Covid, CAF Cia: effetto pandemia sul reddito dei dipendenti: +0,3%. Fondamentali gli ammortizzatori sociali per la tenuta familiare

 Covid, CAF Cia: effetto pandemia sul reddito dei dipendenti: +0,3%. Fondamentali gli ammortizzatori sociali per la tenuta familiare

«L’impatto del Covid sui redditi da lavoro dipendente e assimilati relativi all’anno 2020, su una base di 500.000 contribuenti ha evidenziato un impatto meno pesante di quello che era lecito aspettarsi. Infatti, il valore complessivo del reddito da lavoro dipendente è aumentato rispetto all’anno di imposta 2019 dello 0,30%, dato di crescita molto contenuto rispetto a quello dell’anno precedente, ma complessivamente non negativo. Da sottolineare, però, come senza gli interventi straordinari sugli ammortizzatori sociali, gli effetti del covid avrebbero avuto conseguenze molto più forti». È quanto rileva Alessandro Mastrocinque, presidente di CAF Cia, la struttura dei centri di assistenza fiscale di CIA Agricoltori italiani, sulla base dei dati nella propria disponibilità.

CAF Cia, dunque, ha rilevato «un impatto meno negativo del covid sui redditi da lavoro dipendente 2020 (confrontato con il 2019), rispetto alle ragionevoli previsioni e che le regioni del Nord hanno sopportato gli effetti peggiori in termini percentuali rispetto al resto del Paese. Inoltre -prosegue lo studio – il settore privato ha evidentemente sofferto di più degli altri e soprattutto al Nord, mentre il settore pubblico ha avuto incrementi percentuali maggiori anche rispetto agli anni precedenti. I contribuenti nella fascia di età tra i 40 e i 60 anni, di sesso maschile e localizzati soprattutto al nord, hanno subito gli effetti peggiori sulle loro retribuzioni dall’evento pandemico. Al sud, per esempio, il valore del reddito femminile è incrementato dell’1.4% rispetto allo 0,7% per gli uomini sempre nella stessa area geografica.  Al Nord, invece, il valore reddituale delle donne sale dello 0.79%, mentre per gli uomini resta di fatto invariato (+0,07%)».

Aggiunge lo studio: «Molto rilevante nel 2020 è stato l’impatto degli ammortizzatori sociali ordinari e straordinari messi in campo dal Governo per fronteggiare l’emergenza. Senza queste misure le conseguenze sarebbero state molto pesanti.  Mediamente il 23% dei contribuenti lavoratori dipendenti ha avuto almeno il beneficio di un ammortizzatore sociale e questo ha inciso con un impatto pari al 4,9% medio sul valore del reddito da lavoro dipendente complessivo.  Tali valori medi hanno forti diversità a seconda dell’area geografica analizzata, con punte maggiori nelle regioni del Sud (che conta anche la più alta percentuale di cassintegrati – oltre il 43%) e una incidenza sul reddito per il 10%, contro il   4,8% al Centro, ed il 3,3 al Nord».

Un quadro estremamente interessante, poi, emerge anche dallo studio delle detrazioni.  «Gli interventi di ristrutturazione edilizia, di riqualificazione energetica (valore medio al nord 28mila euro e 25mila al sud) e di arredi per gli immobili ristrutturati, continuano a crescere in maniera significativa». Tutti gli oneri detraibili “classici”, inoltre, hanno registrato contrazioni percentuali significative rispetto al 2019, come diretta conseguenza della pandemia. «Le spese mediche, oneri detraibili la cui utilità sociale è  indiscutibile, evidenziano un forte decremento (in media -14%)frutto del combinato disposto di due situazioni oggettive: minore accesso alle strutture ospedaliere e a specialisti privati; novità normativa del 2020 che ha previsto l’obbligo della tracciabilità del pagamento per poter detrarre le spese mediche e che ha trovato impreparati molti contribuenti (soprattutto nelle aree territoriali dove anche per questioni legate alle infrastrutture, sono meno frequenti i pagamenti tracciabili).Diminuiscono in maniera significativa le spese per la frequenza di corsi universitari (-5.9%), anche per le conseguenze legate al covid. Diminuiscono sensibilmente le spese relative agli interessi passivi sui mutui (-10,7%). Il decremento è sicuramente frutto di una serie di fattori, tra i quali la riduzione dei tassi di interessi (che ha influito nella riduzione del caso dei mutui tasso variabile e delle rinegoziazioni) e la possibilità di sospendere il pagamento delle rate. Diminuiscono lievemente le spese per i canoni di locazione, soprattutto per i contribuenti del Sud (-1,9% contro una media nazionale dello 0,5%) come diretta conseguenza della pandemia, della minore mobilità e dello smart working. Crollano, infine, le spese per le attività sportive: al Centro del 60%, al Nord del 53, a Sud del 74,8%, media: -57,3%».

Commenta Alessandro Mastrocinque: «il ritratto del Paese reale ci racconta che a soffrire maggiormente gli effetti del Covid sono stati i dipendenti del settore privato. Nessun impatto sul settore pensionistico (l’aumento del reddito è in linea con quello degli anni precedenti), mentre i dipendenti del settore pubblico hanno visto il maggior incremento percentuale dei loro redditi da lavoro. Come appare evidente, i lavoratori non sono tutti uguali, e servono scelte eque e progressive per consentire un riequilibrio tra chi ha perso e chi no durante il Covid e, più in generale, improntare la ripartenza su scelte e criteri oggettivi, e non su mere suggestioni o percezioni. Oggi l’analisi dei dati consente di attuare politiche mirate, ed è quello che ci aspettiamo con l’imminente riforma fiscale. Da valutare, infine, cosa succederà a questi lavoratori quando cesseranno le tutele previste per il covid».

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