Analisi del Centro studi dell’associazione. Lo scatto dell’economia italiana nel 2025: da gennaio a settembre gli incassi sono aumentati di 63 miliardi. Lombardia e Lazio trainano, Sud sopra la media. Cresce tutto il Paese, solo la Toscana in controtendenza. Il boom di energia e gas, in aumento del 15%. Costruzioni e agricoltura in forte recupero. La manifattura torna positiva, immobiliare in calo.
Il 2025 sta segnando un netto cambio di passo per l’economia italiana, anche grazie a un contesto di politica economica che, pur tra molte cautele, risulta meno restrittivo rispetto al biennio precedente.
Nei primi nove mesi dell’anno, il fatturato di imprese e professionisti registra un aumento complessivo di 63,5 miliardi di euro, pari a una crescita del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Il totale degli incassi sale così da 2.402,7 miliardi a 2.466,2 miliardi di euro, interrompendo la fase di rallentamento osservata lo scorso anno (-32 miliardi da gennaio a settembre 2024) e restituendo un quadro di ripresa più diffusa e strutturata, sostenuta dal progressivo rientro dell’inflazione, da un quadro monetario meno penalizzante e dal dispiegarsi degli effetti delle politiche di sostegno agli investimenti.
La crescita riguarda la maggior parte dei comparti economici, a conferma del fatto che gli strumenti di politica industriale, gli incentivi agli investimenti e la maggiore stabilità delle aspettative stanno producendo effetti concreti sul tessuto produttivo.
In valore assoluto, il contributo più significativo arriva dal settore dell’energia, con la fornitura di elettricità e gas che aumenta di oltre 26 miliardi di euro, segnando un progresso superiore al 15%. Una dinamica che è figlia sia del riequilibrio dei prezzi dopo le tensioni energetiche degli anni precedenti sia di un aumento dei volumi legato alla ripresa dell’attività economica e industriale, favorita da una politica economica basata su incentivi fiscali e sostegni alle imprese.
Sono i dati principali del termometro dell’economia realizzato dal Centro studi di Unimpresa sulla base della fatturazione elettronica nei primi nove mesi del 2025, tornano a crescere anche le costruzioni, che superano la soglia dei 200 miliardi di euro con un incremento prossimo al 6%, beneficiando della tenuta degli investimenti infrastrutturali, delle misure di supporto al settore e di un graduale miglioramento delle condizioni di accesso al credito.
L’agricoltura registra un aumento vicino al 7%, attestandosi oltre i 63 miliardi, sostenuta dalla valorizzazione delle filiere agroalimentari, dalle politiche di tutela del made in Italy e dalla buona performance dell’export.
Il manifatturiero, dopo le difficoltà del 2024 legate alla debolezza della domanda estera e al rallentamento dell’industria europea, rientra in territorio positivo con una crescita seppur contenuta, pari a poco più dello 0,3%. Un segnale che indica una fase di stabilizzazione, favorita dal graduale recupero della domanda interna e dalle politiche di sostegno alla competitività delle imprese.
Il commercio, primo comparto per volume di fatturato, cresce di quasi l’1%, raggiungendo 656 miliardi di euro, sostenuto dalla maggiore tenuta dei consumi e da un parziale recupero del potere d’acquisto delle famiglie.
I servizi continuano a rappresentare un pilastro della crescita. Le attività finanziarie e assicurative crescono di oltre il 6%, anche per effetto dell’elevata operatività legata alla gestione del risparmio e del credito; la sanità aumenta di quasi il 6%, riflettendo l’incremento strutturale della spesa sanitaria; mentre il comparto turistico beneficia della normalizzazione dei flussi e della competitività dell’offerta italiana. Restano invece in flessione l’immobiliare, che registra una contrazione superiore al 17%, penalizzato dall’eredità di tassi ancora elevati e dal rallentamento delle compravendite, e pochi comparti residuali.
«I dati sulla fatturazione elettronica dei primi nove mesi del 2025 restituiscono un’immagine incoraggiante dell’economia italiana, frutto della capacità delle imprese e dei professionisti di operare con resilienza e delle misure introdotte dal governo guidato da Giorgia Meloni. Così, dopo un periodo complesso, il sistema produttivo dimostra di saper reagire, con una crescita diffusa che attraversa settori e territori. È un segnale di vitalità che va riconosciuto e consolidato. Colpisce in particolare la performance del Mezzogiorno, che mostra tassi di crescita superiori alla media nazionale. Campania, Sicilia, Sardegna, Calabria e Basilicata dimostrano che, quando le condizioni di contesto migliorano, il Sud è in grado di esprimere dinamismo economico, attrarre investimenti e rafforzare il proprio tessuto imprenditoriale. È una conferma del fatto che il riequilibrio territoriale non è solo una necessità sociale, ma una leva strategica per la crescita complessiva del Paese. Questa ripresa non va data per scontata. Il quadro resta fragile e richiede politiche coerenti e di medio periodo. Per questo chiediamo al governo di insistere con determinazione sul sostegno al made in Italy, rafforzando gli strumenti a favore delle piccole e medie imprese, che rappresentano l’ossatura dell’economia nazionale. Incentivi agli investimenti, accesso al credito, politiche industriali mirate e semplificazione amministrativa restano condizioni essenziali. I numeri dimostrano che quando le imprese vengono messe nelle condizioni di operare, rispondono. Ora serve continuità: trasformare questi segnali positivi in crescita strutturale, difendere le filiere produttive italiane e accompagnare le Pmi sui mercati interni ed esteri. È su questo terreno che si misura la credibilità delle politiche economiche» commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
IL BOOM DI ENERGIA E GAS (+15%)
Secondo l’analisi del Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati del Dipartimento delle Finanze relativi alla fatturazione elettronica nei primi nove mesi del 2024, per quanto riguarda i singoli settori economici, l’agricoltura cresce da 59,6 a 63,6 miliardi di euro, con un aumento pari a circa il 6,7%. Il commercio all’ingrosso e al dettaglio sale da 650,8 a 656,4 miliardi, segnando una crescita inferiore all’1%, ma confermandosi il primo settore per fatturato.
L’estrazione mineraria registra una lieve flessione di poco superiore all’1%, scendendo da 4,22 a 4,17 miliardi. Il manifatturiero passa da 566,2 a 568,1 miliardi, con una crescita contenuta, pari a circa lo 0,3%.
La fornitura di energia elettrica e gas cresce in modo marcato, da 167,4 a 193,6 miliardi, con un incremento superiore al 15%.
La fornitura di acqua aumenta da 35,6 a 37,5 miliardi, segnando una crescita di oltre il 5%.
Le costruzioni salgono da 189,4 a 200,6 miliardi, con un aumento prossimo al 6%. Il trasporto e magazzinaggio cresce da 125,6 a 130,2 miliardi, con un incremento di circa il 3,6%.
Il comparto dell’informazione e comunicazione passa da 83,3 a 86,4 miliardi, registrando una crescita vicina al 4%.
Le attività finanziarie e assicurative aumentano da 56,1 a 59,5 miliardi, con una crescita superiore al 6%, mentre le attività professionali, scientifiche e tecniche crescono in misura più moderata (+0,7%), passando da 124,5 a 125,4 miliardi.
Nel turismo, i servizi di alloggio e ristorazione crescono da 19,5 a 20,2 miliardi, con un aumento superiore al 3%, mentre il noleggio e le agenzie di viaggio salgono da 98,2 a 102,6 miliardi, segnando una crescita di circa il 4,5%.
Il comparto di arte, sport e intrattenimento aumenta da 9,6 a 10,3 miliardi, con una crescita di oltre il 6%.
I servizi complessivi passano da 24,9 a 25,2 miliardi, con un incremento poco superiore all’1%.
I lavori domestici crescono di oltre il 5%, gli enti pubblici aumentano di quasi il 5%, l’istruzione registra una crescita superiore al 7%, mentre la sanità passa da 39,2 a 41,5 miliardi, con un incremento prossimo al 6%.
Le organizzazioni internazionali registrano una flessione superiore al 12%, mentre la categoria “Altro” cala di circa l’1,5%, scendendo a 91,7 miliardi di euro.
L’andamento dei singoli settori conferma una ripresa selettiva, fortemente influenzata dalle scelte di politica economica e industriale. La forte crescita della fornitura di energia elettrica e gas, che passa da 167,4 a 193,6 miliardi di euro (+15%), segnala il superamento della fase emergenziale e una maggiore stabilità dei mercati energetici, elemento cruciale per la competitività dell’intero sistema produttivo.
Le costruzioni, salite da 189,4 a 200,6 miliardi, beneficiano della continuità degli investimenti pubblici e privati e dell’effetto moltiplicatore delle politiche infrastrutturali. L’agricoltura, cresciuta da 59,6 a 63,6 miliardi, riflette l’efficacia delle politiche di valorizzazione delle produzioni nazionali e della tutela delle filiere strategiche.
Nel manifatturiero, l’aumento da 566,2 a 568,1 miliardi rappresenta un segnale di stabilizzazione dopo un 2024 difficile, mentre il commercio, salito a 656,4 miliardi, beneficia di un contesto macroeconomico più favorevole ai consumi.
La crescita delle attività finanziarie e assicurative (da 56,1 a 59,5 miliardi) è legata all’evoluzione del mercato del credito e alla gestione del risparmio, mentre l’aumento della sanità (da 39,2 a 41,5 miliardi) riflette una tendenza strutturale della spesa.
Il calo dell’immobiliare, sceso a 33,2 miliardi, evidenzia invece come gli effetti della politica monetaria restrittiva continuino a manifestarsi nei settori più sensibili al costo del credito, sottolineando la necessità di interventi mirati per rilanciare il comparto.
LA SPINTA DEL SUD, SOLO LA TOSCANA ARRETRA
I dati sulla fatturazione elettronica dei primi nove mesi del 2025, rielaborati dal Centro studi di Unimpresa, forniscono, inoltre, un quadro dettagliato dell’andamento economico territoriale in Italia.
L’Abruzzo cresce di circa l’1,8%, passando da 28,7 a 29,2 miliardi.
La Basilicata aumenta di quasi il 3,7%, salendo a 9,4 miliardi, mentre la Calabria cresce di oltre il 4,5%, raggiungendo 18,1 miliardi.
La Campania registra un incremento di circa il 3,4%, portandosi a 113,1 miliardi.
L’Emilia-Romagna cresce di quasi il 2,7%, salendo a 206,3 miliardi, il Friuli-Venezia Giulia di circa il 3,9%, fino a 34,1 miliardi, e il Lazio di circa il 3,5%, arrivando a 397,3 miliardi.
La Liguria registra una crescita superiore al 4%, raggiungendo 40,8 miliardi, mentre la Lombardia cresce di oltre il 3,5%, superando 751,6 miliardi.
Le Marche aumentano di circa l’1,4%, il Molise di quasi il 4,8%, il Piemonte di poco più dell’1% e la Puglia di circa l’1%.
La Sardegna cresce di oltre il 5%, raggiungendo 22,4 miliardi, e la Sicilia registra un incremento superiore al 5%, arrivando a 68,2 miliardi. In controtendenza la Toscana, che registra una flessione di poco superiore al 5%, scendendo a 111,4 miliardi.
Crescono invece il Trentino-Alto Adige (+5,8%, a 63,3 miliardi), l’Umbria (+3,2%, a 28,8 miliardi), la Valle d’Aosta (+0,6%, a 4,8 miliardi) e il Veneto(+3,1%, a 211 miliardi). La voce “Altro” registra una riduzione di circa l’1,8%, scendendo a 92,8 miliardi di euro.
Più nel dettaglio, la crescita diffusa segnala un miglior funzionamento delle politiche di riequilibrio e coesione. La Lombardia, con un aumento a 751,6 miliardi (+3,5%), continua a trainare il Paese, mentre il Lazio, cresciuto a 397,3 miliardi, recupera ampiamente le perdite del 2024, anche grazie al peso dei servizi avanzati e della pubblica amministrazione.
Particolarmente significativa è la performance del Mezzogiorno, dove Campania, Sicilia, Sardegna e Calabria registrano incrementi tra il 3% e il 5%. Un risultato che indica come gli investimenti, le politiche di sostegno alle imprese e le misure per la valorizzazione delle economie locali stiano producendo effetti concreti, rafforzando il contributo del Sud alla crescita nazionale.
Il Nord-Est mostra una dinamica solida, con Trentino-Alto Adige, Veneto ed Emilia-Romagna in crescita, segno di una buona capacità di adattamento dei sistemi produttivi regionali. In controtendenza resta la Toscana, che registra una flessione di poco superiore al 5%, evidenziando criticità settoriali e territoriali che richiedono, evidentemente, interventi mirati.
NEL 2025 LO SCATTO DI IMPRESE E PARTITE IVA: IL CAMBIO DI CICLO DELL’ECONOMIA
Il confronto tra l’andamento della fatturazione elettronica nel 2024 e quello registrato nei primi nove mesi del 2025 evidenzia un vero e proprio cambio di ciclo dell’economia italiana. Nel 2024, il totale degli incassi di imprese e professionisti si era fermato a 2.398 miliardi di euro, in calo di 32 miliardi rispetto al 2023, con una flessione complessiva dell’1,3%.
Una dinamica negativa che aveva colpito in modo selettivo ma profondo diversi comparti strategici: il manifatturiero aveva perso oltre 19 miliardi (-3,2%), le costruzioni avevano registrato un calo di circa 7,6 miliardi (-3,8%), il comparto immobiliare era sceso di quasi 3%, mentre la fornitura di energia elettrica e gas aveva subito una contrazione particolarmente marcata, superiore al 16%, riflesso del calo dei prezzi e dei volumi. ù
Sul piano territoriale, il 2024 aveva visto forti squilibri: il Lazio aveva perso oltre 12 miliardi (-3,2%), la Liguria aveva registrato il crollo percentuale più ampio (-18,5%), mentre anche regioni trainanti come Lombardia (-0,8%), Piemonte (-2,9%) ed Emilia-Romagna (-1,4%) erano rimaste in territorio negativo.
Nel 2025 il quadro si ribalta in maniera significativa. Il totale della fatturazione elettronica sale a 2.466 miliardi di euro, con un incremento di 63,5 miliardi rispetto al 2024 e una crescita del 2,6%, non solo recuperando interamente la perdita dell’anno precedente, ma raddoppiandola in valore assoluto. I settori che nel 2024 avevano rappresentato i principali fattori di debolezza diventano nel 2025 i principali motori della ripresa: la fornitura di energia elettrica e gas passa da 167 miliardi a 193,6 miliardi, con un balzo di 26,2 miliardi e una crescita del 15,7%; le costruzioni risalgono da 189,4 a 200,6 miliardi, con un aumento di oltre 11 miliardi (+5,9%); il manifatturiero torna in territorio positivo, crescendo di 1,8 miliardi (+0,3%) dopo il forte arretramento dell’anno precedente. Anche il commercio, che nel 2024 aveva mostrato segnali di debolezza, nel 2025 cresce di oltre 5,6 miliardi, avvicinandosi a 656 miliardi di euro.
Sul fronte territoriale, il confronto è altrettanto netto. Regioni che nel 2024 avevano registrato flessioni rilevanti tornano a crescere con decisione: il Lazio recupera oltre 13 miliardi, segnando un +3,5%, la Liguria passa da una caduta a doppia cifra a una crescita superiore al 4%, mentre la Lombardia torna a crescere di oltre 25 miliardi (+3,5%), rafforzando il suo ruolo di motore economico nazionale. Il Mezzogiorno, che nel 2024 aveva già mostrato segnali di maggiore tenuta rispetto al Centro-Nord, nel 2025 accelera ulteriormente: Campania, Sicilia, Sardegna e Calabria registrano incrementi compresi tra il 3% e oltre il 5%, contribuendo in modo significativo alla crescita complessiva del Paese.
Nel complesso, il raffronto tra 2024 e 2025 descrive il passaggio da una fase di contrazione diffusa e selettiva, concentrata nei settori industriali e in alcune regioni chiave, a una fase di ripresa più ampia e strutturata, in cui il recupero dei volumi, il ritorno degli investimenti e una maggiore omogeneità territoriale consentono all’economia italiana non solo di recuperare terreno, ma di riposizionarsi su un sentiero di crescita più solido.
