Riccarda Zezza presenta “Cura”: il libro dell’autrice che trasforma la cura in una competenza strategica per manager e aziende

Cosa significa oggi, in un mondo del lavoro sempre più complesso e instabile, “prendersi cura”? E perché questa parola, un tempo confinata alla sfera privata, è oggi diventata una competenza fondamentale per chi guida persone e organizzazioni? A questa domanda cerca di rispondere “Cura”, il nuovo libro di Riccarda Zezza, fondatrice e Chief Science Officer di Lifeed, che da anni si dedica a valorizzare le competenze umane all’interno delle aziende.

Nel suo ultimo libro, edito da FrancoAngeli e appartenente alla collana Voci del Lavoro Nuovo, Zezza esplora come un concetto che un tempo era relegato alla sfera personale stia ora emergendo come una competenza cruciale nel mondo del lavoro: la cura non è solo gentilezza o un tratto femminile, ma una leva strategica capace di migliorare l’engagement dei team, ridurre il turnover, stimolare l’innovazione e generare un valore tangibile per le aziende.

“La cura non è un gesto accessorio, è una competenza concreta e strategica. È la vera infrastruttura del lavoro umano”, commenta Riccarda Zezza.

Le diverse sfumature della cura: ascolto, responsabilità, inclusione

Secondo Zezza, la cura si traduce in ascolto, responsabilità e nella capacità di creare ambienti sicuri e inclusivi. Queste sono abilità essenziali per chi guida team e organizzazioni in un contesto lavorativo sempre più complesso, ibrido e frammentato.

Molte aziende all’avanguardia stanno già riconoscendo e valorizzando la cura come un vero e proprio asset organizzativo.

Pioniera in questo approccio, Lifeed ha sviluppato un metodo proprietario – il Life Based Learning – che da oltre dieci anni valorizza le esperienze di vita come fonte di apprendimento strategico per le aziende. Genitorialità, caregiving, volontariato: esperienze spesso considerate marginali rispetto al lavoro, che in realtà allenano competenze fondamentali come la resilienza, la negoziazione, l’ascolto empatico e la gestione dei conflitti. Al cuore di questo metodo c’è il concetto di transilienza: la capacità di trasferire competenze da un contesto all’altro, attraversando i confini tra vita personale e professionale e permettendo così di arricchire mutuamente le due sfere.

“Essere caregiver di un familiare o diventare genitori sviluppa competenze che servono anche in azienda. La sfida è renderle visibili e trasferibili nel contesto lavorativo”, spiega Zezza.

Una leadership più umana non rinuncia alla performance

Il libro affronta anche cinque resistenze culturali comuni tra i manager (“Non ho tempo”, “Non è il mio ruolo”, “Sono pagato per ottenere risultati”, “Non so come si fa”, “In azienda la cura non è valorizzata”), dimostrando che cura e performance non sono in conflitto. Al contrario, le aziende che investono nel benessere dei propri dipendenti ottengono una maggiore retention, attraggono talenti e migliorano la reputazione.

“Non si tratta di scegliere tra numeri e persone. La cura è la competenza che permette di coniugare risultati e relazioni, efficienza e umanità”, conclude Zezza.

“Cura” è quindi una guida preziosa per manager e leader di oggi, chiamati a gestire l’incertezza – dettata da un mondo del lavoro che sta mutando profondamente, tra modelli organizzativi in transizione e una sempre più rapida trasformazione digitale – attraverso una leadership capace di costruire fiducia e senso. Perché in un mondo dove tutto cambia, la cura deve rimanere la competenza più solida di tutte.

Per saperne di più sul libro: https://www.francoangeli.it/Libro/Cura?Id=28831

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