L’Italia si colloca al primo posto tra i 27 Paesi dell’Unione europea (UE) per la pressione burocratica sulle imprese, secondo quanto affermato dalla Confartigianato sulla base dei dati forniti dalla Commissione europea.
Questa realtà rappresenta una sfida significativa per l’imprenditoria, specie per le piccole e medie imprese (PMI), che pur costituendo 99% delle imprese e non disponendo delle stesse risorse dei grandi gruppi, devono affrontare un sistema altrettanto complesso e opprimente.
PMI, 238 ore dedicate al solo adempimento degli obblighi fiscali…
La burocrazia in Italia rappresenta un forte ostacolo per la competitività delle imprese e l’attrattività del territorio, con un sistema caratterizzato da norme confuse, discrezionalità nell’applicazione e procedure lunghe e complesse.
Le statistiche parlano chiaro: l’84% delle aziende italiane ritiene che la burocrazia rallenti il loro sviluppo, secondo Federcontribuenti, e le PMI si trovano a rischiare potenzialmente fino a 125 audit di conformità annuali da 20 diverse autorità. Mentre Bruxelles annuncia di voler mettere un freno alla complessità amministrativa che pesa sulle imprese per favorire la competitività, il costo annuo della burocrazia italiana può ammontare a 108.000 per una piccola impresa e fino a 710.000 euro per una impresa media.
Inoltre, il Bel Paese si posiziona significativamente sotto la media OCSE (al 23° posto UE) in termini di efficacia della Pubblica Amministrazione. Migliorare l’efficacia della PA potrebbe avere un impatto positivo sul PIL pro-capite, evidenziando l’importanza di snellire le procedure burocratiche tanto per aumentare la produttività quanto per attrarre investimenti esteri.
Con una pubblica amministrazione che fatica a fornire servizi digitali di qualità e una conseguente eccessiva mobilitazione delle risorse aziendali – le PMI perdono in media 238 ore all’anno per adempiere ai soli obblighi fiscali – emerge il bisogno dell’ecosistema imprenditoriale di trovare soluzioni alternative.
Fare leva sul fintech B2B per aumentare la competitività delle imprese
Con un ruolo pionieristico nell’adozione della fatturazione elettronica dal 2019, l’Italia ha dimostrato quanto il suo ecosistema imprenditoriale, tradizionalmente conservatore, possa adattarsi rapidamente all’uso degli strumenti fintech per soddisfare esigenze di conformità sempre maggiormente digitalizzate.
Attualmente, la convergenza tra le soluzioni fintech neobancarie e gli strumenti di gestione contabile è tale da rendere quasi automatica la tracciabilità dei flussi finanziari. Grazie all’integrazione di soluzioni per la gestione dei flussi di cassa, la contabilità e l’archiviazione sicura dei documenti, l’igiene finanziaria e la conformità amministrativa stanno diventando inscindibili. Così gli imprenditori possono concentrarsi su ciò che conta davvero: far crescere la propria attività.
Mentre le PMI spendono spesso diverse migliaia di euro all’anno per i servizi di studi di commercialisti o team finanziari che non sono immuni da errori, l’intelligenza artificiale (IA), specie quella generativa, sta iniziando a democratizzare soluzioni all’avanguardia che non solo automatizzano le procedure e la conformità, ma forniscono anche consulenza, simulazioni e risposte univoche per adottare le migliori strategie d’impresa a lungo termine e senza margine di errore.
Smettere di aspettare la mano tesa del Leviatano
Nonostante una timida consapevolezza da parte delle istituzioni degli effetti dannosi di una burocrazia kafkiana, le imprese devono prendere l’iniziativa e smettere di aspettare la mano tesa del Leviatano. La padronanza delle soluzioni di finanza digitale, in particolare quelle basate sull’intelligenza artificiale, è un passo avanti strategico nell’osteggiare il labirinto amministrativo. Non solo le imprese risparmiano tempo e risorse, ma evitano anche controversie e costosi errori, rendendole più competitive sul mercato.

