturiero hanno continuato a essere cauti con la gestione dei costi riducendo assunzioni di personale, e abbassando gli acquisti di beni. Detto questo, a giugno, il taglio dei posti di lavoro è calato al livello più basso degli ultimi nove mesi. Le aziende campione hanno tuttavia suggerito che l’abbassamento dell’organico è stato principalmente causato dalla mancata sostituzione del personale dimissionario e dal minor numero di posti di lavoro con contratto a termine.

Gli acquisti di materie prime e dei semilavorati sono nel frattempo diminuiti a un ritmo elevato e, nonostante la loro debole domanda, per la prima volta in tre mesi, è peggiorata la prestazione dei fornitori a causa dei ritardi logistici e della carenza di materiale.

Le aziende del settore manifatturiero sono state nuovamente in grado di ridurre gli ordini in fase di lavorazione e al ritmo più rapido degli ultimi tre mesi. Allo stesso tempo, i ritardi nelle spedizioni e il calo dei nuovi ordini hanno portato a un nuovo aumento delle scorte di prodotti finiti. Le giacenze degli acquisti invece si sono contratte al ritmo più rapido da marzo.

Infine, a giugno, le aspettative di produzione manifatturiera italiane sono rimaste positive, anche se il grado di fiducia è scivolato al livello più debole dallo scorso novembre, a causa dell’incertezza economica globale e della modesta domanda dei clienti.

Commento

Analizzando i dati PMI, Nils Müller, Junior Economist, presso Hamburg Commercial Bank, ha riportato: “A giugno il settore manifatturiero italiano ha perso vigore, con il PMI principale sceso a 48.4, che ha segnato il più forte deterioramento delle condizioni operative da marzo. La produzione, dopo la breve ripresa di maggio, ha registrato una nuova contrazione, trascinata da un forte calo dei nuovi ordini. Sia la domanda interna che quella estera sono rimaste deboli, con le aziende che citano le persistenti difficoltà nell’assicurarsi nuovi clienti e il calo di interesse nei principali mercati esteri. La flessione è stata generale in tutti i componenti PMI. I nuovi ordini sono calati al tasso più rapido degli ultimi tre mesi, spingendo le aziende a ridurre la produzione e l’attività di acquisto. Anche se ad un ritmo più lento, continua a calare il livello occupazionale, in gran parte a causa della mancata sostituzione del personale dimissionario e alla riduzione di quello temporaneo. Le giacenze degli acquisti sono diminuite al livello più veloce da marzo, mentre i tempi di consegna dei fornitori si sono allungati a causa di difficoltà di natura logistica, fattore questo non gradito data la debole domanda di beni. È incoraggiante che le pressioni inflazionistiche abbiano continuato a ridursi. I prezzi di acquisto sono diminuiti per il secondo mese consecutivo, grazie alla contrazione dei prezzi delle materie prime e agli sconti applicati dai fornitori. Anche i prezzi di vendita sono diminuiti leggermente, poiché le imprese, conseguentemente alle deboli condizioni di domanda, hanno cercato di rimanere competitive. Tale tendenza al ribasso si allinea con le dinamiche dell’eurozona in senso lato e potrebbe offrire un po’ di sollievo ai responsabili della politica della BCE. Le prospettive rimangono tuttavia incerte. Mentre le aziende rimangono generalmente ottimiste sulla produzione futura, conseguentemente alle speranze di una domanda più forte e di investimenti pianificati, la fiducia è scivolata ai minimi dallo scorso novembre. Questo indebolimento dell’ottimismo riflette la fragilità della domanda dei clienti e la difficoltà dello scenario estero, con l’incertezza commerciale derivante dai cambiamenti della politica statunitense che continua a pesare sulle prospettive globali. L’allentamento delle tensioni geopolitiche, in particolare in Medio Oriente, fa apparire come più probabile le prospettive di un calo duraturo dei prezzi dell’energia. Ma per ora le aziende manifatturiere italiane rimangono sul difensivo, facendo i conti con una ripresa al momento inafferrabile.”

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.