
Nel 2022 calano le richieste di credito da parte delle imprese ma cresce l’importo medio
Maggiore contrazione delle richieste di credito per le imprese individuali (-12% vs 2021) rispetto alle società di capitali (-2,4% vs 2021).
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Maggiore contrazione delle richieste di credito per le imprese individuali (-12% vs 2021) rispetto alle società di capitali (-2,4% vs 2021).
Accelera la domanda di mutui di surroga (24% delle richieste su canale online vs 11% del iii trimestre) trainata da mutuatari che intendono bloccare il forte aumento della rata del proprio mutuo a tasso variabile. È quanto emerge dalla Bussola Mutui CRIF – MutuiSupermarket sul IV trimestre 2022.
L’aumento dei tassi di interesse annunciato dalla BCE rischia di pesare come un macigno sui conti delle imprese italiane, già provate da pandemia, inflazione e caro energia.
L’aumento dei tassi di interesse, portati dalla Banca centrale europea al 3%, corre il rischio di pregiudicare le prospettive di ripresa per il 2023 delineate recentemente da importanti istituzioni finanziarie anche internazionali.
Presentato l’Outlook ABI-Cerved 2022-2024 sui crediti deteriorati delle imprese.
I volumi complessivi di richieste risultano superiori a quelli pre pandemia. Cala a 8.106 euro l’importo medio richiesto (-3,9% vs 2021).
È svanito l’effetto delle garanzie di Stato, che aveva favorito un poderoso aumento dei prestiti bancari alle aziende nel corso del 2020: a fine 2022 lo stock dei crediti delle banche si è attestato a quota 744 miliardi di euro, in discesa di quasi 70 miliardi rispetto al 2017 (-8%) e sostanzialmente allo stesso livello registrato a fine 2020 (750 miliardi) e a fine 2021 (743 miliardi), cioè il biennio del Covid sostenuto dal paracadute pubblico sul credito.
L’aumento in corso dei tassi di interesse pagati dalle imprese conseguente alla stretta monetaria della Bce per contenere l’inflazione, come documentato in una recente analisi di Confartigianato, sta generando tensioni sulla finanza d’impresa.
La fascia under 35 catalizza i volumi di domanda con il 35,6% del totale e un incremento di 5,1 p.p. rispetto al 2021. Per il 2023 la domanda sarà sostenuta dagli incentivi governativi: giovani, ristrutturazione e risparmio energetico.
L’inasprimento delle condizioni di politica monetaria per combattere l’inflazione sta determinando un rialzo del costo del credito alle imprese che – comprimendo la creazione di valore aggiunto – ha pesanti ricadute recessive sull’economia.