Agevolazioni e Bandi – Internazionalizzazione, Cooperazione tra i territori, Micro-imprese e Imprese Sociali: da settembre nuove misure


[dropcap]A[/dropcap]d Antonio Chieffo, amministratore delegato di AC FINANCE Centro Studi Finanziari, abbiamo chiesto cosa “bolle in pentola” di interessante sui fondi europei.
«Diverse misure di Finanza Agevolata sono previste in uscita al rientro delle periodo di ferie. Nello specifico, tre importanti strumenti: Voucher a fondo perduto per l’internazionalizzazione, Programma EaSI per le micro-imprese e il Programma INTERREG MED 2014-2020».
L’internazionalizzazione è un aspetto sensibile per le pmi. Ci può spiegare meglio?
«Il programma per incentivare i processi di Internazionalizzazione delle imprese Italiane, prevede uno stanziamento di 19 milioni di euro per favorire lo sviluppo sui mercati esteri delle pmi e delle reti di impresa. Nello specifico verrà messo a disposizione dei potenziali beneficiari, un voucher a fondo perduto del valore di 10.000 euro, a fronte di un co-finanziamento da parte dell’impresa di 3.000 euro, per coprire le spese di un Temporary Export Manager inserito in azienda per un periodo di almeno sei mesi. La misura, sviluppata dal MISE, è aperta alle MPMI anche in forma di società cooperativa e reti di imprese».
Ci parli del programma Interreg MED 2014-2020.
«Al fine di incentivare la cooperazione tra i territori dell’area regionale del Mediterraneo, sono stati stanziati 275 milioni di euro per il programma Interreg MED 2014 – 2020. Il programma, il cui obiettivo è stimolare la zona mediterranea per aumentarne la competitività a livello globale, coinvolge diversi Stati Membri dell’Unione, 3 stati aspiranti membri, 19 Regioni Italiane, 3 Regioni del Portogallo e una serie di altre zone strategiche del bacino del Mediterraneo. Il bando sarà rivolto ad autorità Pubbliche, Agenzie di Settore, PMI Centri di Ricerca, Università, ONG e Organizzazioni Internazionali».
A quanto ammontano i fondi a disposizione?
«24 milioni per l’esattezza, e saranno veicolati attraverso il FESR (Fondo Europe per lo Sviluppo Regionale)».
Quindi non sono esclusivamente le grandi imprese ad avere accesso ai fondi europei?
«Al contrario di quanto si pensa, spesso per disinformazione, i fondi sono a supporto delle pmi».
In che modo?
«Le faccio un esempio tangibile. Sono stati stanziati oltre 500 milioni di euro dal FEI (Fondo Europeo per gli Investimenti), per gestire la garanzia EaSI a favore di micro-imprese e imprese sociali. La garanzia servirà a stimolare fondi per la creazione o il miglioramento di micro-imprese o progetti dal forte impatto sociale. L’iniziativa fa parte del Programma Europeo per l’occupazione e l’innovazione sociale, con un budget complessivo di 919 milioni di euro di cui 469 mila dedicati a favorire la creazione di posti di lavoro in Europa».
Quanto conta davvero l’esperienza per aggiudicarsi i fondi a disposizione che le aziende non sfruttano?
«Se pensiamo che quando abbiamo un problema legale,ci affidiamo al miglior avvocato,quando abbiamo un problema di salute al miglior medico. È poco intelligente pensare di non affidarsi a un team di esperti quando si devono affrontare dei nuovi investimenti,che potrebbero godere di agevolazioni. I nostri analisti hanno tutti un’esperienza internazionale in organizzazioni governative europee e in banche di investimento. Questo Know how ci rendiamo conto essere indispensabile data la concorrenza agguerrita degli altri paesi europei».
Addirittura agguerrita?
«Ebbene sì! Le aziende polacche, francesi, olandesi per farle solo alcuni esempi arrivano ad assumere ingegneri finanziari esclusivamente per seguire i fondi europei».
Perché secondo lei le nostre aziende non lo fanno?
«Molte lo fanno in verità. Ma tante no. Il problema è culturale. Le aziende vedono nelle agevolazioni un certo tipo di “assistenzialismo” da Cassa del mezzogiorno e quindi qualcosa in cui credere o non credere. E sono addirittura “scettiche” sulla reale disponibilità dei fondi messi a disposizione. Il sistema bancario ha sempre fatto da tappo a tutto ciò che non fosse finanza ordinaria, dunque ha disabituato in passato gli imprenditori a ingegnarsi per reperire forme di credito diverse».
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