Il settore manifatturiero italiano è in piena trasformazione e registra una crescita significativa nella domanda di professionisti specializzati, con un incremento complessivo del +12,5% negli ultimi due anni. A trainare questo trend sono soprattutto le regioni del Sud Italia, sempre più al centro della mappa industriale nazionale grazie anche al PNRR e a Industria 4.0 e, ora, Industria 5.0. Ne sono esempio l’aerospace in Puglia e l’irrigazione in Sicilia.
Secondo le analisi di Grafton, il brand globale di Gi Group Holding che si occupa di Professional Recruitment, le città con i tassi di crescita maggiori nella domanda di professionisti specializzati, infatti, sono Messina (+45,28%), Reggio Calabria (+40,3%), Bari (+38,3%), Napoli (+32,3%) e Cosenza/Catanzaro (+31,9%). Un segnale forte che evidenzia la vitalità delle imprese del Mezzogiorno e la crescente attrattività dei territori meridionali per investimenti industriali.
“Stiamo assistendo a un trend in cui il Sud si afferma come ulteriore polo strategico nel settore manifatturiero, crescita che auspichiamo non subisca una frenata alla luce del contesto geopolitico ed economico mondiale.” – commenta Francesco Manzini, AD di Grafton – Le aziende che hanno investito e aperto nuove sedi produttive cercano competenze specifiche. Anche in questo comparto, però, la difficoltà nel reperire le figure adeguate rischia di rallentare questa corsa”.
Skill mismatch nel manufacturing: le 4 aree critiche
Il disallineamento tra domanda e offerta di competenze – lo skill mismatch – è oggi una delle principali sfide per il manufacturing italiano. Oltre il 70% delle imprese nell’industria dichiara, infatti, difficoltà a reperire i profili necessari, come riporta l’Indagine Confindustria sul Lavoro 2024.
Secondo l’analisi di Grafton, lo skill mismatch si concentra maggiormente in quattro aree chiave:
1. Finanza e controllo di gestione
Le aziende manifatturiere sono sempre più orientate a una gestione data-driven e internazionale, ma mancano profili in grado di affrontare le complessità finanziarie moderne. Le competenze più ricercate includono:
- Budget management e cost accounting, essenziali per l’ottimizzazione dei processi produttivi;
- Financial reporting e auditing, per il rispetto delle normative e la trasparenza dei bilanci;
- Financial modeling, risk management e gestione merger&acquisition, fondamentali per le strategie di crescita e internazionalizzazione.
2. Legal e compliance
La crescente regolamentazione a livello nazionale e UE impone alle aziende di dotarsi di esperti in ambito legale. Lo skill mismatch si registra soprattutto in termini di:
- Labor compliance e regulation, volte a una gestione corretta del personale e dei contratti;
- Property law, utile soprattutto nei casi di espansione o riconversione industriale;
- Gestione di procedimenti legali, anche in relazione a contenziosi ambientali o di sicurezza sul lavoro.
3. Automazione, IT e Industria 4.0
Qui il gap di competenze è decisamente ampio, le figure più carenti sono quelle con conoscenze di:
- Programmazione avanzata (C, C++), API, test automation, che permettono lo sviluppo, l’integrazione e la validazione automatica di sistemi software complessi per il controllo e l’ottimizzazione dei processi produttivi;
- Soluzioni cloud e distributed computing per la gestione centralizzata, l’analisi in tempo reale e la scalabilità delle operazioni industriali su più impianti o sedi produttive;
- Internet of Things (IoT), machine learning, AI, e computer aided manufacturing,
competenze determinanti per implementare impianti intelligenti, ottimizzare la produzione e migliorare la manutenzione predittiva.
4. Green manufacturing e sostenibilità ambientale
Il PNRR e la transizione ecologica stanno spingendo molte imprese a riconvertire i propri processi in chiave sostenibile. Tuttavia, mancano ancora tecnici e professionisti esperti in:
- Gestione delle emissioni e qualità dell’aria per il monitoraggio e il controllo delle emissioni inquinanti volti a garantire la conformità normativa e ridurre l’impatto ambientale;
- Waste management e energy management, che ottimizzano l’uso delle risorse attraverso la riduzione dei rifiuti, il recupero energetico e una gestione efficiente dei consumi;
- Gestione sostenibile delle risorse ambientali, che integrando pratiche circolari nei processi produttivi.
“Queste figure sono oggi cruciali anche per rispondere ai criteri ESG, accedere a fondi pubblici e aumentare la competitività sul mercato.” – conclude Manzini – “Serve un cambio di passo. Le competenze richieste oggi dalle aziende non trovano riscontro nei percorsi formativi tradizionali e lo troveranno sempre meno. Assessment e formazione diventano temi cruciali e noi siamo al fianco delle imprese per valorizzare i talenti locali e favorire lo sviluppo economico anche nelle aree più dinamiche del Mezzogiorno, ad esempio in Puglia dove siamo presenti già da fine 2024”.