Crisi d’impresa: la composizione negoziata diventa lo strumento preferito

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La composizione negoziata, introdotta per consentire il risanamento di aziende in condizioni di squilibrio patrimoniale o economico-finanziario, dal 2025 è il principale strumento di soluzione della crisi di impresa.

Oltre 3.600 istanze, 1.800 in più dello scorso anno; più di 2mila archiviate, di cui 423 con esito positivo che hanno coinvolto 23mila dipendenti complessivi; 320 i giorni necessari ad accompagnare le aziende in un percorso di risanamento e di soluzione della crisi.

Sono i più recenti dati (aggiornati al 10 novembre) sulla composizione negoziata, elaborati da Unioncamere, e diffusi oggi in occasione del convegno “La composizione negoziata della crisi di impresa: il bilancio di 4 anni”.

L’attrattività di questo strumento stragiudiziale si deve a una serie di vantaggi, tra i quali il carattere stragiudiziale e volontario, le tempistiche brevi stabilite per legge, le trattative riservate tra debitore e creditore, i costi contenuti e la salvaguardia della continuità aziendale, la gestione diretta dell’impresa e l’accesso alle misure protettive del patrimonio.

La composizione negoziata funziona sempre più: il numero delle aziende in difficoltà che vi ricorre cresce e gli esiti positivi sono raddoppiati rispetto allo scorso anno”, ha sottolineato il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli. “Questo strumento realmente contribuisce a evitare la chiusura di tante aziende e a salvare decine di migliaia di posti di lavoro. Sono soprattutto le imprese più grandi a farvi ricorso. Servirebbe quindi rendere più semplici alcune procedure che facilitino in particolare le aziende più piccole”.

A fare da sfondo all’evento, i dati dell’ottava edizione dell’Osservatorio semestrale sulla composizione negoziata, che contiene elaborazioni aggiornate al 15 ottobre.

Nel 2025, oltre ad aumentare sensibilmente il numero delle istanze presentate (3.483 complessive, +1.623 rispetto a novembre 2024 grazie a una crescita incrementale nei primi tre trimestri del 2025), sono raddoppiati i casi di successo dell’istituto, passando da 205 dello scorso anno a 410, e il tasso di successo, in media del 20%, ha raggiunto il 25% nell’ultimo trimestre del 2025. Sul totale delle istanze presentate, 2.043 risultano archiviate mentre 210 sono state rifiutate. Le istanze attualmente in gestione presso i vari esperti incaricati sul territorio nazionale sono 1.230.

La maggior parte delle istanze ci concentra nel Nord Italia (53%), con Lombardia, Lazio, Emilia Romagna e Veneto che insieme superano il 50% del totale.

Delle 3.483 imprese che hanno avuto accesso allo strumento, solo il 4% appartiene alla categoria di imprese “sottosoglia” (con ricavi minori di 200mila euro; attivo patrimoniale inferiore a 300mila euro; debiti inferiori a 500mila euro), cosa che dimostra come la composizione negoziata continui a rilevarsi poco attrattiva e anche poco efficace per le piccole imprese: il tasso di successo in questo caso è pari al 9%, ben al di sotto del livello medio.

Le analisi condotte confermano che uno dei principali elementi di forza della composizione negoziata è rappresentato dalle tempistiche di svolgimento della procedura che, per espressa previsione normativa[1], sono più rapide e contenute rispetto a quelle giudiziali delle procedure concorsuali.

Le procedure durano, in media, 228 giorni (224 nel 2024) e il 64% delle imprese continua ad avvalersi della proroga. Le tempistiche necessarie per giungere a una chiusura favorevole della composizione negoziata sono mediamente di 320 giorni e quasi la totalità delle imprese (circa l’86%) necessita, infatti, di più di sei mesi per concludere il procedimento.

Nei casi di esito sfavorevole, invece, la durata media è di 207 giorni con il 51% di imprese che, nonostante poi le trattative non vadano a buon fine, ricorre alla proroga.

La maggior parte delle imprese che hanno concluso positivamente la procedura ha sede in Lombardia e, a seguire, in Veneto, Emilia Romagna, Lazio e Toscana.

I settori economici più rappresentati sono le attività manifatturiere (22,6%), il commercio all’ingrosso e al dettaglio (20,8%) e le costruzioni (15,2%). Il numero di addetti coinvolti nei processi di risanamento è di oltre 22.800; il valore medio di addetti per impresa è 70 e, nelle classi dai 10 addetti in su, si concentra oltre il 59% delle imprese, di cui il 16% presenta un numero di addetti superiore a 100.Il valore medio della produzione delle imprese considerate, invece, è di circa 16 milioni di euro.

[1] Ai sensi dell’art. 17, comma 7, CCII infatti, l’incarico dell’esperto si considera concluso se, decorsi 180 giorni dall’accettazione della nomina, le parti non hanno individuato una soluzione volta a perseguire il risanamento dell’impresa, ferma la possibilità di proroga per ulteriori 180 giorni nei casi tassativamente previsti dalla norma richiamata.

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