Ci siamo svegliati una mattina e scopriamo che il prodotto che vendiamo da tempo negli Stati Uniti costa improvvisamente al cliente americano il 30% in più.
Non è un errore di listino: sono i nuovi dazi.
È la realtà di un mondo instabile. Le tensioni geopolitiche, le guerre, anche commerciali, le filiere fragili, le politiche protezionistiche disegnano un orizzonte in cui l’incertezza non è un’eccezione: è la nuova regola.
Per le grandi multinazionali, la prima reazione è stata un cambio di strategia: delocalizzare, spostare i luoghi di produzioni, cambiare hub logistici.
Per una PMI, con pochi dipendenti, competenza alta, margini stretti, la situazione attuale diventa un test di sopravvivenza quotidiana.
La prima reazione in molte imprese è la sospensione: ordini rimandati, investimenti congelati, riunioni in cui si parla solo di tagli.
Poi arriva la seconda fase: capire che non si può restare fermi.
Alcune PMI che producono macchine speciali o valvole di precisione stanno valutando se aprire una filiale all’estero per restare nel mercato. Chi vende pasta o vino cerca nuovi sbocchi: Corea, Emirati, Canada.
Ma per farlo serve un cambio di mentalità: passare da “esportatori fortunati” a imprenditori globali.
Chi si sta cimentando con questa sfida, sta usando queste leve:
- Dare Valore alla propria Identità prima del prodotto
Oggi non sopravvive chi produce di più, ma chi ha un’identità più chiara.
Un’azienda che “vende valvole” può essere sostituita. Una che “fornisce soluzioni eccellenti per controllare i flussi di energia e materia” no.
Un’impresa che “produce formaggi” è una fra le tante. Una che “promuove cultura alimentare italiana” ha un capitale simbolico che nessun dazio può tassare.
Quando l’ambiente esterno si fa instabile, il vantaggio competitivo non sta più nel prodotto, ma nella capacità di significare qualcosa.
È la differenza tra un’impresa che subisce il mercato e una che lo interpreta.
- Ottenere più forza dalla rete
La resilienza per le PMI non è una parola astratta. Non significa resistere da soli. Ma costruire filiere di produzione e distribuzione, cooperare anche con chi ieri era concorrente.
Le aziende che stanno reagendo meglio sono quelle che hanno costruito reti di fiducia, condiviso informazioni, unito risorse per entrare in nuovi mercati o gestire i costi logistici.
- Evitare alcune “bucce di banana”
Ogni crisi rivela i nostri automatismi mentali e la nostra capacità di affrontare situazioni difficili.
Bucce di banana su cui rischiamo di scivolare oggi:
1. Speri che a un certo punto le cose si riprendano da sole.
Accetta che i cicli economici non si ripetono mai uguali: ogni fase critica chiede un modello nuovo, non la nostalgia del passato.
2. Ritieni che basti tagliare i costi per sopravvivere.
Investi in ciò che ti fa essere visibile e competitivo: tecnologie, competenze, relazioni, formazione del tuo team di lavoro.
3. Conti sul fatto che la politica o l’Europa trovino un accordo che ti protegga.
Prepara la tua azienda a reagire anche quando le istituzioni sono lente o inefficaci: con piani B di mercato, filiere integrate e alleanze tra imprese.
4. Credi che la fedeltà dei clienti basti a superare le turbolenze.
Costruisci un marchio che valga più del prezzo, un’identità capace di restare solida anche quando cambiano le regole del gioco.
5. Dai per scontato che i dipendenti capiscano da soli che è il momento di stringere i denti.
Cerca di renderli partecipi, spiega la traiettoria in cui ti stai muovendo e chiedi il loro contributo: la paura divide, la responsabilità condivisa unisce.
6. Sei convinto che mostrarti sempre forte funzioni, perché “un capo non può avere dubbi”.
Quando non hai tutte le risposte usa quella verità per generare fiducia, non distanza.
7. Speri che la peggiore delle ipotesi non si avveri.
Usala come palestra mentale: pianifica soluzioni alternative, e arriva pronto quando gli altri sono ancora fermi a sperare.
Quindi, diamo per scontato che mercati resteranno instabili, i dazi ci saranno, e la concorrenza globale sarà più dura.
Ma chi si prepara con una mente aperta e flessibile al cambiamento non solo sopravvive, si trasforma.
Quando i mercati sono instabili, non serve sperare nel ritorno alla normalità. Serve avere la capacità di stare in piedi quando il terreno si muove. E saper reggere rischio e sacrificio.
La frase su cui riflettere
“Chi non osa afferrare le spine non dovrebbe desiderare una rosa”, Anne Brontë, scrittrice inglese.
