Effetto Concorde: i costi irrecuperabili

 Effetto Concorde: i costi irrecuperabili

Il Concorde era un aereo da trasporto civile jet supersonico. Progettato sul finire degli anni ’60 dai migliori ingeneri e designer del mondo di un Consorzio anglofrancese fra Aèrospatiale (Airbus) e British Aircraft Corporation cominciò a volare il 21 gennaio 1976, con una velocità due volte superiore a quella del suono. Le ali a forma triangolare e un muso appuntito come un jet da combattimento, il design del Concorde era tutto basato sulla fisica. Diventò subito un simbolo della velocità e del lusso.Viaggiava da Londra a New York in sole tre ore e venti, a differenza del normale Boeing 747 che ce ne metteva oltre sette. Un biglietto di andata e ritorno, costava dodicimila dollari. Il confort non era il massimo, il rumore era assordante e gli spazi angusti…

Con solo circa 100 posti e i prezzi dei biglietti più alti mai visti per un viaggio civile, l’aereo acquisì subito un’aura di esclusività. Durante un volo si poteva viaggiare con i reali d’Inghilterra, con qualche capo di stato e star della musica.

Con il passare degli anni, però, emerse l’altra faccia della medaglia: costi di produzione e consumi impressionanti, costi e tempi di manutenzione insostenibili. Negli anni, il budget per la costruzione di un Concorde era passato da 6 miliardi di lire del 1969 a 30 miliardi della fine degli anni Ottanta. I produttori decisero di realizzarne solo 20 unità contro le 500 previste.

La manutenzione dell’aereo durava circa 20 ore per ogni ora di volo, contro le due ore impiegate mediamente per altri aerei di linea, e il suo costo per ogni ora di volo era di 175 000 franchi, oltre la metà del costo complessivo di un volo.

Gli impressionanti consumi di combustibile, in media 17 litri a passeggero per ogni 100 km, problema relativo prima delle gravi crisi petrolifere del 1973 e del 1979, dopo l’incremento del prezzo del petrolio furono insostenibili.

Eppure, il Consorzio non intendeva lasciare il progetto.

Il 25 luglio 2000 un Concorde dell’Air France in partenza da Parigi all’Aeroporto Charles de Gaulle e diretto verso New York fu vittima di uno spaventoso incendio durante la fase di decollo: tutti i 109 occupanti, più altre quattro persone a terra, morirono nell’incidente. L’unico incidente mortale del Concorde durante i suoi 27 anni di storia operativa.

Cinque minuti prima della partenza del Concorde, un altro aereo, il Continental Airlines 55 decollò dalla stessa pista. Durante la fase di decollo perse una striscia di titanio di circa 43,5 cm di lunghezza.

Alle 16:43 il Concorde aveva ormai percorso 1810 metri di pista e aveva raggiunto i 330 km/h. Proprio a quel punto colpì con una ruota del carrello anteriore la barra di titano, che squarciò lo pneumatico, tranciò i cavi del carrello posteriore e colpì il serbatoio dell’ala sinistra. L’urto del pezzo di pneumatico generò un’onda di pressione che fece saltare il tappo di rifornimento. Il carburante uscì dal serbatoio, investì i cavi elettrici e generò un violento incendio. L’ingegnere di bordo attivò subito l’antincendio, ma il motore n°1 andò in avaria, perdendo la spinta.

L’aereo ormai aveva superato la velocità critica, fu costretto a decollare. I piloti, con ormai i comandi di volo fuori uso per via dell’incendio, calarono la spinta dei motori 3 e 4 e tentarono di raggiungere il vicino aeroporto di aeroporto di Parigi-Le Bourget. Ma l’aereo andò in stallo e precipitò alle 16:44 su Les Relais Bleus Hotel di Gonesse, a sud-ovest dell’aeroporto. Le vittime furono 109: 9 membri dell’equipaggio, 100 passeggeri e 4 persone dell’albergo.

Nonostante l’equipaggio fosse addestrato ed esperto, non esisteva alcun piano per il guasto simultaneo di due motori sulla pista, poiché era considerato altamente improbabile.

L’incidente, insieme agli altissimi costi di gestione, manutenzione e all’elevatissimo consumo di carburante mandarono in crisi il programma.

Dopo alcune migliorie, Air France e la British Airways erano pronte a rilanciare i propri Concorde. Ma la crisi di domanda commerciale, dopo gli attentati dell’11 settembre, portarono le due compagnie a ritirarli definitivamente dai cieli.

Il tempo, gli investimenti, lo sforzo di business e di gestione che avevano profuso furono vanificati.

Quante volte noi imprenditori restiamo legati a un progetto che non avrebbe più ragione d’essere? per gli elevati costi di gestione o perché il mercato non è più ricettivo, eppure non lo lasciamo andare, perché ci siamo legati affettivamente o perché ci ricordiamo il grande investimento, le molte energie dedicate al progetto, il prestigio, il successo che aveva portato con sè…

Va bene provare frustrazione quando abbandoniamo un costo irrecuperabile.

È un errore restarci attaccati perché non possiamo tollerarne la frustrazione.

La frase di oggi

“Cambia prima di essere costretto a farlo”. Jack Welch (ex CEO General Electric)

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