Unimpresa: con la manovra, impatto da 8 miliardi per imprese tra fisco, ZES, Sabatini, turismo e export

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Ammontano a oltre 5,2 miliardi di euro le risorse destinate alle imprese nella bozza della legge di bilancio per il 2026. A questi si aggiungono gli effetti fiscali stimati del super-ammortamento, che comporteranno minori entrate per 2-3 miliardi distribuiti su più esercizi. L’impatto totale sul sistema produttivo supera quindi 7-8 miliardi di euro, con un moltiplicatore economico che potrebbe avvicinarsi a 20 miliardi di investimenti complessivi attivati. Il pacchetto di interventi comprende misure strutturali a sostegno di investimenti, innovazione e competitività, con particolare attenzione al Mezzogiorno, alle piccole e medie imprese e all’internazionalizzazione del made in Italy.

La quota più consistente – 4,05 miliardi nel triennio 2026-2028 – finanzia i crediti d’imposta per gli investimenti nelle Zone Economiche Speciali e nelle Zone Logistiche Semplificate, prorogati fino al 2028 e rafforzati con una linea aggiuntiva da 100 milioni l’anno per progetti tecnologici e ambientali. Seguono i fondi destinati alla “Nuova Sabatini”, con 650 milioni complessivi tra 2026 e 2027, per sostenere gli acquisti di beni strumentali da parte delle pmi. Per il turismo sono previsti 50 milioni di euro l’anno nel triennio 2026-2028, mentre i Contratti di sviluppo ricevono nuove risorse pari a 250 milioni nel 2027, 50 nel 2028 e 250 nel 2029. Il capitolo internazionalizzazione mobilita ulteriori 435 milioni: 100 milioni nel 2026 per la sezione export Simest e Ice, 300 milioni nel triennio per il Fondo per la promozione degli scambi e 35 milioni annui al Maeci per la promozione economica e culturale del made in Italy.

È quanto spiega il Centro studi di Unimpresa, secondo cui nel complesso, la manovra 2026 punta a generare un volume complessivo di investimenti privati stimato oltre i 10 miliardi di euro.

«Obiettivo dichiarato del governo è stimolare la crescita senza aumentare la spesa corrente, premiando chi innova, produce e investe in sostenibilità e occupazione. Il pacchetto da oltre 5 miliardi destinato alle imprese è un segnale importante di continuità e di fiducia verso il sistema produttivo italiano, ma resta l’esigenza di renderlo pienamente efficace, evitando che la complessità burocratica e i ritardi nei decreti attuativi ne riducano l’impatto reale. Il vero obiettivo deve essere far arrivare le risorse a chi investe davvero, non solo a chi ha la forza amministrativa per accedervi. La scelta del Governo di concentrare gli interventi su investimenti, digitalizzazione, Mezzogiorno ed export va nella giusta direzione: è un modo per sostenere la crescita senza aumentare il debito e per restituire centralità al lavoro produttivo. Tuttavia, aggiunge, serve una visione più ampia che unisca incentivi fiscali e semplificazione normativa. Le imprese non chiedono nuovi bonus, ma regole stabili, tempi certi e procedure più snelle. La combinazione tra super-ammortamenti, crediti Zes e rifinanziamento della Sabatini possa generare un effetto moltiplicativo fino a 20 miliardi di nuovi investimenti nel triennio, con un impatto potenziale sul PIL di circa mezzo punto percentuale». Tuttavia, avverte, «le risorse pubbliche restano comunque limitate rispetto al fabbisogno reale delle piccole e medie imprese: l’Italia ha bisogno di un piano industriale di lungo periodo, che colleghi le politiche fiscali, creditizie ed energetiche in un’unica strategia di crescita» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, la legge di bilancio 2026, nella bozza disponibile, destina risorse certe e quantificate a un insieme di misure economiche che mirano a sostenere la crescita e gli investimenti delle imprese italiane. Il cuore dell’intervento è rappresentato dal credito d’imposta per gli investimenti nelle aree ZES e ZLS, con 2,3 miliardi di euro previsti per il 2026, un miliardo per il 2027 e 750 milioni per il 2028. Si tratta di uno strumento già sperimentato con successo negli anni precedenti, che consente alle imprese del Mezzogiorno di recuperare una parte significativa del costo sostenuto per nuovi impianti e macchinari, incentivando la localizzazione produttiva nelle regioni del Sud e favorendo il riequilibrio territoriale. Accanto a questo, la manovra introduce una linea aggiuntiva di credito d’imposta da 100 milioni l’anno per il triennio 2026-2028, destinata a progetti di filiera con maggiore contenuto tecnologico o ambientale.

Un’altra misura centrale è il rifinanziamento della “Nuova Sabatini”, che riceve 200 milioni nel 2026 e 450 milioni nel 2027. Lo strumento, ormai consolidato, consente alle piccole e medie imprese di accedere a finanziamenti agevolati per l’acquisto di beni strumentali, contribuendo a ridurre il costo del credito e a sostenere la domanda di tecnologie e macchinari. A supporto del settore turistico, la legge istituisce un fondo con una dotazione di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2026, 2027 e 2028, finalizzato a progetti di innovazione, digitalizzazione e destagionalizzazione, mentre un ulteriore pacchetto di risorse è destinato ai contratti di sviluppo, con 250 milioni nel 2027, 50 milioni nel 2028 e altri 250 milioni nel 2029, per sostenere investimenti di dimensione medio-grande e favorire partenariati pubblico-privati.

In tema di internazionalizzazione, la manovra assegna 100 milioni di euro aggiuntivi nel 2026 agli strumenti Simest e ICE dedicati alla promozione dell’export e prevede un incremento di 100 milioni annui per il Fondo per la promozione degli scambi e dell’internazionalizzazione nel triennio 2026-2028, pari a 300 milioni complessivi. Parallelamente, il Ministero degli Affari Esteri potrà contare su un fondo stabile di 35 milioni di euro all’anno, a partire dal 2026, per iniziative di promozione economica, culturale e scientifica del made in Italy nel mondo, rafforzando l’immagine e la presenza delle imprese italiane sui mercati esteri. Nel complesso, il quadro sintetico delle misure con valore di legge certa mobilita oltre 5,2 miliardi di euro nel triennio 2026-2028. Si tratta di risorse già stanziate, con destinazioni chiare e meccanismi attuativi in gran parte consolidati. A queste somme vanno aggiunti gli effetti indiretti derivanti dalle agevolazioni fiscali sugli ammortamenti e dai nuovi strumenti per l’agricoltura e l’energia, che potranno spingere il volume complessivo degli investimenti attivati ben oltre la soglia dei dieci miliardi. La manovra, pur restando prudente nei saldi, conferma una direzione precisa: sostenere la crescita attraverso incentivi mirati, premiando l’innovazione, la sostenibilità e la capacità delle imprese di competere, esportare e creare occupazione stabile sul territorio.

Le misure per le imprese nella Legge di bilancio 2026: incentivi, risorse e impatti

La Legge di bilancio per il 2026 si presenta come una manovra improntata alla crescita produttiva e alla competitività del sistema delle imprese, pur entro un quadro di conti pubblici vincolato dalle regole europee. Il governo ha scelto una strategia selettiva, concentrando gli interventi su quattro direttrici principali: investimenti, transizione verde e digitale, riequilibrio territoriale, sostegno all’internazionalizzazione. Complessivamente, tra risorse dirette e minori entrate fiscali, l’impatto stimato supera i 5 miliardi di euro nel triennio 2026-2028, senza contare gli effetti fiscali differiti del super-ammortamento.

Super-ammortamento per investimenti produttivi

Il perno della manovra è la nuova versione del super-ammortamento per beni strumentali, che ricalca e potenzia le misure di “Industria 4.0” e “Transizione 4.0”. Gli investimenti realizzati nel 2026, e fino al 30 giugno 2027 se ordinati con acconto del 20%, godranno di una maggiorazione delle quote di ammortamento: +180% fino a 2,5 milioni, +100% fra 2,5 e 10 milioni, +50% fra 10 e 20 milioni. Le imprese che abbinano l’investimento a obiettivi ambientali misurabili – riduzione del 3% dei consumi complessivi o del 5% dei processi produttivi – otterranno una maggiorazione “green” fino al +220% sui primi scaglioni. Sul piano economico, l’effetto è significativo: un’azienda che investe 1 milione di euro in un nuovo macchinario potrà dedurre ai fini IRES un importo pari a 2,8 milioni, con un risparmio fiscale cumulato di circa 430.000 euro. Se l’investimento è “green”, il beneficio sale a oltre 520.000 euro. La misura non comporta spesa diretta per lo Stato, ma riduce le entrate tributarie in modo diluito lungo la vita utile dei beni, sostenendo gli investimenti senza alterare il saldo di cassa nel 2026.

Credito d’imposta ZES e ZLS: spinta al Mezzogiorno

Il secondo pilastro della manovra riguarda la proroga e il potenziamento dei crediti d’imposta per gli investimenti nelle ZES e nelle Zone Logistiche Semplificate, estesi fino al 2028. Sono previsti 2,3 miliardi per il 20261 miliardo per il 2027 e 750 milioni per il 2028, con ulteriori 100 milioni all’anno per una linea dedicata. In totale, 4,05 miliardi di risorse pubblichedistribuite sul triennio. L’agevolazione copre una quota rilevante del costo degli investimenti effettuati nelle regioni del Mezzogiorno, con un credito d’imposta fino al 45%, proporzionato alla dimensione dell’impresa e al territorio. Nel caso di una piccola azienda che investe 500.000 euro in un nuovo impianto, il beneficio può superare i 200.000 euro, a compensazione dell’IRES o di altri tributi. L’impatto territoriale è forte: nelle regioni più dinamiche – Campania, Puglia, Sicilia, Calabria – il credito può determinare un incremento degli investimenti produttivi di oltre il 6% annuo, con effetto moltiplicativo sull’occupazione locale.

Credito d’imposta per agricoltura e pesca

Un’attenzione specifica è rivolta alle imprese agricole, ittiche e dell’acquacoltura, che beneficeranno di un credito d’imposta pari al 40% per l’acquisto di macchinari, impianti e software tecnologicamente avanzati. La misura, limitata al 2026 (con coda al 30 giugno 2027), mira a favorire la digitalizzazione della filiera e la tracciabilità delle produzioni. Il plafond complessivo sarà definito da un decreto ministeriale, ma il beneficio per singola impresa può arrivare a 200.000 euro su un investimento di 500.000, con la possibilità di rimborso delle spese di certificazione fino a 5.000 euro. L’intervento ha anche una valenza ambientale, incentivando processi di efficientamento e sostenibilità in un comparto ancora caratterizzato da bassa produttività del capitale.

“Nuova Sabatini”: più fondi per gli investimenti delle PMI

La manovra rifinanzia la “Nuova Sabatini”, il meccanismo agevolativo più utilizzato dalle piccole e medie imprese per l’acquisto di beni produttivi tramite finanziamenti bancari. Le risorse aggiuntive ammontano a 200 milioni di euro nel 2026 e 450 milioni nel 2027, per un totale di 650 milioni. L’intervento consente di mobilitare – con un effetto leva medio di 1:7 – oltre 4,5 miliardi di nuovi investimenti privati in due anni. Il contributo, calcolato in funzione degli interessi sui finanziamenti, continuerà a coprire fino a 3,575% per gli investimenti ordinari e fino al 10% per quelli 4.0 o green, a seconda delle future determinazioni ministeriali.

Turismo e contratti di sviluppo

Il comparto turistico riceve un sostegno mirato: istituito un fondo a contributo diretto di 50 milioni di euro all’anno per il triennio 2026-2028, destinato a progetti di filiera orientati a digitalizzazione, innovazione e destagionalizzazione dell’offerta. A ciò si aggiunge il rifinanziamento dei Contratti di sviluppo – 250 milioni nel 2027, 50 milioni nel 2028 e altri 250 milioni nel 2029 – che potranno essere utilizzati anche per iniziative turistiche e culturali integrate. Si tratta di risorse che potranno generare investimenti complessivi per oltre 1 miliardo di euro, considerando la quota di cofinanziamento privato. L’obiettivo è favorire progetti aggregati e sostenibili, riducendo il dualismo tra grandi operatori e piccole strutture locali.

Internazionalizzazione e promozione del made in Italy

Sul fronte estero, la legge stanzia nuove risorse per il sostegno all’export e alla presenza delle imprese italiane sui mercati internazionali. Vengono assegnati 100 milioni di euro nel 2026 alla sezione dedicata al finanziamento delle attività di internazionalizzazione (strumenti Simest e ICE) e 300 milioni complessivi al Fondo per la promozione degli scambi e dell’internazionalizzazione nel triennio 2026-2028. Parallelamente, il Ministero degli Esteri gestirà un fondo stabile di 35 milioni l’anno per la promozione economica, sportiva e culturale del made in Italy nel mondo. In totale, si tratta di 435 milioni di euroaggiuntivi che potranno sostenere programmi di export, fiere, formazione e branding territoriale. Le imprese beneficiarie dirette e indirette sono stimate in circa 40.000, soprattutto PMI dei settori manifatturiero e agroalimentare.

Riduzione del costo dell’energia dal 2028

Infine, dal 1° gennaio 2028 è prevista la soppressione dell’addizionale regionale sull’accisa del gas naturale per usi industriali e artigianali. Il beneficio, seppure differito, alleggerirà il costo energetico delle imprese ad alta intensità di gas, in particolare nel comparto ceramico, chimico, metallurgico e alimentare. L’effetto medio è stimato in –0,003 €/kWh, pari a un risparmio di 30.000-50.000 euro annui per una media impresa con consumi superiori a 10 milioni di kWh. La misura si inserisce nel percorso di riallineamento dei prezzi energetici italiani alla media europea.

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