Con la Convenzione di Vienna, meno barriere all’export per l’oreficeria Made in Italy

 Con la Convenzione di Vienna, meno barriere all’export per l’oreficeria Made in Italy

Minori oneri e barriere all’esportazione per le 9mila imprese italiane del settore orafo. A partire dal 15 dicembre, grazie all’adesione del nostro Paese alla Convenzione di Vienna, la delicata fase di controllo e di marchiatura degli oggetti in metalli preziosi verrà effettuata direttamente in Italia dai tre Uffici del saggio situati presso le Camere di commercio dei distretti del settore: Alessandria-Asti, Arezzo-Siena e Vicenza. Questo consentirà alle imprese una più agevole presenza sui mercati esteri, permetterà loro di sviluppare nuovi canali distributivi rivolti direttamente al retail e di mettere in campo azioni promozionali della gioielleria “made in Italy”.

La Convenzione di Vienna, sottoscritta dall’Italia con la legge 15 maggio 2023, n. 55, prevede che un “marchio comune di controllo” venga apposto da enti di controllo indipendenti (Uffici del saggio), dopo avere verificato la corrispondenza dei prodotti a precisi standard tecnici. Poiché tale marchio certifica la conformità degli oggetti che lo recano, gli Stati aderenti ne consentono la libera immissione sul proprio mercato senza richiedere ulteriori controlli o marchiature.

Il marchio italiano identificativo dei tre Uffici del saggio è stato individuato nell’Italia Turrita. La marchiatura congiunta dell’Italia Turrita e della Convenzione di Vienna consente alle imprese esportatrici italiane di entrare senza barriere sia nel mercato europeo, sia in quello dei 21 Paesi aderenti alla Convenzione (Austria, Croazia, Cipro, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Israele, Lettonia, Lituania, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Svizzera, Ungheria).

Le tre Camere, con i rispettivi laboratori, hanno lavorato per uniformare le procedure di marchiatura e i relativi sistemi tariffari e diventare così i punti privilegiati di riferimento per le imprese esportatrici di tutto il territorio nazionale.

Il settore orafo presenta un saldo con l’estero ampiamente positivo, così come gli altri principali settori del made in Italy: il surplus 2021 arriva a poco oltre i 6,1 miliardi di euro. Nel 2021 infatti sono state ampiamente recuperate le perdite del periodo pandemico.

A livello nazionale le aziende del settore superano le 9.000 unità, mentre gli occupati risultano circa 34.000.

In Italia sono presenti tre poli orafi, sedi di altrettanti importati distretti: Valenza (AL), Arezzo e Vicenza. In queste tre province si concentra il 31,5% delle unità locali e il 55% degli addetti italiani alla fabbricazione di gioielleria, bigiotteria e lavorazione delle pietre preziose. Ai tre distretti orafi è attribuibile circa il 75% dell’export italiano del settore.

Immagine di Sketchepedia su Freepik 

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