I CEO puntano su AI e Capitale Umano per affrontare la complessità

  • La fiducia nell’economia globale scende al 68%, il livello più basso dal 2021.
  • L’AI rimane una priorità: circa il 70% dei CEO prevede investimenti fino al 20% del proprio budget.
  • Quasi la totalità dei leader prevede di aumentare le assunzioni puntando su talenti in ambito AI.
  • Cresce la fiducia nel raggiungimento degli obiettivi net-zero entro il 2030.

La fiducia dei CEO nell’economia globale è al livello più basso dal 2021. Nonostante ciò, i leader delle più grandi aziende al mondo dichiarano di voler continuare a investire in talento, intelligenza artificiale, fusioni e acquisizioni (M&A) e riorganizzazione aziendale. Sono le principali evidenze della ‘KPMG CEO Outlook 2025’, la ricerca che esplora e analizza le opinioni dei CEO globali sui temi più rilevanti per il business delle aziende.

I risultati, raccolti intervistando circa 1.300 leader di aziende globali con un fatturato annuo superiore a 500 milioni di dollari, mostrano un progressivo cambiamento nei modelli di leadership, dovuto soprattutto alle pressioni geopolitiche e all’incertezza economica, e offrono interessanti spunti sulle opportunità di crescita e di investimento.

L’indagine annuale di KPMG, giunta all’undicesima edizione, rivela una visione cauta del futuro da parte dei CEO, influenzata dalle persistenti tensioni geopolitiche e dall’incertezza economica. Solo il 68% dei CEO si dichiara fiducioso nell’attuale andamento dell’economia mondiale: un dato in calo di 4 punti percentuali rispetto all’anno scorso e che arriva a toccare il livello più basso degli ultimi quattro anni.

La conseguenza è un progressivo cambiamento nell’approccio alla leadership, con molti CEO che stanno rivedendo le proprie strategie di crescita per affrontare un mondo sempre più complesso. La resilienza e gli investimenti mirati in nuovi talenti, in particolare nelle competenze legate all’AI e nelle operazioni strategiche di M&A, sono considerati i mezzi migliori per affrontare e mitigare i rischi strutturali.

Oltre il 90% dei CEO prevede di aumentare il personale, mentre il 40% prefigura un aumento degli utili superiore al 2,5% nei prossimi 12 mesi e l’89% intende intraprendere attività di fusione o acquisizione. I maggiori ostacoli alla crescita restano simili a quelli dell’anno scorso: attacchi informatici e insicurezza digitale (79%), preparazione della forza lavoro all’AI o aggiornamento delle competenze (77%) e integrazione efficace dell’AI nei processi aziendali (75%).

Le principali pressioni che influenzano le decisioni di investimento sono incertezza economica, tensioni geopolitiche e carenza di talenti, mentre le misure più comunemente adottate per affrontare queste sfide includono resilienza digitale e cybersicurezza (39%), conformità normativa e reporting (36%), integrazione dell’AI nei processi operativi (34%).

In uno scenario complesso e volatile come quello attuale, assume un’importanza crescente il tema della leadership. Secondo i risultati della survey, il 59% dei CEO ritiene che le aspettative e la complessità del proprio ruolo siano cambiate significativamente negli ultimi cinque anni. Il 23% indica che le competenze digitali e tecnologiche, in particolare in tema AI, stanno diventando essenziali per la leadership. La maggior parte dei CEO (72%) ha già adattato i propri piani di crescita, ma i leader restano divisi su quali capacità siano necessarie per affrontare un ambiente in rapido cambiamento e imprevedibile. Le priorità principali sono: maggiore agilità e rapidità decisionale (26%), trasparenza nella comunicazione (24%) e capacità di identificare, prioritizzare e gestire i rischi (23%).

“In questa fase servono modelli di leadership pragmatici che siano in grado di adattarsi continuamente al cambiamento. Del resto il “new normal” è questo: uno scenario caratterizzato da shock continui” sottolinea Mario Corti, Senior Partner di KPMG

La ricerca evidenzia anche come i CEO stiano intensificando gli investimenti in AI e innovazione tecnologica. Quasi tre quarti dei leader indicano l’AI come priorità di investimento per il 2026, con circa il 70% che intende destinare tra il 10% e il 20% del proprio budget all’AI nei prossimi 12 mesi. Il 67% prevede un ritorno sull’investimento entro 1-3 anni (in aumento rispetto ai 3-5 anni indicati nel 2024). Tuttavia, l’adozione accelerata dell’intelligenza artificiale sta creando nuove sfide per i consigli di amministrazione, tra cui implicazioni etiche, prontezza dei dati e mancanza di regolamentazione.

“L’intelligenza artificiale è una priorità strategica anche per le aziende italiane. C’è ormai piena consapevolezza su questo punto. Ma bisogna superare una concezione solo rivolta all’efficienza e posizionare l’AI al centro dei processi produttivi, operativi e di marketing strategico. L’AI deve diventare il cuore dell’azienda del futuro” commenta Mario Corti.

Pur persistendo timori che l’AI possa causare perdite di posti di lavoro, il 61% dei CEO afferma di essere attivamente impegnato nell’assunzione di nuovi talenti con competenze in AI e tecnologia.

I leader stanno riorganizzando rapidamente la forza lavoro all’interno delle proprie aziende riqualificando, assumendo e ridefinendo i ruoli per integrare l’AI nei processi. Tuttavia, la limitata disponibilità di talenti con esperienza consolidata sulle tematiche AI sta emergendo come un vincolo critico: tre quarti dei CEO concordano sul fatto che la competizione per i talenti specializzati in AI potrebbe ostacolare le performance future della propria azienda, e la maggior parte riconosce che la preparazione della forza lavoro e l’aggiornamento delle competenze rappresentano sfide significative.

Secondo quanto emerge dalla ‘KPMG CEO Outlook 2025’, il 71% dei CEO si concentra sulla fidelizzazione e riqualificazione dei talenti ad alto potenziale presenti in azienda, mentre il 61% sta attivamente assumendo nuovi talenti con competenze in AI e tecnologia. Infine, il 63% dei CEO è preoccupato per l’impatto dell’AI sulla cultura aziendale.

Rispetto all’attrazione dei talenti Mario Corti, aggiunge. “È fondamentale creare un ambiente di lavoro dove le persone si sentano a loro agio per esprimere liberamente il loro potenziale. È una esigenza particolarmente sentita dalle giovani generazioni. Questo richiede una capacità di ascolto diffusa a tutti i livelli organizzativi e la voglia di sperimentare anche nuovi modelli organizzativi che consentano forme di work life balance.”

L’AI entra in gioco anche per migliorare l’efficacia delle azioni in ambito ESG nei seguenti modi: miglioramento della qualità dei dati e del reporting legati alla sostenibilità, identificazione di opportunità per l’efficienza delle risorse, riduzione delle emissioni e miglioramento dell’efficienza energetica.

I risultati dell’analisi indicano che la maggioranza dei CEO oggi si dichiara fiduciosa nel raggiungimento degli obiettivi net-zero entro il 2030, un dato in aumento di 10 punti percentuali rispetto al 51% registrato nel 2024. Mentre i principali ostacoli al raggiungimento degli obiettivi sono il costo della decarbonizzazione (25%) e la mancanza di competenze e conoscenze per implementare soluzioni efficaci (21%).

La fiducia dei CEO italiani nell’economia globale supera la media e si attesta al 72%. Il livello di fiducia è invece lievemente più basso rispetto al valore medio se si guarda alle prospettive di crescita del proprio paese (78% vs 81% globale) e della propria azienda (76% vs 79% globale).

Le principali sfide che influenzano le decisioni di breve termine sono la resilienza delle supply chain, l’integrazione dell’AI con la forza lavoro, gli eventi climatici estremi e gli impatti sul pianeta e la cybersecurity. L’incertezza economica globale è indicata dal 12% dei CEO italiani, un valore nettamente inferiore rispetto alla media globale (22%). Per mitigare i rischi, i CEO italiani hanno concentrato gli investimenti principalmente nell’integrazione dell’AI nelle operations (38%), nella resilienza della supply chain e nella business continuity (34%) e nella cybersecurity (28%). Nonostante l’incertezza economica, l’intelligenza artificiale rimane un investimento prioritario per il 64% dei CEO italiani.

Tra i principali benefici dell’adozione dell’AI, i CEO italiani indicano il miglioramento delle capacità decisionali e di analisi dei dati (26%), l’aumento dell’efficienza e della produttività, attraverso l’automatizzazione delle attività routinarie (20%) e la maggiore diversità di competenze e capacità (14%). Per quanto concerne le tematiche ESG, i leader delle aziende italiane sono molto fiduciosi riguardo alla capacità di raggiungere gli obiettivi net-zero entro il 2030 (74% rispetto a una media globale del 61%).

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