Nel corso di questo penultimo mese dell’anno, i dati previsionali PMI® dell’indagine stanno segnalando che l’attività economica dell’eurozona continua a crescere in modo elevato. Anche le aziende monitorate si sono mostrate maggiormente positive sulle previsioni per il prossimo anno, ma l’espansione dei nuovi ordini è rallentata e l’occupazione è rimasta invariata dopo il rialzo di ottobre. Con il nuovo aumento dei costi manifatturieri, le spese sostenute dalle aziende hanno indicato il più rapido incremento in otto mesi. I prezzi di vendita sono invece saliti solo modestamente e al tasso più debole in poco più di un anno.
Produzione e domanda
A novembre, l’Indice HCOB PMI Flash Composito della Produzione dell’Eurozona, destagionalizzato e basato su circa l’85% delle consuete risposte finali dell’indagine e redatto da S&P Global, si è posizionato sul 52.4, diminuendo solo lievemente da 52.5 di ottobre, registrando quindi un’altra solida crescita mensile dell’attività economica. Quest’ultima espansione è tra le più elevate degli ultimi due anni e mezzo. Salgono ad 11 i mesi consecutivi in cui la produzione indica una crescita.
L’espansione complessiva dell’attività economica ha continuato a focalizzarsi nei servizi, dove ha indicato la crescita più rapida in un anno e mezzo. Solo lieve è invece il rialzo della produzione manifatturiera di novembre, e al tasso più lento (lo stesso di marzo) dell’attuale sequenza di espansione di 9 mesi.
A novembre, la Germania ha continuato a registrare un’espansione, anche se a un tasso rallentato rispetto a ottobre. Nel frattempo, i dati francesi sull’attività si sono avvicinati alla stabilizzazione, grazie alla spinta del ritorno alla crescita del terziario. Tuttavia, la migliore prestazione di novembre, si osserva nel resto dell’eurozona, dove la produzione ha indicato un forte aumento e il più rapido da aprile 2023.
Se l’attività economica complessiva è aumentata a un tasso generalmente simile a quello del mese precedente, i nuovi ordini ricevuti dall’eurozona a novembre stanno indicando un rallentamento della crescita. Inoltre, grazie all’espansione del terziario che ha compensato l’ennesimo calo del manifatturiero, i nuovi ordini hanno tuttavia indicato il quarto mese consecutivo di incremento. La capacità di assicurarsi nuovi ordini continua a essere ostacolata dalla debolezza della domanda internazionale. Gli ordini esteri ricevuti a novembre (che includono il commercio intra-eurozona) hanno di nuovo segnato un calo, peraltro simile a quello di ottobre.
Occupazione
Dopo la crescita di ottobre, i livelli occupazionali di novembre sono rimasti invariati. Si è registrato un incremento più lento e lieve degli organici terziari, annullati dal calo più rapido del personale manifatturiero. Sono quindi due anni e mezzo consecutivi che i posti di lavoro del manifatturiero stanno diminuendo su base mensile. Il livello dell’occupazione è leggermente calato sia in Germania che in Francia, ma ha continuato a salire nel resto dell’eurozona.
La cautela che mostrano le aziende ad assumere personale aggiuntivo riflette in parte l’evidenza che gli organici attuali sono in grado di gestire il flusso di nuovi ordini. A novembre, il lavoro inevaso è di nuovo diminuito sia nel manifatturiero che nel terziario, dopo la quasi stabilizzazione degli ordini acquisiti (ma non ancora completati) dello scorso mese.
Prezzi
A metà dell’ultimo trimestre, i due indici sui prezzi monitorati dall’indagine registrano andamenti differenti. I costi di acquisto sono aumentati nettamente e al tasso più rapido da marzo. Questa impennata rispecchia la più rapida inflazione segnalata dalle aziende terziarie e il nuovo rialzo dei prezzi di acquisto registrato dal manifatturiero, il primo peraltro in tre mesi e il più elevato in otto mesi.
Dall’altra parte, a novembre il tasso d’inflazione dei prezzi di vendita è rallentato segnando il valore più debole in poco più di un anno e indicando solo un modesto rialzo mensile nel settore privato dell’eurozona. Le aziende manifatturiere hanno mantenuto invariati i loro prezzi di vendita, mentre il tasso di inflazione dei servizi è sceso ai minimi da aprile 2021. Nei dati relativi ai paesi dell’eurozona (escluse le 2 maggiori economie) e nei dati tedeschi i prezzi di vendita hanno indicato un aumento. In Francia, invece, le aziende li hanno mantenuti invariati.
Scorte e catene di fornitura
A novembre il tasso di contrazione dell’attività di acquisto manifatturiera è stato il più lento in quattro mesi. Si è però intensificato l’esaurimento delle scorte degli acquisti e dei prodotti finiti calate più drasticamente di ottobre: con il calo maggiore in poco meno di un anno registrato dalle scorte di prodotti finiti. I ritardi relativi alla catena di distribuzione hanno continuato a intensificarsi: è infatti il quinto mese consecutivo in cui l’indice sulla prestazione dei fornitori peggiora a ritmo forte. A novembre si sta registrando la maggiore percentuale di ritardi da ottobre 2022.
Prospettive future
A novembre, le previsioni future sono aumentate, segnando un valore superiore alla media annuale registrata finora. I dati mostrano aziende molto ottimiste sulle prospettive di attività nei prossimi 12 mesi. È stato il manifatturiero ad alimentare il livello di fiducia rispetto a ottobre, registrando il maggiore ottimismo in cinque mesi. Nel terziario la positività è invece lievemente diminuita. In Germania, Francia e nel resto dell’eurozona il livello di ottimismo è migliorato, con quello dell’eurozona salito al valore più alto in nove mesi.
Commento
Analizzando i dati PMI flash Dr. Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso Hamburg Commercial Bank, ha dichiarato: “Da mesi il settore manifatturiero dell’eurozona è rimasto in una situazione di calma piatta senza seguire un percorso chiaro, con la produzione che ha registrato una leggera ripresa da marzo di quest’anno, ma in un contesto generale che durante questo periodo non ha riportato alcun miglioramento. Le aziende continuano a fare i conti con la debolezza della domanda, che a sua volta si manifesta in un lieve calo dei nuovi ordini. In questo scenario, le imprese hanno ridotto sia le scorte di beni intermedi che di prodotti finiti in maniera ancora più netta rispetto al mese precedente, e ciò, significa che il ciclo delle scorte continua a non mostrare segnali di ripresa. Siamo ancora a diversi mesi, e forse anche trimestri, da un’espansione sostenuta nel settore manifatturiero. In merito al settore manifatturiero, con un calo significativo dei propri indici, la Germania e la Francia si stanno dirigendo verso la stessa direzione, sfortunatamente quella sbagliata. Nelle due maggiori economie dell’eurozona, le aziende stanno risentendo del calo degli ordini. In termini di produzione, la Germania resta appena all’interno del territorio di espansione, mentre in Francia il calo produttivo è di recente accelerato. Se nel lungo termine, la situazione politica dovesse stabilizzarsi, le aziende sarebbero probabilmente più libere di investire, con un conseguente aumento della produzione. La situazione politica rimane però complicata, il che significa che è improbabile che l’eurozona riceva impulsi positivi da questo trimestre nel breve termine. Nell’eurozona, il settore dei servizi rappresenta un barlume di speranza e, sebbene la crescita dell’attività economica in Germania abbia subito un forte rallentamento, i fornitori di servizi francesi sono tornati a segnare una crescita. Detto questo, l’eurozona sta nel complesso più o meno mantenendo un tasso di espansione relativamente elevato. Se il settore manifatturiero sta frenando l’espansione, l’impatto elevato che il settore dei servizi ha nell’economia complessiva alimenta la possibilità che l’eurozona nel suo insieme possa crescere più rapidamente in quest’ultimo trimestre rispetto al terzo. L’inflazione più rapida dei costi nel terziario difficilmente sarà vista di buon occhio dalla BCE. Detto questo, l’inflazione dei prezzi di vendita di questo settore è allo stesso tempo rallentata. Tutto sommato, i problemi dei responsabili della politica monetaria, che prestano particolare attenzione al tasso di inflazione tra i fornitori di servizi, dovrebbero diminuire e non vi è alcun motivo per inasprire la politica monetaria. Prevediamo quindi che a dicembre i tassi di interesse rimarranno invariati.”
