All’alba della Fase 2 cresce il bisogno di informazione degli italiani: aumentano le occasioni, ma anche il numero di fonti consultate

 All’alba della Fase 2 cresce il bisogno di informazione degli italiani: aumentano le occasioni, ma anche il numero di fonti consultate

I 49 giorni di lockdown da emergenza Coronavirus hanno modificato nel profondo le abitudini e gli stili di vita degli italiani, anche nel modo di informarsi. L’osservatorio “LOCKDOWN. Come e perché sta cambiano le nostre vite” realizzato da Nomisma in collaborazione con CRIF su un campione di 1.000 italiani responsabili degli acquisti (18-65 anni) ha analizzato l’impatto del lockdown sulle vite dei cittadini, ormai sempre più influenzate dai media.

Cresce il bisogno di informazione

Il bisogno di conoscere e capire la situazione, la necessità di ridurre l’incertezza e il senso di smarrimento legato a quella che sarà la “nuova normalità” contribuiscono ad aumentare il tempo dedicato a ricercare notizie e ad aggiornarsi: a livello globale, è il 35% degli internet user ad averlo fatto (dati Global Web Index).

Anche gli italiani si informano di più: prima della quarantena era poco più dell’80% la quota di italiani che consultava almeno un mezzo di informazione al giorno; il monitoraggio di NOMISMA sulle abitudini durante il lockdown indica che questa percentuale oggi è del 91%.

Si moltiplicano inoltre le occasioni di fruizione rispetto al pre-coronavirus: la metà degli italiani (49%) cerca informazioni sull’evoluzione della situazione COVID-19, i tempi del lockdown e le modalità di ripartenza un paio di volte al giorno, il 42% lo fa più di 3 volte, a riprova della necessità di rimanere aggiornati e di trovare risposte. Solo il 2% sceglie in generale di non informarsi affatto (contro il 5% di chi non accedeva alle news già prima dell’emergenza sanitaria).

Necessità di sapere pressante e crescente, dunque, rispetto all’inizio della pandemia: se per il 41% non è cambiata la frequenza con cui ci si informa sui temi legati al coronavirus, per il 46%, invece, aumentano i momenti dedicati all’aggiornamento sul Coronavirus (contagiati e guariti, scelte del Governo, ricadute economiche e sociali).

Dove si informano gli italiani

Anche se la fruizione delle informazioni da parte degli Italiani è negli ultimi anni caratterizzata da uno spiccato fenomeno di cross-medialità, la televisione rimane il mezzo preferito in ogni famiglia: il 91% sta seguendo l’evolversi della pandemia grazie a telegiornali e programmi di attualità almeno una volta a settimana.

Il 47% consulta settimanalmente siti web istituzionali come quello del Ministero della Salute, della Protezione Civile o del proprio comune di residenza.

Anche i social network sono un mezzo molto gettonato per rimanere aggiornati: ad oggi in Italia sono 3,7 milioni i contenuti a tema coronavirus condivisi dall’inizio dell’emergenza, molti dei quali provengono dalle pagine Twitter delle principali testate giornalistiche, consultate almeno una volta a settimana dal 32% dei cittadini. Non meno apprezzati gli account ufficiali delle Istituzioni (Palazzo Chigi, Premier Giuseppe Conte), seguiti abitualmente dal 36%. Tendenza quella dell’informarsi sui social che è destinata a rimanere un’abitudine consolidata anche post-lockdown (lo prevede il 77% degli italiani).

Fanalino di coda sono i giornali (26%), in fase di discesa in generale come mezzo di informazione – a conferma di un trend in declino di chi legge un quotidiano almeno una volta a settimana (la quota è scesa da 55% a 35% negli ultimi dieci anni secondo Istat) – anche se si prevede una ripresa legata agli abbonamenti digitali online. In fondo alla classifica troviamo le radio, usate come mezzo di informazione dall’11% (su un totale di 59% di fruitori complessivi per Istat).

I media più chiari e immediati

Se, da un lato, la possibilità di accedere alle informazioni tramite più strumenti, in modalità differenti e in qualsiasi momento, permette ai cittadini di rimanere aggiornati in real time sui fatti salienti dell’attualità, dall’altro amplifica il rischio di over-information e quindi quello di assorbire e trattenere informazioni solo in modo parziale e disattento.

Quali sono le fonti di informazione più chiare ed immediate secondo gli italiani? Al contrario di quanto accadeva tre anni fa, quando la televisione si confermava il mezzo con la maggiore valenza informativa, durante il lockdown i siti web istituzionali risultano la fonte più chiara e immediata nel dare informazioni relative al Coronavirus (l’80 % ripone piena fiducia in tali fonti informative). La televisione è al secondo posto (per il 63%), seguono, le pagine social delle istituzioni (53%) e i giornali (online e cartacei), al 48%.

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