Come cambia la formazione per le imprese nell’era digitale

In questa intervista a tutto tondo, Bruno Scuotto (nella foto sopra, ndr), presidente di Fondimpresa, il Fondo interprofessionale per la formazione continua di Confindustria, CGIL, CISL e UIL, riflette su come sono cambiate le esigenze formative delle imprese e su come dovrebbe evolvere il mondo della formazione per affrontare la trasformazione digitale e agevolare l’accesso delle persone al mondo del lavoro.
Il gap di produttività esistente tra il nostro Paese e altri Paesi quanto è dovuto a un mancato sviluppo delle competenze?
In parte è così, come dice il Presidente Boccia, è determinante il rapporto tra formazione (continua ed universitaria) e mondo del lavoro. Serve contaminazione, interscambio, fluidità. Il mondo del lavoro deve necessariamente connettersi al mondo della formazione, non può più permettersi il lusso di considerarsi statico e slegato, per costruire attraverso la conoscenza le competenze necessarie per fare dei lavoratori italiani dei lavoratori all’avanguardia e dell’industria italiana un’industria innovativa.
I Fondi interprofessionali hanno ormai 15 anni di vita. Qual è il bilancio del Fondo da lei presieduto?
Proprio quest’anno Fondimpresa è entrata nel suo quindicesimo anno di attività. Partendo inizialmente da quasi 18mila aziende e 1,3 milioni di lavoratori ha raggiunto grandi numeri. Oggi si contano 196.723 aziende aderenti per oltre 4,6 milioni di lavoratori. Il bilancio parla di 2,5 miliardi per la formazione delle imprese, di cui 1,5 miliardi per competitività e innovazione, oltre 80 milioni per la sostenibilità ambientale, oltre 700 milioni per salute e sicurezza sul lavoro, più di 150 milioni per riqualificare i lavoratori in Cig. Numeri che raccontano il successo di questi 15 anni del Fondo interprofessionale voluto da Confindustria con CGIL, CISL e UIL. Fondimpresa si è dimostrata un esperimento di successo, la sua storia lo conferma. Ha sposato un’idea di mercato del lavoro flessibile e competitivo e ha deciso di porre in essere politiche che consentissero alle imprese d’investire sui lavoratori, rendendoli proprietari di nuove competenze, sempre più all’avanguardia. Fondimpresa sente fortemente la responsabilità di essere il più grande Fondo interprofessionale italiano. Le iniziative che stiamo organizzando per i 15 anni vogliono accendere i riflettori sui successi ottenuti e al contempo sulle sfide che stiamo vivendo per essere sempre più al fianco delle imprese e dei lavoratori.
Quella del lavoro (e della sua scarsità) è forse la maggiore preoccupazione della nostra società. Anche alla luce di recenti novità che impattano sul mercato del lavoro (Reddito di cittadinanza, Quota 100), quale contributo può arrivare dai Fondi interprofessionali e dalla formazione continua per creare i giusti presupposti affinché ci sia un maggiore accesso all’occupazione?
Reddito di cittadinanza e quota 100, così come sono costruiti, impattano per nulla su di noi ad oggi: perché il reddito di cittadinanza è tutto costruito su di un problema di mismatch nato dall’analisi del governo che il problema del mercato del lavoro sia un problema di mancato incontro.
Purtroppo non è così, è un problema di mancate competenze utili. Altrettanto l’ipotesi che con Quota 100 chi esce venga sostituito istantaneamente secondo il mondo delle imprese e dei sindacati è considerato periodo ipotetico dell’irrealtà o teoria pura.
Se poi lei vuole intendere che i Fondi possano avere un ruolo nella riduzione di questo mismatch, sottoscrivo in pieno perché siamo gli unici a sapere sul serio dove decidono di investire le aziende in formazione; ma abbiamo bisogno di regole e risorse certe per recitare un ruolo vero sulle cosiddette politiche attive.
Elemento strategico dell’azione dei Fondi interprofessionali è il loro radicamento territoriale che gli permette di dialogare ed intercettare i bisogni delle categorie e del tessuto locale delle piccole e medie imprese. Quali dinamiche caratterizzano il ruolo dei Fondi nei contesti territoriali e quali elementi vanno considerati per progettare e realizzare efficaci interventi di formazione continua?
Fondimpresa è l’unico tra i Fondi interprofessionali a poter vantare ben 20 sedi sul territorio, le nostre articolazioni territoriali, delle quali si avvale al fine di promuovere la cultura della formazione continua e offrire assistenza e supporto su modalità di funzionamento del Fondo, opportunità di presentare un Piano Formativo a valere sul Conto Formazione, Istruttoria e Monitoraggio Piani Formativi Conto Formazione. Noi di Fondimpresa riteniamo che la prossimità territoriale sia la prima tra le condizioni necessarie per fornire un‘assistenza efficace a 360° alle nostre aziende aderenti.
Come cambia e come, secondo lei, dovrebbe cambiare la formazione nell’era digitale?
I cambiamenti indotti dal digitale nella società, nei modelli competitivi, richiedono alle aziende di ripensare e innovare in maniera sostanziale i propri modelli e le proprie abitudini più profonde, compreso il modo di fare formazione. Per rispondere in modo veloce ed efficiente al cambiamento che i mercati impongono è necessario concepire ed utilizzare strumenti e modalità innovative che, rispetto alle lezioni frontali, oggi virano su virtual classroom, webinar, e-learning, ovvero su modelli di apprendimento più fluidi. E, così come le imprese sono chiamate ad adattarsi e a usufruire delle nuove tecnologie, anche le piattaforme di formazione hanno raccolto la necessità di un upgrade non più rinviabile.
Ritiene che le risorse oggi destinate ai Fondi interprofessionali siano adeguate?
Nel corso degli anni alle risorse dei Fondi sono stati applicati tagli importanti, tagli inizialmente dedicati a sostenere iniziative importanti come la cassa integrazione in deroga e poi divenuti strutturali. Ne risulta che i Fondi interprofessionali, rispetto allo 0,30% che le aziende versano, si ritrovano a poter gestire una cifra assai differente, molto più bassa. Parte del gettito finisce oggi, senza passare dal via, nelle casse dello Stato. Viene sottratto alle imprese.
Come assicurare qualità e trasparenza nella gestione delle risorse che le aziende vi affidano?
Per garantire controlli trasparenti ed efficaci uno step fondamentale è smettere di scindere due tra le tipologie di spesa imputabile e rendicontabili dai Fondi, ovvero le spese di gestione e quelle propedeutiche.
Su quali fronti sarà impegnato Fondimpresa nel prossimo futuro? Quali, in particolare, le iniziative per aiutare le imprese ad affrontare la trasformazione digitale?
L’esigenza, oggi, è innovare, focalizzandosi sulle persone. Noi di Fondimpresa ci siamo interrogati, consultati con imprese ed istituzioni ed abbiamo immaginato il Conto Formazione Digitale: una nuova opportunità da offrire oltre a conto formazione e conto di sistema. L’obiettivo è ripartire dall’individuo, studiarne capacità e ruolo in azienda, e solo in seguito intervenire per colmare i gap che riguardano le sue competenze.

Direttore responsabile de Il Giornale delle PMI
2 Comments
Gentilissimo Dott. Scuotto, il suo parere sulla formazione è utile e prezioso. Sono d’accordo anche io che l’innovazione deve estendersi in tutte le direzioni per poter permettere il cambiamento. Quando ci sono sacche professionali e aziendali che innovano ma che si scontrano con larghe fasce di professioni “non evolute” si creano dei tappi che non permettono alle aziende di essere competitive. Mi permetto di fare presente un elemento però, che pur andando in questa direzione, quella dell’innovazione nella formazione, rimane un baluardo fondamentale: la formazione è utile se produce un cambiamento, altrimenti è non solo inutile, ma perfino dannosa. Cambiare la modalità di erogazione della formazione, non garantisce di per se un risultato più elevato in termini di qualità. Quello che invece ne garantisce l’evoluzione è un corpo docenti in grado di tenere l’aula massimamente coinvolta e partecipe. Il Formatore che sta dietro le slides, o dietro le scrivanie non è un Formatore. Un Formatore deve per primo essere coinvolto in ciò che fa, e a tal proposito gli strumenti tecnologici nell’erogazione possono essere utili, ma senza una adeguata formazione del Formatore si va poco lontano. Anche i webinar o le lesson on air hanno una loro validità, ma non rappresentano il cambiamento che può dar vita ad una evoluzione delle competenze e certamente non sostituiscono una lezione frontale a patto che il Formatore sia in grado di sostenere l’aula e sappia come verificare l’apprendimento. Non possiamo più permetterci un sistema formativo che non tenga conto di tutti gli elementi fondamentali per il cambiamento a partire dalla competenza del Formatore e dalla qualità dell’iter formativo.
Grazie e buona giornata. Anna Maria Cipolla.
Buongiorno,
sono assolutamente d’accordo con Anna Maria Cipolla.
Cordialità
Massimo Toscano
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