All’inizio del terzo trimestre sono apparsi segnali di indebolimento della crisi, nonostante le deboli condizioni della domanda continuino a essere un grosso problema per il manifatturiero italiano. I nuovi ordini sono diminuiti a tasso lieve, mentre la produzione è diminuita meno del mese precedente.
A luglio la contrazione del volume d’acquisto è stata meno forte poiché le aziende hanno provato ad aumentare le scorte pur avendo problemi con la catena di fornitura. Ciò detto, l’accumulo della giacenza è stato in parte dovuto al calo della produzione, scaturita a sua volta dalla debole domanda. In fine, sia i prezzi d’acquisto che di vendita sono aumentati per la prima volta in tre mesi.
L’Indice HCOB PMI® (Purchasing Managers’ IndexTM) sul Settore Manifatturiero Italiano, un valore composito a una cifra della performance manifatturiera derivato dagli indicatori relativi ai nuovi ordini, alla produzione, all’occupazione, ai tempi di consegna dei fornitori e alle scorte di acquisti, a luglio è salito a 49.8, da 48.4 di giugno. L’indice principale è tuttavia rimasto appena al di sotto del punto critico di 50.0 che separa la crescita dalla contrazione. Tra i cinque componenti del PMI, solo quello relativo all’occupazione ha spinto l’indice generale alla contrazione.
Tra i tre sottosettori manifatturieri monitorati, solo quello dei beni d’investimento è andato in controtendenza rispetto al declino generale, segnalando miglioramenti delle condizioni operative.
La fiducia sul futuro è aumentata grazie alla quasi stabilizzazione delle condizioni operative. Alla base di queste previsioni di crescita si trovano il miglioramento delle condizioni economiche e geopolitiche, lanci di nuovi prodotti e acquisizione di clienti.
A luglio, i nuovi ordini hanno continuato a diminuire, anche se il tasso di contrazione è stato minimo. I dati raccolti hanno rivelato che le deboli condizioni di mercato e le incertezze sia interne che internazionali hanno continuato a giocare un ruolo nell’aggravarsi delle vendite. A luglio c’è stato un calo ugualmente lieve degli ordini internazionali.
Le deboli vendite a luglio hanno di nuovo incoraggiato le aziende a diminuire il volume di produzione. Il tasso di riduzione è stato minore che a giugno e comunque minimo. Il calo della produzione è stato provocato soprattutto dal settore dei beni al consumo, seguito da quello dei beni intermedi, mentre quello dei beni d’investimento è stato l’unico a riportare risultati positivi.
Le aziende manifatturiere hanno continuato ad alleggerire i livelli occupazionali a inizio del terzo trimestre, segnando il decimo mese consecutivo di tagli. Anche se il tasso di contrazione è stato il più rapido in tre mesi, è stato per lo più attribuito a dimissioni e pensionamenti piuttosto che a licenziamenti. C’è stata tuttavia abbastanza capacità produttiva da abbassare il livello di lavoro inevaso anche se il tasso di diminuzione è stato più lieve che a giugno.
Le aziende hanno attribuito il calo dei livelli d’acquisto alle deboli vendite. Il tasso di riduzione è stato comunque più lieve di giugno.
Ciò detto, laddove ci sono stati acquisti, i tempi di consegna sono risultati più lunghi a causa di carenze di materiale e ritardi. Questo peggioramento è stato il peggiore da inizio 2023.
Per controbilanciare ciò, le aziende manifatturiere hanno cominciato ad accumulare scorte di materiale e altri beni necessari alla produzione. Non solo questo è stato il primo aumento di scorte in quasi tre anni, il tasso d’espansione è anche stato solido.
Sul fronte dei prezzi, dopo due mesi di riduzione, i dati di luglio hanno mostrato di nuovo inflazione dei costi, attribuita dai partecipanti all’indagine soprattutto agli aumenti dei prezzi dei fattori produttivi, anche se con un tasso d’inflazione minimo. L’aumento dei costi ha provocato un incremento altrettanto lieve dei prezzi di vendita, che è anche stato il primo in tre mesi.
Commento
Analizzando i dati PMI, Nils Müller, Junior Economist, presso Hamburg Commercial Bank, ha riportato: “Con l’HCOB PMI di luglio in salita a 49.8 da 48.4 di giugno, il settore manifatturiero italiano ha mostrato timidi segnali di stabilizzazione. Nonostante l’indice principale sia rimasto appena al di sotto della soglia che separa la crescita dalla contrazione di 50.0, i cali più deboli della produzione e dei nuovi ordini suggeriscono che il peggio della recente flessione potrebbe ormai essere passato. In contrasto alla tendenza generale, il segmento dei beni di investimento ha registrato un miglioramento delle condizioni operative. A luglio, per la prima volta in quasi tre anni, le aziende manifatturiere italiane hanno ricominciato ad accumulare scorte di fattori produttivi, e tale sviluppo potrebbe riflettere un cambiamento nell’ottimismo. Sebbene le aziende abbiano riportato che parte di questo incremento di scorte è stato determinato da problemi della catena di approvvigionamento e da un minore numero di ordini, ha anche coinciso con un netto miglioramento della fiducia delle imprese. Con l’ottimismo del settore manifatturiero in salita a livelli superiori alla media di lungo termine, alcune aziende potrebbero prepararsi ad una potenziale ripresa della domanda nei prossimi mesi dell’anno. Nelle fasi precedenti, tale stoccaggio ha spesso segnalato che la recessione stava raggiungendo il punto più basso. In generale, i dati di luglio suggeriscono che il settore manifatturiero italiano potrebbe essere vicino ad un punto di svolta. Il recente accordo commerciale tra l’UE e gli USA ha evitato maggiori tensioni e fornisce una gradita dose di certezza di pianificazione per gli esportatori italiani. Detto questo, mentre l’accordo sostituisce la minaccia di una tariffa del 30% con una più ridotta del 15% su determinati beni manifatturieri, questa aliquota rimane pur sempre elevata e continua a mettere le imprese italiane in una posizione di svantaggio competitivo nel mercato statunitense. La durata di questo accordo rimane incerta, soprattutto data la volatilità della recente politica commerciale statunitense e la possibilità che tali termini possano cambiare di nuovo.”