Energia rinnovabile, record al 55%

Nonostante la riduzione degli incentivi ed il rallentamento dei nuovi impianti energetici verdi, la scorsa settimana l’elettricità da rinnovabili venduta nella Borsa elettrica, che canalizza la maggior parte dell’energia venduta e consumata nel nostro paese, ha raggiunto il 55,1 del totale, mentre l’energia da fonti fossili ha subito un’ulteriore contrazione del 4,1% rispetto alla settimana precedente, portandosi a 1,95 terawattora.
Scendono soprattutto i consumi di carbone (-12,3%) e gas (-23,2%), con il fotovoltaico e l’eolico che si sono stabilizzati rispettivamente al 17,5 ed all’ 8,6%.
Questo quadro non sembra causare un aumento del prezzo complessivo dell’energia, poiché il Prezzo Unico Nazionale (PUN) è fermo sui 46 € a Megawattora, emerge piuttosto la tendenza alla trasformazione dell’articolazione oraria dei prezzi, che trae origine proprio dall’avanzata delle rinnovabili.
Una volta i prezzi finali formati dalla borsa erano più alti di giorno quando più alta era la richiesta e più bassi di sera e nei giorni festivi; ora accade il contrario: quando le rinnovabili spingono al massimo, cioè di giorno, i listini delle ore fuori picco superano quelli del picco diurno.
Questo si traduce in un’argomentazione forte a favore di coloro che affermano la valenza economica complessiva delle energie pulite, un punto di vista al quale si aggiunge una voce decisamente autorevole, quella del CNR, sulla base dei risultati condotti da due pubblicazioni scientifiche ben considerate, Energy Science & Engineering e Nature.
Queste pubblicazioni hanno evidenziato come il 44% dell’effetto serra aggiunto quello naturale dalla prima rivoluzione industriale ad oggi è dovuto direttamente al gas metano, il quale ha un effetto serra 25 volte più potente dell’anidride carbonica anche se il suo tempo medio di permanenza in atmosfera non supera i 30 anni.
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