Alberto ha avuto un’idea (quinta puntata)

Lavoravano al progetto giorno e notte, e il piano economico era stato approntato nel migliore dei modi, ci avevano speso tempo e neuroni (di quelli giovani). Mancava solo un piccolo, piccolissimo particolare: il denaro per la startup.
Non ce ne voleva molto, bastavano 100.000 euro, soltanto centomila euro e sarebbero tornati a casa.
E centomila euro a volerla dire in numeri sono:
- meno del dieci per cento di quelle generose buone uscite che sono state date ad alcuni manager pubblici a prescindere dai risultati raggiunti e dai disastri procurati;
- meno di quanto “intascano” alcuni dei nostri cari (è il caso di dirlo) politici per addomesticare le commesse per i grandi appalti;
- meno di quanto lo Stato abbia speso per alloggiare tre giorni in Brasile la nostra nazionale di calcio (alla faccia degli imprenditori e degli operai che in Italia si sono suicidati a causa della crisi economica);
- molto meno di quanto guadagnano alcuni, insostituibili (?) burocrati del nostro Parlamento o del Senato (o di alcune assemblee regionali ad essi equiparate).
Quindi, tutto sommato, tenendo conto che centomila euro in Italia non si negano ad alcuno, Alberto e i suoi amici potevano già considerarsi finanziati, ma…
«Sposo l’idea… – disse Bianchini, gentile responsabile della ennesima banca alla quale i nostri si rivolsero per ottenere il finanziamento – i soldi ve li diamo noi… basta che voi, come persone fisiche, garantiate il prestito che faremo alla Società che andrete a costituire». «Che è un poco come dire – rispose Alberto – mi sposo tua sorella ma, mi passi il termine, mi fotto le tue cugine e siccome io a mia sorella e pure alle mie cugine voglio bene me ne torno in Germania».
Salvatore Marano di SVS.Impresa
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