HCOB PMI®: nuovo peggioramento delle condizioni operative del settore manifatturiero italiano, ma migliora l’ottimismo

Gli ultimi dati HCOB PMI® hanno mostrato ancora una volta un settore manifatturiero in Italia in contrazione, a causa delle deboli condizioni della domanda. Un calo più contenuto dei nuovi ordini ha tuttavia contribuito a un rinnovato ottimismo nel settore, che ha spinto le aziende ad aumentare leggermente i volumi di produzione.

Le aziende manifatturiere italiane hanno tuttavia mostrato una certa cautela nelle loro decisioni sull’occupazione e sugli acquisti. Questo ha in parte portato i costi di acquisto a scendere al ritmo più rapido da oltre un anno, mentre i prezzi di vendita sono rimasti invariati.

L’Indice HCOB PMI® (Purchasing Managers’ IndexTM) sul Settore Manifatturiero Italiano, un valore composito a una cifra della performance manifatturiera derivato dagli indicatori relativi ai nuovi ordini, alla produzione, all’occupazione, ai tempi di consegna dei fornitori e alle scorte di acquisti, a maggio ha postato 49.2, quindi generalmente in linea con il 49.3 di aprile.

L’indice di maggio è quindi rimasto al di sotto della soglia di 50.0, segnalando un peggioramento marginale dello stato di salute del settore. Tra i cinque componenti del PMI, e in linea con il miglioramento delle condizioni manifatturiere, l’indice della produzione è stato l’unico a crescere.

L’indagine di maggio ha registrato un calo frazionale degli ordini manifatturieri, in contrasto con la forte contrazione registrata ad inizio anno. Laddove è stato riportato un calo, le aziende campione hanno notato una debolezza soprattutto nei settori dell’auto e dell’elettronica.

Nonostante l’incertezza sui dazi, nell’ultima indagine sono aumentate per la prima volta in oltre due anni, anche se solo marginalmente, le vendite destinate all’estero. Il campione d’indagine ha collegato la ripresa a un aumento degli ordini da parte dei clienti europei.

A maggio l’andamento del volume di produzione è stato altrettanto fiacco, con una espansione minima dei volumi di produzione che però ha posto fine al periodo di calo di 13 mesi.

Sebbene il calo delle vendite abbia fatto ridurre nuovamente le quantità acquistate dalle aziende manifatturiere, la diminuzione è stata notevolmente più contenuta rispetto ad aprile, in parte grazie alla nuova crescita della produzione. Le giacenze degli acquisti sono diminuite di nuovo, e ad un ritmo maggiore, poiché le imprese hanno continuato a fare affidamento sulle scorte per soddisfare i bisogni di produzione.

La forte e continua debolezza della domanda di beni ha portato al primo calo delle spese in sei mesi. Il tasso di diminuzione è stato il più forte registrato dall’inizio del 2024 e ha contrastato notevolmente la media della serie di lungo termine di 57.1. La riduzione dei prezzi delle materie prime è stata spesso riportata tra i commenti delle aziende campione. Nel frattempo, a maggio sono stati bloccati ulteriori aumenti dei prezzi di vendita e non se ne sono quindi registrate variazioni per quanto riguarda i beni italiani.

I produttori hanno beneficiato di tempi di consegna più rapidi, in quanto i venditori sono stati in grado di tenere il passo con il loro carico di lavoro, un effetto a catena della riduzione della domanda di fattori di produzione e quindi di una migliore disponibilità di scorte. Il miglioramento dei tempi di consegna è stato il migliore dell’ultimo anno.

Oltre ai tagli alle giacenze e agli acquisti, a maggio anche l’occupazione nel settore manifatturiero è diminuita ulteriormente. Il campione intervistato ha riferito che la riduzione è stata spesso ottenuta attraverso il mancato rimpiazzo dei dimissionari volontari e la riduzione del personale temporaneo. Il tasso di riduzione dei posti di lavoro è stato comunque modesto e più contenuto rispetto ad aprile. Anche a maggio, la capacità produttiva è stata ancora sufficiente per ridurre i volumi degli ordini in fase di lavorazione.

Infine, a maggio i produttori italiani di beni hanno guardato al futuro con una maggiore fiducia. Recuperando quindi i bassi livelli registrati nei due mesi precedenti, anche il grado di ottimismo si è attestato al di sopra della tendenza. Le aziende si sono dette fiduciose che il miglioramento delle condizioni di mercato, la riduzione dei tassi di interesse e l’ampliamento dell’offerta di prodotti possano sostenere la crescita nel corso dei prossimi dodici mesi.

Commento

Analizzando i dati PMI, Nils Müller, Junior Economist, presso Hamburg Commercial Bank, ha riportato: “A maggio, il settore manifatturiero italiano ha mostrato ulteriori segnali di stabilizzazione, con il PMI principale che si è mantenuto appena al di sotto della soglia neutra di non cambiamento di 50.0. Malgrado in marginale calo rispetto ad aprile, i dati raccolti mostrano un settore che sta cautamente uscendo da una prolungata fase di contrazione. La produzione in particolare è aumentata per la prima volta da oltre un anno, grazie all’acquisizione di nuovi clienti e ai timidi segnali di ripresa della domanda, soprattutto dai mercati di esportazione europei. Il miglioramento della produzione è in netto contrasto con la continua debolezza dei nuovi ordini, che sono diminuiti per il quattordicesimo mese consecutivo. Il ritmo di contrazione è stato tuttavia il più contenuto da oltre un anno, lasciando intravedere un potenziale cambio di tendenza. Gli ordini esteri, infatti, hanno registrato la prima espansione in oltre due anni, sostenuti da una più forte domanda europea. La domanda interna rimane però debole, con i dati raccolti che indicano la debolezza di settori chiave come quello automobilistico ed elettronico, che mantengono sotto pressione gli ordini complessivi. Anche se modestamente, l’occupazione ha continuato a diminuire, riflettendo sia le dimissioni volontarie che la cautela nelle decisioni di assunzione in un contesto di persistente incertezza. Nel frattempo, per la prima volta da fine 2024, calano i costi di acquisto, grazie alla contrazione dei prezzi delle materie prime e dei trasporti. Questo allentamento delle pressioni sui costi, unito alla stabilità dei prezzi di vendita, suggerisce che le forze inflazionistiche si stanno allentando, offrendo un po’ di sollievo alle aziende manifatturiere, a sostegno della narrazione attuale sulla disinflazione nell’eurozona in senso lato. Guardando avanti, le prospettive del settore sono cautamente ottimistiche. Più della metà delle aziende intervistate prevede un aumento della produzione nel corso dei prossimi dodici mesi, una tendenza che potrebbe essere sostenuta da un euro più forte, dal calo dei prezzi dell’energia e da un ulteriore allentamento della politica monetaria da parte della BCE. Le tensioni commerciali rimangono tuttavia un rischio fondamentale. La visita del primo ministro Meloni a Washington a metà maggio non ha prodotto alcuno sgravio tariffario immediato, lasciando gli esportatori italiani esposti all’incertezza. Per il momento il settore sembra aver ritrovato la sua strada, ma il percorso verso una ripresa sostenuta rimane difficile.”

Immagine di senivpetro su Freepik

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