CGIA – Provincia di Venezia: a oggi, la guerra costerà 1.000 euro a famiglia. Il governo introduca il salva-salari

 CGIA – Provincia di Venezia: a oggi, la guerra costerà 1.000 euro a famiglia. Il governo introduca il salva-salari

A oggi, gli effetti della guerra in Ucraina si stima che produrranno per l’anno in corso una perdita di potere d’acquisto medio per ciascuna famiglia della nostra provincia pari a 1.000 euro. Se, infatti, a livello veneto la contrazione per nucleo sarà di 1.065 euro, da noi, grazie alla forte vocazione turistica, l’impatto sarà più contenuto. Nonostante ciò, il rincaro delle bollette di luce e gas, dell’inflazione e la diminuzione dei consumi condizioneranno questa contrazione che a livello medio nazionale, invece, si attesterà su una soglia pari a 929 euro. Livello, quest’ultimo, inferiore a quello previsto in provincia di Venezia.

Queste stime, fa sapere l’Ufficio studi CGIA, sono comunque parziali e suscettibili di cambiamenti; la situazione che abbiamo vissuto in questi primi 3 mesi di conflitto, infatti, potrebbe mutare radicalmente. Nella malaugurata ipotesi che, ad esempio, la situazione militare subisse una decisa escalation, è evidente che queste previsioni andrebbero riviste completamente.

Come dicevamo più sopra, le stime in capo alle famiglie sono il risultato del deterioramento del quadro economico mondiale dovuto al conflitto russo-ucraino che nel nostro Paese ha provocato un forte rincaro delle bollette di luce e gas, le difficoltà del commercio internazionale verso e da alcuni paesi, l’impennata dell’inflazione e la difficoltà di reperire molte materie prime. Questa situazione provocherà una perdita di potere d’acquisto soprattutto alle famiglie del Centro e nel Nordest.

L’inflazione è regressiva: colpisce i meno abbienti

L’inflazione quest’anno è prevista attorno al 6 per cento e, come sostengono gli esperti, è una tassa e della peggiore specie. Non si versa come gli altri tributi, ma la si “paga” subendo la riduzione del potere d’acquisto che colpisce, in particolar modo, chi ha un reddito fisso. Se quella presente quest’anno è alimentata dall’aumento dei prezzi dei beni energetici che importiamo dall’estero, questo tipo di inflazione è ancor più allarmante perché si abbatte sulle famiglie meno abbienti. Secondo l’Istat, infatti, con un caro vita in crescita del 6 per cento, questo si traduce in un incremento effettivo dell’8,3 per cento per le famiglie più povere e del 4,9 per cento per quelle benestanti. La ragione di questa assimetria è riconducibile al fatto che nel carrello della spesa dei meno abbienti, i beni e i servizi ove i prezzi sono aumentati, come gli alimentari, pesano in proporzione maggiore delle altre tipologie di consumatori.

“Il Governo – segnala il Presidente della CGIA Roberto Bottan – dovrebbe intervenire subito, tagliando in misura importante il cuneo fiscale. Solo con una misura salva-salari, infatti, potremmo evitare il crollo dei consumi delle famiglie e, conseguentemente, anche i ricavi degli artigiani e dei piccoli commercianti che, da sempre, vivono quasi esclusivamente di domanda interna”.

Con la stagflazione è a rischio anche il PNRR

Il quadro economico generale si presenta a tinte molto fosche; il pericolo che il Paese stia scivolando lentamente verso la stagflazione è molto elevato. È un termine, quest’ultimo, ai più sconosciuto, anche perché si manifesta raramente, ovvero quando ad una bassa crescita del Pil, che nei casi più drammatici diventa addirittura negativa, si affianca un’inflazione molto alta che fa impennare il tasso di disoccupazione, così come è successo nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso. Probabilmente questo fenomeno non lo vivremo nel 2022, anche se il trend sembra essere segnato: le difficoltà legate alla post-pandemia, agli effetti della guerra, alle sanzioni economiche inflitte alla Russia, all’aumento sia dei prezzi delle materie prime, in particolar modo di quelle agroalimentari, e sia dei prodotti energetici, rischiano, nel medio periodo, di spingere anche la nostra economia verso una crescita pari a zero, con una inflazione che si avvierebbe a sfiorare le due cifre.

“Uno scenario – conclude Bottan – che potrebbe addirittura rendere pressoché inefficaci i tanti investimenti previsti nei prossimi anni dal PNRR anche della nostra provincia”.

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