HCOB PMI®: il maggiore peggioramento delle condizioni operative del manifatturiero italiano da giugno

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Alla fine del terzo trimestre, conseguentemente ai nuovi cali della produzione e delle vendite, il settore manifatturiero italiano è ritornato a contrarsi. Malgrado le aziende abbiano ridotto la loro spesa per materie prime e semilavorati, il livello occupazionale è tornato a crescere. Le aziende hanno infatti segnalato previsioni di crescita della produzione futura maggiori e piani espansionistici commerciali.

Allo stesso tempo, le pressioni sui costi hanno ripreso vigore, con le aziende che hanno registrato un nuovo aumento dei costi di acquisto.

L’Indice HCOB PMI® (Purchasing Managers’ IndexTM) sul Settore Manifatturiero Italiano, un valore composito a una cifra della performance manifatturiera derivato dagli indicatori relativi ai nuovi ordini, alla produzione, all’occupazione, ai tempi di consegna dei fornitori e alle scorte di acquisti, a settembre è sceso a 49.0 da 50.4 del mese scorso. Escludendo i dati di agosto, i produttori manifatturieri italiani hanno osservato un declino mensile dello stato di salute del settore per un anno e mezzo, con l’ultimo calo che è stato il maggiore in tre mesi.

Il nuovo calo degli ordini ha contribuito alla contrazione delle condizioni operative, e i dati di settembre hanno mostrato una notevole diminuzione delle nuove vendite, la più rapida da giugno. La riduzione dei nuovi ordini è stata attribuita dalle aziende all’esitazione da parte dei clienti causata dall’incertezza economica.

Anche le condizioni della domanda estera sono peggiorate, poiché i nuovi ordini destinati al mercato estero sono diminuiti al ritmo più rapido da marzo. Secondo il campione d’indagine, le meno favorevoli condizioni di domanda nei mercati chiave di Europa, Stati Uniti e Asia hanno pesato sulle nuove vendite dall’estero.

A settembre, le aziende campione hanno di conseguenza rivisto al ribasso i loro livelli di produzione, riportando una contrazione della produzione modesta. Il calo è stato in netto contrasto con l’aumento maggiore della produzione da quasi due anni e mezzo registrato ad agosto.

Dopo un breve calo ad agosto, a settembre i prezzi di acquisto sono aumentati. A guidare l’espansione delle spese operative è stato il rialzo dei prezzi delle materie prime, in particolare per articoli come il rame. Il livello dell’inflazione è stato il maggiore da marzo, anche se ben al di sotto della media delle serie.

Allo stesso tempo, secondo le aziende campione, gli aumenti dei prezzi alla vendita sono stati ostacolati dalla concorrenza e dagli sforzi per effettuare nuove vendite. Nel corso del mese, i prezzi di vendita sono rimasti sostanzialmente invariati.

Secondo quanto riportato, gli investimenti pianificati per l’espansione delle operazioni commerciali hanno favorito a settembre un nuovo aumento dell’occupazione. L’aumento occupazionale segue il periodo di tagli del personale durato 11 mesi. Allo stesso tempo, il livello del lavoro inevaso è ancora una volta calato, e a un ritmo sostenuto.

A settembre e in linea con il calo dei nuovi ordini, le aziende manifatturiere italiane hanno ridotto la loro attività di acquisto a un ritmo notevolmente più veloce. Il ritmo di contrazione è stato inoltre il più drastico degli ultimi sei mesi e maggiore rispetto all’andamento della serie.

Malgrado la minore domanda di beni, la performance dei fornitori ha continuato a peggiorare, anche se al tasso meno marcato degli ultimi tre mesi.

La debole domanda da parte dei clienti ha anche portato a un secondo calo mensile consecutivo delle scorte dei prodotti finiti e degli acquisti. I dati raccolti hanno attribuito generalmente il minore livello delle giacenze al loro utilizzo per supportare l’evasione di nuovi ordini.

A settembre, le aspettative delle aziende manifatturiere italiane sono state più ottimistiche e, secondo quanto riportato, gli investimenti pianificati in nuovi prodotti e l’ingresso in nuovi mercati hanno sostenuto l’ottimismo per le prospettive di produzione.

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