HCOB PMI®: rallenta la contrazione del settore terziario in Italia e si intensifica la pressione inflazionistica

 HCOB PMI®: rallenta la contrazione del settore terziario in Italia e si intensifica la pressione inflazionistica

Con la debole domanda che continua a pesare sul settore, il settore terziario italiano ha registrato a novembre un altro mese di calo dell’attività. Inoltre, sia la produzione che i nuovi ordini hanno indicato contrazioni ma a tassi rallentati. Nonostante le pressioni inflazionistiche si siano intensificate, le aziende ne hanno assorbito la porzione maggiore visto il rialzo solo marginale delle tariffe applicate ai clienti. In ogni caso, a novembre il settore ha indicato un certo ottimismo con le aziende che hanno ricominciato ad assumere, dopo i tagli registrati a ottobre.

L’indice HCOB PMI® dell’Attività Terziaria in Italia, il principale di questa indagine, è salito a novembre a 49.5 da 47.7 di ottobre. La sequenza di contrazione dell’attività si è dunque estesa a quattro mesi, posizionandosi su un valore appena inferiore alla soglia di non cambiamento di 50.0.

Anche se a novembre il tasso di contrazione della produzione è rallentato, le aziende hanno continuato a mostrare preoccupazioni per le attuali tensioni geopolitiche e per il prolungarsi di uno stato di indebolimento della domanda, che hanno quindi ridotto i livelli di attività del settore.

Le aziende hanno riportato a novembre un calo dei nuovi ordini, il secondo consecutivo su base mensile, dovuto in parte alle deboli condizioni della domanda. Il campione monitorato ha collegato la riduzione del flusso delle commesse ricevute anche agli alti tassi di interesse e al ridotto potere di acquisto dei clienti, visto che il costo dei finanziamenti è rimasto particolarmente elevato. Rispetto a ottobre, il calo dei nuovi ordini è tuttavia diminuito e nel complesso si è mantenuto generalmente modesto.

Prolungando l’attuale tendenza di declino cui assistiamo da ormai quattro mesi, le commesse estere di novembre hanno segnato un forte crollo. Le principali ragioni menzionate dalle aziende del settore terziario italiano sono legate alla debolezza della domanda e alle tensioni geopolitiche.

A novembre, le pressioni inflazionistiche hanno ripreso vigore, con le aziende dei servizi che hanno segnalato un rialzo più forte dei costi operativi. Dai dati raccolti, l’impennata dei prezzi energetici, del carburante e delle materie prime hanno spinto l’inflazione al rialzo, facendole registrare valori forti ed elevati rispetto alla media storica.

A novembre, le aziende del settore hanno trasferito ai clienti parte dell’inflazione dei costi sotto forma di prezzi di vendita maggiori. Le tariffe applicate dalle aziende terziarie italiane sono lievemente aumentate ma al tasso più rapido in tre mesi ed elevato rispetto ai valori storici.

Con la riduzione di nuovi ordini, le aziende intervistate hanno registrato il secondo mese di calo di lavoro inevaso. Il tasso di riduzione di commesse acquisite e non ancora completate è stato il più rapido degli ultimi quattro mesi.

La contrazione delle commesse in giacenza è stata inoltre supportata da un ritorno alla crescita occupazionale nel mese di novembre. Dopo i tagli sugli organici effettuati a ottobre, le aziende del settore terziario italiano hanno registrato un rialzo delle assunzioni, benché marginale.

La creazione di posti di lavoro rispecchia in parte una certa fiducia nel futuro. Rispetto a ottobre, le aziende hanno espresso a novembre maggiore ottimismo sulle prospettive di attività nei prossimi 12 mesi. Tale positività proviene dalla speranza di una ripresa della domanda e anche dell’acquisizione di nuovi clienti. Nonostante l’evidenza di un certo miglioramento su base mensile, le aspettative sono rimaste molto più deboli della tendenza storica.

Commento

Analizzando i dati PMI finali del Settore Terziario in Italia, Dr Tariq Kamal Chaudhry, Economist presso Hamburg Commercial Bank, ha dichiarato: “Il settore terziario sta mostrando toni più ottimistici. L’Indice HCOB PMI dell’Attività Terziaria, in contrazione ininterrotta negli ultimi quattro mesi, si è mosso verso la stagnazione, con un rialzo di 1.8 punti fino a segnare a novembre 49.5. Il miglioramento dell’Indice sulle Prospettive Economiche Future alimenta la speranza che nei prossimi mesi il settore possa superare la soglia di contrazione. L’occupazione resta stabile, senza registrare ulteriori declini poiché, in un’economia debole, le aziende dei servizi esitano ad assumere. Questo potrebbe anche essere collegato all’aumento dei salari, dovuto alle continue carenze di manodopera. Le pressioni al rialzo sui costi gestionali provengono dall’energia, dal carburante e dalle materie prime, spingendo l’inflazione dei costi a un valore superiore alla media a lungo termine. Inoltre, le aziende monitorate faticano a trasferire le spese complessive sui clienti. Ancora una volta, il settore terziario italiano ha riportato un calo delle commesse nazionali, collegandolo al doppio effetto degli alti tassi di interesse e a una economia in rallentamento. Il campione intervistato ha riportato difficoltà ad acquisire ordini dall’estero a causa dell’incertezza geopolitica e una domanda debole. C’è di buono che il calo dei nuovi ordini, totali ed esteri, è significativamente diminuito. Il settore terziario italiano sta vivendo uno stato di costante penuria di ordini, evidenziato a novembre dalla riduzione di commesse inevase. Perciò, anche se a novembre l’indice sulle aspettative di attività futura è aumentato, non c’è da meravigliarsi se è rimasto inferiore alla media di lungo termine. In sostanza, pur vedendo segnali di stabilizzazione, possiamo aspettarci per il settore terziario solo una crescita piuttosto modesta.

Immagine di mindandi su Freepik 

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