Far crescere le PMI di tipo padronale, una ricchezza per il nostro Paese

 Far crescere le PMI di tipo padronale, una ricchezza per il nostro Paese

In Italia 160 mila società contano tra i 10 e 249 addetti e un giro d’affari tra 2 e 50 milioni di euro: sono le PMI. La recente emergenza sanitaria ha messo a rischio queste aziende: tra il 2019 e il 2020 i loro ricavi sono calati del 8,8% (dati Cerved 2021). “Le PMI sono una risorsa da difendere – sostiene il marketing coach Pasquale Abiuso, esperto di strategie aziendali – perché creano occupazione soprattutto a livello locale: il tessuto sociale italiano viene costruito anche grazie a loro. Si può dire che il nostro è il paese delle piccole e medie imprese. Contribuiscono al benessere delle comunità, a livello economico e occupazionale. Pensiamo alle aree geografiche più isolate, dove per molto tempo abbiamo assistito al fenomeno dell’emigrazione. In alcune zone, ancora oggi per avere un lavoro è necessario lasciare il proprio territorio e spostarsi altrove, magari verso i grandi centri. Un altro aspetto da considerare è quello fiscale: le PMI pagano le tasse in Italia quando i grandi colossi tendono a spostare centri produttivi e fiscali all’estero.”

Ma come tutelare le PMI? Rendendole più forti e competitive, anche a fronte di un modello troppo spesso ancora di tipo padronale. “L’azienda padronale nasce da un lavoratore che, con sacrificio e dedizione, diventa imprenditore. Se da un lato questo tipo di impresa sembra garantire una certa stabilità, dall’altro il rischio è quello di rimanere in una struttura chiusa e rigida che riduce il suo valore competitivo sul mercato” prosegue Abiuso.

Di seguito alcuni step funzionali ad aumentare il valore di una PMI di tipo padronale.

–       Creare un albero organizzativo

Troppe PMI hanno ancora un “capo” che vuole controllare tutto. All’interno dell’azienda si rivolgono a lui per le questioni più disparate: un modello di gestione che non funziona in nessun caso. Definire i ruoli e le gerarchie è fondamentale anche nelle strutture più piccole. “Molti titolari pensano di agire per il bene dell’azienda accentrando su di sé tutte le funzioni. Ma a lungo termine questo atteggiamento provoca un malcontento generale. Nella mia esperienza – racconta Pasquale Abiuso – ho riscontrato in questi imprenditori un grande stress, nervosismo e poca fiducia nei collaboratori proprio perché questi non vengono resi responsabili del loro ruolo. È importante invece distinguere almeno quattro professionisti diversi con funzioni ben separate: amministrazione, produzione, marketing e vendita.”

–       Implementare un processo di delega

Conseguenza diretta del punto precedente, imparare a delegare significa ottimizzare la struttura aziendale. “Gli imprenditori che utilizzano la cosiddetta delega da fattorino (ossia un metodo basato su istruzioni rigide e direttive) dimostrano di considerare i collaboratori solo degli esecutori. La delega di responsabilità invece aiuta il titolare a alleggerirsi da un carico di impegno e permette i collaboratori di assumere ruoli più qualificanti”. La conseguenza è un incremento della produttività insieme ad un miglior ambiente di lavoro.

–       Selezionare attentamente le risorse e (formarle)

“Affidarsi a conoscenze o al proprio istinto per trovare nuove risorse non è più sufficiente. Un’adeguata selezione del personale può sembrare una perdita di tempo per l’imprenditore ma è un investimento importantissimo per lo sviluppo di tutta l’impresa (e anche del territorio).” Un altro errore comune è quello di pensare che le figure senior non abbiano bisogno di essere formate. Spiega Abiuso: “Prevedere un percorso di potenziamento delle skills, sia hard che soft, riduce il rischio di turn over e aumenta la motivazione e il coinvolgimento dei lavoratori. Potranno guardare al futuro solo coloro che baseranno i loro investimenti sul capitale umano.”

Photo by krakenimages on Unsplash

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