Business Autonomo: Manuel Rolla spiega agli imprenditori perché il segreto della crescita è farsi da parte

In un’epoca in cui molti imprenditori si sentono prigionieri della propria azienda, costretti a correre senza sosta per tenere tutto sotto controllo, Manuel Rolla (nella foto sopra) propone una visione radicalmente diversa: il Business Autonomo. Con un percorso che spazia dal retail internazionale al business coaching, Rolla ha trasformato la sua esperienza in un metodo che aiuta gli imprenditori a liberarsi dall’operatività quotidiana, a rendersi meno indispensabili e a costruire imprese realmente scalabili. In questa intervista ci racconta come è nato il suo approccio, gli errori più comuni che osserva nelle aziende e i passi concreti per diventare imprenditori liberi, non semplici esecutori.

1. Manuel, il tuo concetto centrale è “Business Autonomo”. Puoi spiegarci, con parole semplici, cosa significa per un imprenditore avere un’azienda veramente autonoma e perché, secondo te, è l’obiettivo più importante a cui ambire oggi?

Per un imprenditore avere un’azienda autonoma significa innanzitutto uscire dall’operatività quotidiana che gli toglie libertà, lucidità e soprattutto — la risorsa più preziosa per un imprenditore di successo — la creatività. Oggi dovrebbe essere l’obiettivo principale, perché se la tua azienda non è autonoma non puoi espanderla, venderla o tramandarla. In poche parole, non puoi realizzare il vero scopo di un’impresa.

2. La tua biografia rivela un percorso ricco e variegato, da Zara all’immobiliare, fino alla consulenza. C’è stato un momento specifico, un’esperienza che ti ha fatto dire: “Ecco il problema che devo risolvere per gli altri imprenditori”? Qual è stata la scintilla che ha dato vita a tutto?

Business Autonomo è sempre stato dentro di me e si è formato esperienza dopo esperienza. Quando lavoravo per Zara non mi rendevo conto che l’organizzazione fosse il vero punto di forza di un’azienda di successo mondiale. Più avanti, grazie all’esperienza assicurativa e a quella da consulente al fianco di commercialisti esperti in risanamento aziendale, ho capito che un’impresa non può crescere sulla confusione.
L’ho vissuto sulla mia pelle nelle mie prime esperienze imprenditoriali, sacrificando anni, denaro e relazioni. La vera scintilla è arrivata durante il master: aiutando i miei compagni a mettere ordine nei loro progetti, mi sono accorto della mia naturale propensione a farlo. I loro feedback mi spinsero a fondare la mia società di business coaching, con l’obiettivo di aiutare altri imprenditori a crescere e creare veri asset.

3. Spesso gli imprenditori pensano che per crescere debbano lavorare di più. Tu sembri suggerire l’opposto: per scalare devono rendersi meno indispensabili. Come aiuti a superare questa barriera mentale?

C’è una frase che mi piace molto: “Più sei importante e meno la tua azienda ha valore. Meno sei importante e più la tua azienda ha valore.”
Per superare questa barriera bisogna prima lavorare sul mindset dell’imprenditore, sulle convinzioni che lo tengono bloccato. Solo dopo possiamo “installare” Business Autonomo.

4. Il tuo metodo si basa su tre pilastri: Chiarezza, Organizzazione e Coinvolgimento del Team. Se dovessi descrivere il primo passo che un imprenditore confuso e sopraffatto dovrebbe compiere, quale sarebbe e perché?

Il primo passo è la consapevolezza della situazione. Spesso è difficile ammettere di aver bisogno di aiuto, soprattutto per imprenditori già di successo (il mio target). Serve maturità e umiltà nel riconoscere che il vero blocco dell’azienda non è il mercato, né i dipendenti o i clienti, ma loro stessi.

5. Parli di “trasformare aziende dipendenti dal titolare in strutture scalabili”. Puoi farci un esempio concreto?

Un caso emblematico è TAX Pilot, del dott. Giuseppe Troìa.
Quando abbiamo iniziato, l’azienda era caotica: nessuna priorità, ruoli indefiniti, zero visione condivisa. Giuseppe era il punto di riferimento per ogni cosa, lavorava 7 giorni su 7 e teneva tutto in piedi con l’istinto.

Abbiamo lavorato su tre fronti:

Definizione di vision, mission e valori autentici.
Mappatura delle business unit: da un unico blocco confuso a 6 aree distinte.
Protocolli, metriche, responsabilità e nuova struttura organizzativa.

Risultati:

+200% di utile da sole 2 nuove business unit nel primo anno.
1.200 ore annue complessive risparmiate (150 per dipendente).
Obiettivi di crescita chiari e misurabili.
Giuseppe ha recuperato lucidità decisionale e, dopo 5 anni da “pompiere”, ha finalmente un metodo per crescere senza sacrificare la sua vita.6. Qual è l’errore più comune e insidioso che vedi fare agli imprenditori quando cercano di delegare e organizzare il proprio team?

È come costruire una casa partendo dagli arredi senza fondamenta e impianti. Molti imprenditori delegano senza aver chiarito processi, responsabilità e criteri decisionali. Così creano confusione e dipendenza ancora maggiore dal titolare.

Il mio approccio parte sempre da:Visione strategica condivisa
Processi e procedure documentate
Ruoli e responsabilità chiari
Metriche personalizzate

Solo allora si può parlare di vera delega. Delegare non è “mollare”, ma trasferire controllo in modo strutturato.7. Hai vissuto l’esperienza di un’azienda familiare con M3ROLLA. Hai definito queste realtà “polveriere silenziose”. Che consiglio daresti oggi a chi fa impresa con familiari o soci stretti?

Sedersi subito a tavolino e condividere:

obiettivi personali di lungo termine,
visione e obiettivi economici dell’azienda.

Solo se si è allineati ha senso definire aspettative, ruoli e responsabilità reciproche. Questo può salvare aziende e famiglie dal tracollo.
8. Hai completato la Maratona di New York e un campo di sopravvivenza. Cosa ti hanno insegnato sulla leadership e la gestione dello stress?

La maratona mi ha insegnato la disciplina della costanza: ogni chilometro è frutto di preparazione e resistenza mentale. Il campo di sopravvivenza, invece, mi ha insegnato la lucidità nelle situazioni estreme: la leadership non è imporre, ma mantenere la calma, dare direzione e ispirare fiducia.
Oggi, quando affianco imprenditori sotto pressione, applico proprio questo: resistenza mentale, chiarezza e capacità di guidare senza farsi travolgere dallo stress.9. Guardando ai prossimi 5 anni, come vedi evolvere la figura dell’imprenditore? Quali saranno le competenze non negoziabili?

Tre competenze saranno imprescindibili:

Fare chiarezza — nella propria testa e in quella del team.
Decisione rapida — per stare al passo con il cambiamento.
Adattamento — flessibilità tecnica e gestionale per non perdere persone di valore.

10. Un consiglio pratico: se un imprenditore si sente il “collo di bottiglia” della sua azienda, cosa può fare già domani mattina?

Smettere di chiedersi “cosa devo fare oggi” e iniziare a chiedersi “cosa non dovrebbe più dipendere da me”.
Domani stesso prenda carta e penna e scriva 3 attività settimanali che qualcun altro, con le giuste istruzioni, potrebbe svolgere al suo posto. È il primo passo per liberare spazio mentale e tornare a guidare invece che solo eseguire.

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