Aumento del PMI manifatturiero dell’eurozona al valore più alto da aprile 2011

Il settore manifatturiero dell’eurozona conclude positivamente il 2016. Attestandosi a 54.9, in salita da 53.7 di novembre, l’indice finale Markit PMI® sul Manifatturiero dell’Eurozona di dicembre ha raggiunto il migliore risultato da aprile 2011 risultando invariato dalla precedente stima flash.
Con 54.0, è risultata di gran lunga superiore a quella del terzo trimestre di 52.1, la media dell’ultimo trimestre dell’anno segnalando inoltre la crescita più veloce dal secondo trimestre del 2011. Inoltre, la media del PMI per il 2016 di 52.5 è stata quella maggiore dal 2010.
I dati nazionali hanno indicato un miglioramento generale delle condizioni operative, con i relativi PMI in aumento in tutte e sette le nazioni coperte dall’indagine, i dati dell’Irlanda saranno pubblicati il 3 gennaio. La crescita maggiore è stata nei Paesi Bassi e Austria, con tassi di espansione che hanno raggiunto livelli che non erano stati osservati da oltre cinque anni e mezzo. Gli indici PMI hanno raggiunto valori record in quasi tre anni in Germania, in 11 mesi in Spagna e in 67 in
Francia. L’Italia si è piazzata in sesta posizione ma ha osservato un miglioramento nel tasso di crescita, mentre il tasso di contrazione in Grecia è rallentato al valore più debole durante l’attuale periodo di contrazione di quattro mesi.
A causare la migliore performance del settore manifatturiero dell’eurozona è stata la crescita più veloce della produzione e dei nuovi ordini ai tassi di espansione vicini oppure maggiori da inizio 2011. Sei delle sette nazioni coperte dall’indagine, ad eccezione dell’Irlanda dove i dati verranno pubblicati il 3 gennaio, hanno osservato tassi di crescita della produzione e dei nuovi ordini più veloci. L’unica nazione a riportare contrazioni, anche se più deboli, è stata la Grecia.
Classifica PMI® Manifatturiero per Paese: dicembre (incluso il commercio intra eurozona)
- Paesi Bassi 57.3 massimo su 68 mesi
- Austria 56.3 massimo su 68 mesi
- Germania 55.6 (flash 55.5) massimo su 35 mesi
- Spagna 55.3 massimo su 11 mesi
- Francia 53.5 (flash 53.5) massimo su 67 mesi
- Italia 53.2 massimo su 6 mesi
- Grecia 49.3 massimo su 4 mesi
Le imprese campione hanno riportato un migliore livello di nuovi ordini ricevuti sia dal mercato nazionale che da quello estero. I nuovi ordini destinati al mercato estero, incluso il traffico intra eurozona, sono aumentati al secondo tasso più veloce da aprile 2011, sorpassato solo dai risultati raggiunti ad inizio 2014.
Parte degli aumenti della domanda estera riflettono una maggiore competitività data dal tasso di cambio dell’euro. Crescite più veloci dei nuovi ordini esteri sono state osservate in Francia, Italia, Spagna, Paesi Bassi e Austria. Rallenta la crescita in Germania mentre diminuisce il declino in Grecia.
Così come sottolineato dal tasso di lavoro inevaso che ha raggiunto il valore record in 68 mesi, la maggiore domanda ha creato più pressioni sulla capacità produttiva manifatturiera. Conseguentemente sono stati riportati aumenti occupazionali in quasi tutte le nazioni coperte dall’indagine ad eccezione della Grecia che ha riportato una leggera contrazione.
Si intensifica a dicembre la pressione sui prezzi. Maggiori costi di importazione, dovuti alla svalutazione dell’euro e in combinazione con l’aumento delle materie prime globali, hanno causato l’inflazione maggiore dei prezzi medi di acquisto in più di cinque anni e mezzo. Aumenti forti e più veloci sono stati osservati in tutte e sette le nazioni monitorate (i dati dell’Irlanda saranno pubblicati il 3 gennaio).
Inoltri alcuni dati suggeriscono come le pressioni sulla catena di distribuzione hanno causato i maggiori costi. Si allungano infatti, al tasso maggiore da giugno 2011, i tempi medi di consegna dei fornitori.
Gli aumenti dei costi di acquisto di dicembre sono stati in parte passati ai clienti finali. A causa dell’incremento dei prezzi di vendita in tutte le nazioni monitorate dall’indagine, accelera al tasso più veloce da luglio 2011 l’inflazione dei prezzi di vendita. Il maggiore aumento è stato registrato nei Paesi Bassi, in Spagna e in Germania.
Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit ha dichiarato: «I manifatturieri dell’eurozona stanno approcciando il 2017 in maniera positiva, infatti il 2016 si conclude con un impennata della produzione. I responsabili delle politiche economiche della BCE saranno doppiamente contenti nell’osservare come il miglioramento delle previsioni è stato accompagnato dall’innalzamento delle pressioni dei prezzi. Per essere più chiari, il valore più alto in cinque anni e mezzo raggiunto a dicembre dai dati PMI è generalmente in linea con una crescita della produzione manifatturiera all’impressionante tasso di crescita annuo di circa il 4%. Fattore particolarmente incoraggiante è la generale crescita della produzione, con tutti i relativi PMI nazionali in crescita ad eccezione della Grecia, che si trova ancora in uno stato di leggero declino. Anche il livello occupazionale è aumentato durante gli ultimi mesi del 2016. Il tasso di crescita è stato il più veloce in oltre cinque anni in quanto le aziende si stanno preparando ad una maggiore produzione durante i prossimi mesi. Ciò aggiunge ulteriore ottimismo a quanto già risulta un positivo 2017. Una gran parte della crescita della domanda e l’incremento della pressione dei prezzi sono attribuibili alla svalutazione dell’euro. Le imprese spesso hanno citato come ciò abbia reso le esportazioni più competitive, ma hanno anche riportato l’innalzamento dei prezzi di acquisto e l’impennata delle materie prime globali, in particolare il petrolio. Se da una parte la fine del 2016 rappresenta buone notizie, la ripresa manifatturiera certamente rimane vulnerabile per via dei rischi politici. In particolare le elezioni nei Paesi Bassi, in Francia e in Germania rappresentano punti potenziali di rottura chiave che potrebbero portare ad una forte intensificazione delle incertezze nell’eurozona nel 2017. Quindi la nostra previsione è che la crescita economica dell’eurozona rallenterà leggermente nel 2017 sino a raggiungere 1.3%, in discesa da 1.7% del 2016».
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