Formazione continua: si accorcia il gap che ci separa dalla media Ue

Cresce in Italia la partecipazione degli adulti (25-64enni) in attività educative e formative, arrivando a coinvolgere 2,6 milioni di persone. Lo rileva l’Isfol nel Rapporto annuale sulla Formazione continua, giunto alla sua sedicesima edizione e realizzato per conto del Ministero del Lavoro.
Il tasso di partecipazione è giunto all’8% (dati 2014), con un incremento su base annua dell’1,8%. Si è assottigliato di conseguenza lo scarto che ci separa dalla media Ue (10,7%). Le percentuali più alte si registrano per le donne (8,3%), gli occupati (8,7%), i 25-34enni (14,9%), i laureati (18,7%). Sul piano territoriale il Centro-Nord si conferma come l’area geografica con la maggiore partecipazione, mostrando inoltre un trend positivo più intenso rispetto al Mezzogiorno.
Sul piano finanziario la necessità di rispondere all’impatto della crisi economica ha comportato il trasferimento di consistenti quote dalla formazione continua agli ammortizzatori sociali in deroga, per un valore complessivo che nel periodo 2009-15 ha raggiunto oltre 1 miliardo di euro.
In questo quadro, il ruolo dei Fondi interprofessionali si è rafforzato e i Fondi sono ora l’unico strumento di finanziamento della formazione continua a livello nazionale. A ottobre 2015 il numero di adesioni ai Fondi si è assestato su circa 930 mila imprese e circa 9,6 milioni di lavoratori. In molti territori e in alcuni ambiti settoriali si è vicini alla piena copertura dell’universo delle imprese attive.
A partire dal 2004 i Fondi interprofessionali hanno gestito complessivamente circa 5,2 miliardi di euro. Nel 2014 le loro disponibilità finanziarie sono state pari a 570 milioni di euro e nel 2015 a circa 400 milioni di euro (dati a ottobre 2015). Trova conferma il processo di concentrazione delle risorse in pochi Fondi: i primi tre per raccolta (Fondimpresa, For.te e Fondo Banche Assicurazioni) assorbono il 68,4% delle risorse.
Nel 2014 i Fondi hanno approvato circa 31 mila piani formativi, circa 2 mila in più rispetto all’anno precedente, con un coinvolgimento di oltre 59 mila imprese e un bacino potenziale di lavoratori pari a circa 1,6 milioni.
La proposta formativa è ancora prevalentemente concentrata su ambiti trasversali e intersettoriali o legati agli obblighi di legge. La salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro rimane la tematica più ricorrente (nel 43,4% dei piani formativi).
L’aula rappresenta l’ambiente di apprendimento di gran lunga più utilizzato (nel 76,4% dei piani). La mancata certificazione dei percorsi formativi interessa oltre la metà (54,9%) dei partecipanti alle iniziative programmate. I progetti che prevedono solo attività di formazione standard sono prevalenti (95,9%). Vi è una scarsa presenza di servizi aggiuntivi alla formazione, quali il bilancio di competenze (nell’1,6% dei progetti) o l’orientamento (nell’1% dei progetti). Si conferma la natura di breve durata dei corsi. Circa il 73% dei progetti prevede percorsi con una durata massima di 16 ore e con una particolare concentrazione entro le 8 ore. Il dato, in aumento rispetto agli ultimi anni, evidenzia la tendenza a finanziare iniziative che magari permettono di allargare la platea dei fruitori ma al tempo stesso appaiono frammentate e di carattere sostanzialmente seminariale.
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