L’ipotesi avanzata dal cancelliere tedesco Friedrich Merz di consentire, anche dopo il 2035, l’immatricolazione di auto ibride e modelli a combustione altamente efficienti potrebbe generare un effetto economico rilevante sul mercato automobilistico europeo. Una simulazione elaborata sulla base dei comportamenti tipici della domanda in fase di transizione tecnologica indica che, in uno scenario più flessibile rispetto al “full electric obbligatorio”, le vendite complessive potrebbero aumentare tra il 5% e l’8%, con un valore centrale intorno a +6% nel primo triennio post-2035.
È quanto stima il Centro studi di Unimpresa. L’analisi parte da due variabili: la quota di potenziali acquirenti – famiglie e imprese – che, con un obbligo di elettrico puro, rinvierebbero l’acquisto di un nuovo veicolo (stimata tra il 15% e il 20% del mercato), e la quota di questi soggetti che tornerebbero a comprare se l’offerta includesse modelli ibridi o termici ad alta efficienza (stimata tra il 30% e il 40%).
L’effetto combinato produce un incremento potenziale delle immatricolazioni pari, in media, al 6,3% rispetto allo scenario regolatorio più rigido. Applicando tale percentuale ai volumi attesi per il 2036 – circa 10 milioni di vetture in Europa in uno scenario di solo elettrico – il numero di auto aggiuntive vendute in presenza di una normativa più flessibile si collocherebbe attorno alle 600.000 unità nel primo anno pienamente interessato dalla misura. Considerando un prezzo medio europeo di 30.000 euro per vettura, il beneficio sui ricavi del settore sfiorerebbe i 18 miliardi di euro annui.
Secondo la simulazione di Unimpresa, l’allentamento del vincolo regolatorio attenuerebbe la caduta temporanea dei volumi associata a una transizione troppo brusca, ridurrebbe il rischio di sovracapacità negli impianti e stabilizzerebbe il mix produttivo durante la fase di riconversione industriale. A beneficiarne sarebbero anche le pmi della filiera, che avrebbero un arco temporale più lungo per diversificare attività e investimenti senza l’impatto di una contrazione immediata della domanda di componenti tradizionali.
«La posizione del cancelliere Merz introduce un elemento di realismo in un dibattito che, troppo spesso, è stato dominato da contrapposizioni ideologiche. L’idea di consentire l’immatricolazione di auto ibride anche dopo il 2035, puntando su motori a combustione altamente efficienti, non significa rinunciare agli obiettivi climatici, ma riconoscere che la transizione deve poggiare su basi tecniche, industriali e sociali sostenibili» afferma il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, secondo cui «la neutralità tecnologica resta un principio indispensabile per evitare che l’Europa perda terreno nella competizione globale. Le imprese – soprattutto le piccole e medie della filiera – hanno bisogno di percorsi graduali, investimenti certi e tempi compatibili con l’innovazione reale, non con quella presunta. Non si tratta di rallentare la transizione – conclude Spadafora – ma di accompagnarla con prudenza e responsabilità, tenendo insieme esigenze ambientali, tutela dell’occupazione e difesa del nostro patrimonio industriale. È da questo equilibrio che passa la credibilità della strategia europea».
