HCOB PMI®: il PMI ritorna a contrarsi, con gli ordini manifatturieri dell’eurozona in declino

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Alla fine del terzo trimestre, ribaltando il miglioramento di agosto, le condizioni operative delle aziende manifatturiere dell’eurozona sono peggiorate. La contrazione dell’HCOB PMI® principale è stata provocata da un calo degli afflussi di nuovi ordini e da un aumento del tasso di perdita di posti di lavoro. I volumi produttivi hanno continuato a espandersi, anche se il ritmo di crescita è rallentato notevolmente rispetto al massimo di quasi tre anni e mezzo di agosto. Per quanto riguarda l’attività di acquisto delle aziende manifatturiere, a settembre si è registrata un’accelerazione dei tagli, ma le giacenze delle materie prime e dei semilavorati si sono ulteriormente ridotte. Anche se con le aspettative più basse da aprile, le aziende campione sono risultate generalmente ottimiste e prevedono un aumento della produzione nel corso dei prossimi dodici mesi rispetto ai livelli attuali.

Per quanto riguarda i prezzi, alla fine del terzo trimestre si sono registrati cali generali, e sia i costi di acquisto che quelli di vendita sono diminuiti lievemente.

L’HCOB PMI® del Settore Manifatturiero Eurozona, che misura lo stato di salute delle aziende manifatturiere dell’eurozona ed è redatto da S&P Global, a settembre è ritornato a calare, cambiando quindi tendenza dal primo miglioramento in tre anni osservato ad agosto. In contrazione da 50.7 di agosto e attestandosi a 49.8, l’indice principale ha segnalato un peggioramento delle condizioni operative nell’area euro. Detto ciò, il declino è stato nel complesso solo marginale.

Negli otto paesi monitorati dell’area euro dall’indagine PMI manifatturiera, si è registrata una divisione equa tra quelli in crescita e quelli in calo. I Paesi Bassi, dove le condizioni sono migliorate al ritmo più veloce da luglio 2022, guidano la classifica. La Grecia e la Spagna, anche se con rialzi mensili più lenti, hanno continuato a seguire la tendenza di crescita. L’ultimo paese dell’eurozona a riportare un’espansione è stato l’Irlanda. La debolezza è stata riportata nelle tre maggiori economie dell’unione monetaria, Germania, Francia e Italia, con i rispettivi PMI del manifatturiero che si sono attestati al di sotto del livello critico di non cambiamento di 50.0.

A spingere l’indice principale dell’eurozona in contrazione è stato un netto calo della sua variante più importante: i nuovi ordini. Dopo ave riportato ad agosto il primo aumento in quasi tre anni e mezzo, a settembre, il volume dei nuovi ordini ricevuti dai produttori dell’eurozona è diminuito. La contrazione riportata è stata lieve, ma comunque la più veloce da marzo. I mercati di esteri, che includono il traffico intra eurozona, hanno frenato le vendite totali, con i nuovi ordini ricevuti dall’estero in calo per il terzo mese consecutivo e in misura leggermente più forte. Detto ciò, il volume di produzione manifatturiera è aumentato, allungando l’attuale sequenza di crescita iniziata a marzo. Tuttavia, la ripresa ha perso vigore, risultando più debole rispetto ad agosto.

Una nuova crescita della produzione è stata raggiunta malgrado i maggiori tagli di posti di lavoro nelle aziende manifatturiere dell’eurozona. Il numero della forza lavoro è calato al ritmo più rapido degli ultimi tre mesi. A settembre, le aziende del settore manifatturiero sono state anche in grado di smaltire ulteriormente il loro lavoro inevaso. Il tasso di riduzione degli ordini in fase di lavorazione è stato il maggiore da giugno.

Alla fine del terzo trimestre, le aziende campione hanno ridotto la loro attività di acquisto. Dopo essersi avvicinato a luglio alla stabilizzazione, il tasso di calo degli acquisti ha subito un’accelerazione negli ultimi due mesi. La domanda di beni da parte delle aziende manifatturiere si è ridotta al ritmo maggiore da aprile. Il calo delle giacenze è rimasto evidente in tutto il settore manifatturiero, con le scorte delle materie prime, dei semilavorati e dei prodotti finiti in calo a tassi elevati durante quest’ultima indagine. Il calo delle giacenze si è verificato conseguentemente alla pressione sulle catene di fornitura, poiché i tempi medi di consegna si sono allungati al livello massimo in poco meno di tre anni.

Per la prima volta da giugno, anche se a un livello solo marginale, le aziende manifatturiere dell’Eurozona hanno registrato costi operativi minori, tendenza insolita rispetto alla serie storica dell’indagine. A loro volta, i manifatturieri dell’eurozona hanno risposto abbassando le proprie tariffe, segnando il quinto mese consecutivo in cui le aziende intervistate hanno offerto sconti.

Guardando avanti, le aziende manifatturiere dell’eurozona sono risultate ottimiste sull’incremento della produzione rispetto livelli attuali, anche se le aspettative sono risultate le più deboli da aprile.

Classifica PMI® Manifatturiero per paese di settembre

Paesi Bassi 53.7 massimo in 38 mesi

Grecia 52.0 minimo in 2 mesi

Irlanda 51.8 massimo in 2 mesi

Spagna 51.5 minimo in 3 mesi

Germania 49.5 (flash: 48.5) minimo in 2 mesi

Italia 49.0 minimo in 3 mesi

Francia 48.2 (flash: 48.1) minimo in 2 mesi

Austria 47.6 minimo in 3 mesi

Commento

Analizzando i dati PMI, Dr. Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso la Hamburg Commercial Bank, ha dichiarato: “Anche se lentamente, per il settimo mese consecutivo la produzione nell’Eurozona è aumentata rispetto al mese precedente. Manca un segnale chiaro che le cose stiano per prendere velocità a breve termine. Durante la primavera e l’estate gli ordini in entrata sono leggermente calati per poi rimanere in stagnazione. Di conseguenza, a settembre le aziende hanno continuato a ridurre il personale e le giacenze. Il calo del PMI è generale, con i rispettivi dati per i beni di consumo, capitali e intermedi tutti in calo nel mese. Soprattutto nelle ultime due categorie, stiamo assistendo a un’interruzione della tendenza al rialzo iniziata alla fine dello scorso anno e che aveva spinto entrambi i settori in crescita entro agosto. Il settore dei beni di consumo, rimasto relativamente stabile rispetto agli altri, potrebbe subire un duro colpo dai nuovi dazi statunitensi del 100% sui prodotti farmaceutici. La stagnazione osservata nel settore manifatturiero può anche essere vista con un’ottica positiva. Considerando gli ostacoli causati dai dazi statunitensi, l’incertezza politica in Francia e Spagna (dove entrambi i governi sono in difficoltà), l’inizio difficile della Germania con la sua nuova amministrazione e le tensioni geopolitiche in senso lato, il settore manifatturiero europeo sta reggendo sorprendentemente bene, mostrando resilienza. Tuttavia, più si posticipano le riforme e il contesto imprenditoriale rimane sfavorevole a causa degli elevati costi energetici e della burocrazia, più diventa difficile per le imprese rimanere redditizie e competitive. In questo scenario, non sorprende che la fiducia delle aziende sia inferiore alla media degli ultimi dieci anni. Nelle economie di medie dimensioni dell’Eurozona, come i Paesi Bassi e la Spagna, il settore manifatturiero è invece in crescita. Allo stesso tempo, nelle tre maggiori economie, Germania, Francia e Italia, la recessione iniziata nel 2022-2023, anche se non del tutto conclusa, si sta attenuando. Le prospettive del settore manifatturiero tedesco per i prossimi dodici mesi sono in aumento. Questo dato è supportato da un recente rapporto dei principali istituti economici che prevede in questo settore una crescita dell’1.6%. Le aziende manifatturiere francesi, invece, devono affrontare prospettive più modeste, in gran parte a causa della fragilità del loro governo, che presto potrebbe avere problemi nel bilancio 2026.”

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