Analizzando i dati previsionali dell’indagine PMI®, l’attività economica dell’eurozona di settembre continua ad aumentare, prolungando una tendenza che si osserva da inizio 2025. Tuttavia, il flusso dei nuovi ordini non è riuscito a mantenere il volume di crescita di agosto, mantenendosi infatti invariato su base mensile. Anche l’occupazione non ha indicato cambiamenti, e la fiducia è scesa ai minimi in quattro mesi. Allo stesso tempo, alla fine di questo terzo trimestre, le pressioni inflazionistiche si sono affievolite, con costi e prezzi di vendita che hanno registrato aumenti più deboli.
Produzione e domanda
A settembre, l’Indice HCOB PMI Flash Composito della Produzione dell’eurozona, una volta destagionalizzato, redatto da S&P Global e basato circa sull’85% delle consuete risposte finali dell’indagine, ha registrato valori superiori alla soglia di non cambiamento di 50.0 per il nono mese consecutivo, segnalando di nuovo un’espansione dell’attività nel settore privato dell’eurozona. Con 51.2, l’indice ha segnalato un timido rialzo rispetto a 51.0 di agosto, registrando un lieve aumento mensile della produzione, risultando comunque il più elevato da maggio 2024.
La crescita accelerata dell’attività economica è legata al settore terziario, che ha registrato l’incremento più rapido da inizio anno. Anche la produzione manifatturiera è aumentata, ma solo lievemente e a ritmi più lenti di agosto, mese che ha segnato il maggiore rialzo in tre anni e mezzo.
È stata la Germania a capitanare la crescita della produzione di settembre, segnando lo stesso valore avutosi a maggio 2024, e con una rapidità di rialzo record che non si vedeva da maggio 2023. Al contrario, la Francia indica il tredicesimo mese consecutivo di calo, peraltro al tasso più forte da aprile. Il resto dell’eurozona continua a registrare una crescita della produzione, ma il tasso di espansione appare moderato.
L’aumento complessivo dell’attività economica si è avuto nonostante la situazione stazionaria dei nuovi ordini. Questi ultimi, infatti, dopo che ad agosto hanno registrato il primo aumento in 15 mesi, a settembre sono rimasti invariati. Il lieve aumento delle commesse ricevute dai servizi è stato azzerato dal nuovo calo dei nuovi ordini manifatturieri, il peggiore da febbraio. In linea con l’andamento degli ultimi mesi, i nuovi ordini complessivi sono stati limitati dalle difficoltà di ottenere ordini esteri. È da marzo 2022 che le vendite internazionali di beni e servizi registrano un continuo declino mensile, e quest’ultimo è stato il più elevato degli ultimi sei mesi. Tale flessione al ribasso è stata registrata sia dalle aziende manifatturiere che da quelle terziarie.
Occupazione
A settembre, le aziende hanno spesso sostenuto la crescita della produzione riducendo gli ordini inevasi, vista la mancata crescita dei nuovi ordini. Gli ordini in giacenza sono calati in modo modesto e al tasso più rapido in tre mesi. Sono due anni e mezzo che gli ordini acquisiti e non ancora completati continuano a registrare diminuzioni su base mensile.
Visto il livello invariato degli ordini acquisiti, i livelli occupazionali di settembre sono rimasti stabili, concludendo una sequenza di crescita durata sei mesi. Nel terziario, gli organici hanno continuato ad aumentare, anche se marginalmente e al tasso più debole in sette mesi. Il personale del manifatturiero invece continua a segnalare un calo, estendendo quindi la serie di tagli occupazionali iniziata a giugno 2023. Anche se marginalmente, la Francia ha registrato il secondo aumento mensile di posti di lavoro. La Germania invece ha indicato un forte calo degli impieghi, il più elevato dell’anno in corso, e nel resto dell’eurozona assistiamo a una modesta creazione occupazionale.
Prezzi
Il tasso di inflazione dei costi che ad agosto aveva toccato un record di crescita in cinque mesi, a settembre è sceso al di sotto della media di serie. Le spese sostenute dal settore manifatturiero sono diminuite per la prima volta in tre mesi, mentre il tasso di inflazione del terziario è stato più debole pur rimanendo elevato.
Simile è lo scenario relativo ai prezzi di vendita, diminuiti nel manifatturiero e aumentati a tasso più lento nel terziario. Complessivamente, i prezzi hanno indicato un rialzo, ma al tasso più debole da maggio. La Germania ha registrato un forte rialzo, segnando il tasso di inflazione più alto in cinque mesi. In Francia invece le tariffe sono diminuite per la prima volta in quattro mesi. Nel resto dell’eurozona si è registrato un netto incremento dei prezzi di vendita, e tuttavia il più lento da novembre.
Scorte e catene di fornitura
A settembre, l’attività di acquisto dell’eurozona è di nuovo diminuita, estendendo l’attuale sequenza di declino a 39 mesi. Quest’ultima riduzione è stata la più rapida da marzo ed elevata. Anche le giacenze degli acquisti sono a loro volta diminuite, così come le scorte di prodotti finiti. Tuttavia, in entrambi i casi, il tasso di riduzione è rallentato rispetto ad agosto. Dalla lettura degli ultimi dati, i tempi di consegna dei fornitori si sono allungati per il quarto mese consecutivo, ed hanno indicato il peggior deterioramento da novembre 2022.
Prospettive future
Anche se le aziende dell’eurozona hanno mantenuto un approccio positivo sulla crescita della produzione nell’anno a venire, la fiducia di settembre è scesa ai minimi in quattro mesi, indicando un valore inferiore alla media. Le ragioni sono principalmente legate al settore manifatturiero, che ha registrato l’ottimismo più debole da un anno a questa parte. Invariata rispetto ad agosto resta la fiducia del terziario: con Germania e Francia che hanno registrato valori più deboli, e nel resto dell’eurozona sono invece migliorati.
Commento
Analizzando i dati PMI flash Dr. Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso Hamburg Commercial Bank, ha dichiarato: “L’eurozona segue ancora una traiettoria di crescita, con la relativa produzione manifatturiera in aumento per il settimo mese consecutivo e l’attività del settore dei servizi in espansione quasi ininterrotta da febbraio 2024. Ciò detto, siamo ancora lontani dall’assistere a uno slancio vero e proprio. Basti considerare che il PMI composito, che combina sia l’attività del settore manifatturiero che dei servizi, con un modesto 51,2, ha raggiunto il livello massimo in 16 mesi. Restano alquanto incerte le previsioni sul settore manifatturiero. La produzione è tuttavia ancora in salita, anche se ad un ritmo frenato dalla Francia, dove la scossa del governo di inizio settembre ha probabilmente ostacolato i piani di produzione delle aziende. A parte ciò, le speranze di un’accelerazione della crescita non sono giustificate, poiché i nuovi ordini sono calati significativamente sia in Germania che in Francia. L’aumento della spesa per la difesa potrebbe far crescere la domanda di beni industriali nel medio termine. Un impatto più immediato potrebbe venire dal cosiddetto stimolo fornito dagli investimenti della Germania e dal piano di modernizzazione delle opere pubbliche. Detto questo, secondo l’indagine, la fiducia nell’aumento della produzione è in realtà in calo sia in Germania che nell’eurozona tutta. Il livello occupazionale, che già quest’anno è stato piuttosto debole, si è adesso fermato del tutto a causa del rallentamento delle assunzioni nei servizi e ai tagli più veloci del personale nel settore manifatturiero. Nel dettaglio la Germania ha agito da freno. È possibile che, una volta destagionalizzato, il tasso di disoccupazione ufficiale dell’eurozona, già sceso a luglio a 6,2%, abbia adesso toccato il fondo. L’inflazione dei costi nel settore dei servizi, monitorata strettamente dalla Banca Centrale Europea, pur rimanendo insolitamente alta, dato il debole quadro economico, è leggermente diminuita. I prezzi di vendita hanno registrato una riduzione assai più evidente, il che potrebbe spingere la BCE a considerare un possibile taglio dei tassi prima della fine dell’anno.”