A luglio gli occupati crescono di 13 mila unità rispetto al mese precedente e di 218 mila su base annua, confermandosi su livelli record ma con un ritmo meno intenso rispetto agli ultimi mesi. La crescita riguarda esclusivamente gli uomini (+49 mila nel mese, +198 mila nell’anno), mentre la componente femminile registra un calo (-37 mila nel mese, +20 mila nei dodici mesi).
Il tasso di occupazione sale al 62,8%, quello di disoccupazione scende al 6%, ormai vicino alla media europea, mentre il tasso di inattività cresce al 33,2%, restando tra i più alti in Europa. A luglio i disoccupati diminuiscono di 74 mila unità, ma gli inattivi aumentano di 30 mila; su base annua il calo di questi ultimi continua (-81 mila), seppur in misura ridotta.
Sul fronte delle tipologie contrattuali aumentano i permanenti (+10 mila) e i lavoratori a termine (+17 mila), mentre calano gli autonomi (-14 mila). Nei dodici mesi si conferma la trasformazione strutturale: +355 mila permanenti e -188 mila a termine, con un ruolo centrale dei cambiamenti demografici e degli effetti della riforma Fornero.
Guardando alle fasce d’età, cresce l’occupazione tra gli under 25 (+18 mila), probabilmente come effetto del lavoro stagionale, migliora il tasso di occupazione tra i 35-49enni (+0,2 punti), resta invece stabile tra gli over 50, con lieve aumento dell’inattività. Depurando i dati dalla componente demografica, emerge un calo dell’occupazione under 35 e un incremento del 2,3% tra gli over 50.
“Questi numeri confermano un mercato del lavoro in crescita ma con contraddizioni evidenti: da un lato il tasso di occupazione raggiunge livelli record, dall’altro aumentano gli inattivi e diminuisce l’occupazione femminile. È un paradosso che riflette le fragilità strutturali del Paese, dove la crescita si regge soprattutto sugli uomini e sulle fasce di età più mature”, sottolinea Francesco Seghezzi, Presidente ADAPT.
In sintesi, luglio conferma un mercato del lavoro ancora forte ma in fase di assestamento: i segnali positivi si accompagnano a criticità, in particolare la riduzione dell’occupazione femminile e la crescita degli inattivi.