Negli ultimi anni, l’accesso al credito per le piccole e medie imprese italiane si è trasformato da tema settoriale a questione sistemica. I criteri di valutazione del merito creditizio bancari sono diventati più rigidi, i tempi più lunghi, la selettività più marcata. Le imprese, strette tra fabbisogni crescenti e una disponibilità di credito più limitata, sono da tempo spinte a cercare soluzioni flessibili, complementari e immediate. È in questo scenario che il factoring – spesso percepito come uno strumento secondario – dimostra tutta la sua forza. E l’accordo tra Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e Assifact (Associazione Italiana per il Factoring) lo rilancia come leva centrale per sostenere la liquidità e la crescita dell’impresa italiana.
La convenzione, annunciata nel mese d luglio, prevede l’attivazione di un Plafond da un miliardo di euro. Le risorse saranno canalizzate verso banche e intermediari abilitati, che potranno finanziare operazioni di factoring a favore di PMI e Mid-Cap. L’obiettivo è chiaro: convertire i crediti commerciali in liquidità immediata, rafforzando la capacità delle imprese di finanziare il proprio capitale circolante, investire, crescere e innalzare la tenuta del tessuto imprenditoriale e dei livelli occupazionali.
L’implementazione dello strumento factoring si inserisce perfettamente negli obiettivi del Piano Strategico 2025–2027 di CDP, che punta a sostenere la competitività imprenditoriale attraverso strumenti agili, orientati alla finanza di breve termine. Dal 2009, CDP ha già messo in campo oltre 30 miliardi di euro per sostenere più di 75.000 aziende.
Ma perché il factoring si rivela così efficace oggi? Perché si fonda su un principio semplice e potente: anticipare risorse sulla base di crediti esistenti, con meccanismi collaudati (mandato all’incasso o cessione del credito), senza necessariamente appesantire la centrale rischi dell’impresa. È uno strumento anticiclico per eccellenza, perché accompagna l’impresa proprio quando il credito ordinario si fa più raro. Permette di smobilizzare liquidità, migliorare il cash flow, ridurre l’esposizione al rischio di insolvenze e ritardi.
E questo diventa ancora più evidente se si osserva il quadro delineato dal recente Rapporto sulla stabilità finanziaria 1/2025 della Banca d’Italia, che ha registrato una contrazione del credito alle imprese del 2,6% nel 2024 – contrazione che ha colpito in particolare le PMI. Nonostante la discesa dei tassi, il canale bancario resta selettivo e prudenziale, alimentando un crescente mismatch tra domanda e offerta di finanziamento.
Nel mio lavoro quotidiano, come legale di diversi istituti di credito, constato sempre più spesso come il factoring stia guadagnando centralità nelle strategie bancarie. Non si tratta soltanto di un prodotto finanziario, ma di un vero strumento di deconsolidamento del rischio, capace di ridurre l’assorbimento patrimoniale per le banche e offrire al contempo liquidità immediata e pianificabile alle imprese.
In un sistema come quello italiano, storicamente bank-based, il factoring non rappresenta un’alternativa, ma una complementarità intelligente. È una risposta concreta alle difficoltà di accesso al credito, una valvola di sfogo operativa che consente agli istituti di veicolare risorse verso l’economia reale mantenendo al contempo l’equilibrio patrimoniale richiesto dalla vigilanza.
Nel contesto attuale, dominato da logiche prudenziali (pensiamo a Basile III), da un impianto regolatorio pensato per soggetti strutturati e da un utilizzo non sempre lineare delle garanzie pubbliche (Fondo PMI, SACE, MCC), le PMI si trovano spesso tagliate fuori dal credito ordinario. Il factoring consente invece di basare l’erogazione su un credito certo, documentabile, esistente, restituendo fluidità a imprese che, pur sane, faticano a dimostrare un “merito creditizio” conforme ai modelli standard.
L’accordo CDP–Assifact prevede l’accesso al Plafond tramite operazioni di factoring pro soluto (con trasferimento del rischio al factor) o pro solvendo (in cui il rischio rimane sull’impresa cedente). In entrambi i casi, si genera un’anticipazione finanziaria che consente di coprire esigenze di liquidità e pianificare in modo più efficiente l’attività aziendale.
Le dichiarazioni dei rappresentanti istituzionali chiariscono la portata dell’accordo. Livio Schmid, Responsabile Istituzioni Finanziarie di CDP, ha evidenziato come il Plafond Factoring rappresenti uno strumento concreto per promuovere “competitività, innovazione e capacità di investimento” delle PMI. Alessandro Carretta, Segretario Generale di Assifact, ha ricordato come il factoring – anche nei contesti più complessi – si sia dimostrato una risposta costante e strutturata alle esigenze di gestione del capitale circolante.
Il sistema del credito sta cambiando, e le PMI non possono più dipendere unicamente dal canale bancario tradizionale e questo cambio di paradigma è già percepito dalle aziende che sempre più frequentemente si interessano e si avvalgono del factoring. Il factoring è uno strumento di supporto alla finanza tradizionale basato su contratti reali, su ordini, su commesse acquisite, quindi molto permeato sul vero business e sulla operatività aziendale, una risorsa strategica e virtuosa.
L’accordo tra CDP e Assifact ne segna un passaggio importante, non solo per il valore economico ma per la percezione che la stessa iniziativa attribuisce a questo strumento di supporto alle PMI. Rafforzarlo – anche a livello normativo e fiscale – significa rafforzare la struttura finanziaria del Paese, rimediare a una fragilità sistemica sempre più accentuata, e offrire alle imprese italiane ciò di cui hanno più bisogno: fiducia, risorse e strumenti concreti per crescere.
Junior Partner dello studio legale LEAD