Come sopravvivere alle insidie dell’ufficio

 Come sopravvivere alle insidie dell’ufficio

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[dropcap]I[/dropcap]n ufficio bisogna riuscire a vivere in un ambiente sereno per almeno otto ore, se non per più tempo per la maggior parte delle persone. Alla fine, purtroppo, più che vivere in ufficio alcuni finiscono per sopravvivere tra conflitti, invidie, mancanza di riconoscimenti e assenza di gratitudine ecc. In altri casi spesso si crea (o si ricrea) una dimensione tipica come quella della famiglia, con legami privi di parentela che possono creare conflittualità (e che comunque anche nelle aziende familiari si ripresentano con molta frequenza e puntualità).

In ufficio o nel reparto che gestiscono, alcune persone ritengono di volere ricreare in modo idilliaco l’ambiente familiare tranquillo e sereno, che spesso funziona fino a quando si è in pochi e si gestiscono le relazioni su una profonda stima e fiducia reciproca. Ma quando l’azienda cresce ritengo questa concezione pericolosa, proprio perché le dinamiche familiari spesso non sono così trasparenti e facili da gestire e danno vita a numerosi compromessi e ricreano le situazione tipiche che ha adeguatamente analizzato la psicologia transazionale (l’adulto, il bambino e il salvatore – E. Berne e C. Rogers) e che innescano dei circoli virtuosi che confluiscono in un loop su cui spesso è necessario intervenire con interventi di psicoterapia, psicologia, mentoring e coaching. Sul posto di lavoro si devono creare le condizioni che alimentano il lavoro di un gruppo di persone che condividono relazioni sociali di tipo amicale e amichevole. Come diceva Francesco Alberoni in un articolo pubblicato qualche anno fa sul Corriere della Sera dal titolo “Guai dimenticare che esistono gli invidiosi” (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/Alberoni/2007/08_Agosto/06/alberoni.shtml), gli invidiosi sul posto di lavoro sono i “nemici” con cui bisogna relazionarsi, andare avanti e superare gli ostacoli come la denigrazione e il rancore che alcune persone accumulano. Come fare? Forse un approccio potrebbe essere quello della pazienza e della diplomazia, della gestione delle obiezioni e, soprattutto, far fronte al discredito che spesso cercano di buttare addosso agli altri.

Tutto spesso parte dalla componente economica, ossia dai compensi aggiuntivi. Bonus mancati, riconoscimenti non ricevuti ecc. possono incrinare il rapporto tra collaboratori e con il capo. Un capo deve essere un leader coach che deve mantenere alto il livello del gruppo e superare le bassezze dell’invidia e del rancore che non servono a nessuno, nemmeno a chi usa tali pratiche.

A un recente corso di formazione un manager di una famosa azienda del Made in Italy ha ribadito che spesso non ci sono riconoscimenti qualitativi perché si temono richieste di premi e bonus. Da una ricerca condotta qualche anno fa, la motivazione economica è l’ultima leva di riferimento, prima ci sono quelle qualitative e che si basano sul senso di affiliazione, stima e riconoscimento. Certo i premi e i bonus sono importanti, ma il lavoro è fatto anche di riconoscimento reciproco e verbale.

In ufficio tra colleghi vi sono numerosi ostacoli da superare: i differenti punti di vista, le distorsioni comportamentali, i tratti caratteriali differenti; la capacità del leader è quella di valorizzare e integrare le differenti personalità al fine di gestire il lavoro andando tutti in quella che è la strada pianificata con le differenti tappe.
In ufficio è fondamentale essere diplomatici, spesso i momenti di tensione non sono legati al lavoro in sé, ma a dinamiche che sono avvenute al di fuori dall’ambiente di lavoro e che non possono essere completamente scisse dal vissuto della persona. L’empatia deve permette di superare gli atteggiamenti impropri che sono basati sulle puntualizzazioni e sulle punzecchiature.

Alcuni manager con i propri collaboratori sottolineano delle situazioni in cui il lavoro in sé, anche se bene fatto, non è ciò che va apprezzato. Purtroppo in alcune aziende alcuni manager, piuttosto che gestire le situazioni, hanno l’esigenza di sentirsi insostituibili, unici, e non sono generosi nel riconoscere il valore del proprio team, delle individualità e degli sforzi profusi per raggiungere specifici risultati. Questa situazione si manifesta, ahimè, a cascata, per cui lo stesso manager che adotta un certo comportamento lo subisce e non riesce a mettere in campo meccanismi differenti: spesso ci si appella alla politica individuale, in altri casi è proprio una nota gestionale del management aziendale.

Bisogna focalizzarsi sul lavoro e non sulla relazione; come Daniel Goleman afferma, quando il proprio capo si comporta come un S.O.B. (“The difference between a BOSS and a SOB”, 23 gennaio 2014, The Economic Times) conviene focalizzarsi sul lavoro e non sulla relazione e la meditazione mattutina aiuta a “digerire” meglio comportamenti sconvenienti.

Bisogna comunque lavorare con tutti indipendentemente dalle personalità. Nelle aziende tutti devono essere in grado di lavorare indipendentemente dalle note caratteriali e dalle affinità con il proprio capo, le opportunità devono essere paritariamente offerte a tutti i collaboratori in una ottica di empowerment, sviluppo personale e improvement organizzativo.

In base alla piramide di Maslow, bisogna poter godere del senso di appartenenza dei propri colleghi, sentirsi apprezzati (o almeno non essere disprezzati); il riconoscimento è sapere che qualcuno può “parlare bene” del lavoro e valorizzare la persona per quello che fa. Sottolineo a tale proposito un aspetto rilevante: bisogna avere una buona dose di autoriconoscimento ed essere consapevoli per apprezzare il proprio lavoro, significa anche avere capacità di autocritica e saper identificare le proprie aree di miglioramento, le criticità e le potenzialità.

Nella piramide di Maslow il livello superiore all’appartenenza riguarda la stima da parte dei colleghi del proprio valore, ossia vi è la possibilità di poter condividere il lavoro in una ottica positiva, godere di una buona reputazione e dare una immagine di sé positiva. La piramide di Maslow permette in modo semplice di fare una efficace analisi della situazione delle persone del team e misurare il proprio livello. L’ultimo livello attiene all’autorealizzazione che confluisce nell’originalità e nella creatività: tipico in questi casi è saper trovare soluzioni nuove ed innovative (ad esempio come nel problem solving).

Infine, i valori. All’interno dell’azienda ancorarsi ai valori che esprime l’organizzazione è qualificante e positivo ai fini di una costruttiva esecuzione del lavoro. I valori sono fondamentali e sono quelli della collaborazione, della cooperazione, della capacità di relazionarsi, del mettere le cose in comune, saper convincere e condividere e considerare. I principi diventano invalicabili e non danno l’opportunità di giungere ad un risultato positivo: si sprecano energie in inutili discussioni che ben si sa non vedono il gruppo allineato in quel momento, o si evita di condividere, i principi sono quelli che si mettono alla parte opposta dei valori e che spesso conducono a conflitti che si risolvono nel peggiore dei modi. Qualche volta occorre essere concilianti, quando si percepisce che molte risorse hanno una visione diversa bisogna poter fare un passo indietro. Riassumendo, gli strumenti da mettere in campo per lavorare bene in ufficio sono:

  • disponibilità;
  • essere attivi;
  • essere propositivi;
  • sapersi assumere le responsabilità;
  • saper gestire le obiezioni in relazione alle proprie idee;
  • condividere i pensieri degli altri;
  • avere capacità di autocritica;
  • saper riconoscere il proprio valore e quello degli altri;
  • saper dire di no.

Proporsi con uno spirito collaborativo favorisce un efficace sviluppo del lavoro all’interno di un ufficio e più in generale in qualsiasi posto di lavoro. Saper gestire le obiezioni e convincere gli interlocutori sono fattori rilevanti così come apprezzare il proprio lavoro ed eseguirlo in base ai principi di qualità. Negli uffici si deve trovare il giusto clima nelle relazioni così come gli spazi favoriscono la condivisione dei risultati e dei momenti di incontro tra le differenti personalità coinvolte. Infine mostrarsi pazienti e risolutori pone le persone in una ottica win win nel rispetto degli uni e degli altri.

Teresa Tardia
http://www.ttardia.it/
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teresa@ttardia.it

1 Comment

  • Strepitoso. Ci sono vari blog sul tema con decine di contributi, questo articolo ha il pregio di riassumerli tutti. Lo proporrei ad ogni nuovo entrato in un’organizzazione, e lo metterei come reminder quotidiano sulla scrivania del boss al posto della foto dell’amata o della famiglia: stanno dentro di noi, non serve l’icona cui rivolgersi in raccoglimento.

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