Economia digitale: le imprese italiane sono indietro

 Economia digitale: le imprese italiane sono indietro

Alessandra Poggiani, DG di VENIS S.p.a., già Direttore Generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale

Alessandra Poggiani, DG di VENIS S.p.a., già Direttore Generale dell'Agenzia per l'Italia Digitale
Alessandra Poggiani, DG di VENIS S.p.a., già Direttore Generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale

[dropcap]L'[/dropcap]obiettivo della rubrica Digital Divide è quello di avvicinare le aziende italiane alle potenzialità offerte dagli strumenti web, anche attraverso le #DigitalTalk. È proprio di Divario Digitale che discutiamo con Alessandra Poggiani, DG di VENIS S.p.a., già Direttore Generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale, l’organo che ha il compito di garantire la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda digitale italiana, e quindi proprio di colmare il gap degli italiani nei confronti del digitale.

Il Divario Digitale però non si colma o diminuisce soltanto implementando infrastrutture e tecnologie come la fibra ottica, ma anche (e secondo me soprattutto) informando e FORMANDO gli imprenditori sull’importanza, sulle potenzialità e sulle opportunità del web.

Purtroppo ho la sensazione che su questo siamo ancora molto indietro, più di quanto non lo siamo sull’implementazione della banda larga.

Alessandra: «La mancanza di una infrastruttura adeguata ai tempi, in banda ultralarga, purtroppo in Italia è l’altra faccia della medaglia di una scarsa consapevolezza dell’importanza della trasformazione digitale ancora da parte delle aziende, soprattutto le più piccole che costituiscono però oltre il 98% della nostra economia. Non è più rimandabile sostenere questo passaggio culturale, manageriale e imprenditoriale. Purtroppo la struttura spesso familiare delle nostre piccole aziende non aiuta. Eppure proprio alcuni dei settori più forti del nostro paese avrebbe molto da beneficiare dalla trasformazione digitale: pensate al made in italy, all’agro-alimentare o a tutto il comparto intorno al turismo…».

L’attuale scenario è molto chiaro. Che sia giunta l’ora, quindi, di rimboccarsi le maniche? Aspettare che siano i Comuni o la PA in generale a prendere l’iniziativa non è più un’opzione. Gli imprenditori dovrebbero quantomeno ammettere che il digitale offre opportunità ancora non sfruttate, e prendere l’iniziativa per colmare il proprio gap. La consapevolezza è sicuramente il primo passo verso il cambiamento.

Alessandra: «Infatti, la PA, come nel caso della fatturazione elettronica, può e deve essere di stimolo ed innesco virtuoso. Deve riorganizzarsi per il cambiamento attraverso anche forzature normative che determino innovazione “by law”.
Ma, non è certo la PA da sola che può far cambiare passo al vasto tessuto imprenditoriale del paese che non ha ancora colto le opportunità del digitale e che ha già perso un ciclo. Non dimentichiamoci che i paesi usciti prima dalla crisi finanziaria, sono proprio quelli a più alto tasso di economia digitale, come Svezia e UK».

Siamo forse allora noi professionisti del digitale a dover dare una mano agli imprenditori, magari con il supporto delle associazioni di categoria, delle Camere di Commercio e degli altri enti preposti. Quello che mi sembra mancare, è un “piano generale” che coordini il tutto, o quanto meno un canale diretto tra i professionisti del web e gli enti, che potrebbero insieme organizzare dei percorsi formativi gratuiti per gli imprenditori.

Alessandra: «Il canale c’è. In AGID lo abbiamo messo in piedi a inizio anno. È la coalizione delle competenze digitale http://competenzedigitali.agid.gov.it/ che ha iniziato ad essere operativa e conta già quasi 40 progetti.
Non basta, ma è un buon primo passo. C’è certamente bisogno di maggiore collaborazione e consapevolezza da parte le associazioni di categoria.
Non dimentichiamoci poi dello straordinario lavoro che porta avanti il Digital Champion italiano con la sua rete. Si è visto in occasione dello switch off della fatturazione elettronica: la mobilitazione serve tantissimo!».

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