I marchi di qualità ecologica a sostegno dell’eco-innovazione: quando credibilità, fiducia e rispetto degli standard e dei sistemi di certificazione fanno la differenza

 I marchi di qualità ecologica a sostegno dell’eco-innovazione: quando credibilità, fiducia e rispetto degli standard e dei sistemi di certificazione fanno la differenza

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[dropcap]L’[/dropcap]etichettatura ecologica è un settore oggi in forte espansione e molto diversificato. Secondo l’Ecolabel Index, Indice dei Marchi di Qualità Ecologica, vi sono più di 450 marchi in 197 paesi; mentre, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha rilevato nel 2013 che il numero dei marchi si è quasi quintuplicato tra il 1988 e il 2009.

Secondo l’OCSE, i marchi di qualità ecologica possono essere «pubblici e obbligatori» o «pubblici e volontari»; tali marchi sono promossi da gruppi senza scopo di lucro, o da settori privati, oppure da un insieme di queste diverse componenti, per esempio grazie alla richiesta comune di ONG e di settori privati. Vi sono alcune differenze tra i marchi ecologici per quanto riguarda l’ambito geografico (regionale, nazionale o internazionale), la loro gestione e trasparenza e gli aspetti ambientali di cui tengono conto. Sempre dai dati dell’OCSE, le questioni principali considerate dai marchi di qualità ecologica sono soprattutto il tenore di sostanze chimiche pericolose, la gestione delle risorse naturali, i rifiuti, il riciclaggio, l’efficienza energetica, l’impronta di carbonio e la conservazione della biodiversità.

Molti dei marchi di qualità ecologica sono in realtà dei veri e propri marchi commerciali. Come i prodotti di marca, anche questi si basano sulla fiducia nel fatto che il marchio commerciale, o di qualità ecologica, garantisca un livello minimo di qualità, o soddisfi un numero minimo di criteri. Analogamente ai marchi commerciali, alcuni marchi di qualità ecologica sono già molto conosciuti dai consumatori: ad esempio, i marchi Fairtrade, Forest Stewardship Council (FSC), o il marchio del Programma Energy Star per le apparecchiature per ufficio. Secondo un’altra indagine del 2011, condotta sui consumatori della Gran Bretagna dal Dipartimento dell’Ambiente, dell’Alimentazione e degli Affari Rurali del governo britannico, la forma più riconosciuta di etichettatura ecologica è quella delle valutazioni dell’efficienza energetica di apparecchi domestici, quali le lavatrici da parte dell’Unione Europea. Dai dati del rapporto, queste valutazioni hanno raggiunto il 76% di riconoscimento tra i consumatori; mentre, un’indagine Eurobarometro del 2009 ha evidenziato un tasso di riconoscimento pari al 37% del marchio a livello europeo per il marchio di qualità ecologica europeo con il simbolo del fiore.

L’aumento dei marchi di qualità ecologica si deve alla crescente attenzione verso una maggiore sostenibilità ambientale dei sistemi di produzione e di consumo. I governi di diversi paesi, consapevoli che comportamenti non sostenibili generano rischi economici elevati nel medio lungo periodo, impongono standard obbligatori, che prevedono la certificazione, come accade per il marchio di efficienza energetica dell’UE. In certi casi, le imprese adottano misure volontarie, al fine di aumentare la sostenibilità delle proprie attività, ascoltando così le richieste dei consumatori, o di gruppi di attivisti; tali aziende desiderano che il proprio impegno verso la sostenibilità sia riconosciuto da un marchio di qualità ecologica. Ed è questa la motivazione alla base del marchio di qualità ecologica UE, che certifica soprattutto i beni di produzione.

Per quanto riguarda le catene di fornitura, i criteri di sostenibilità stanno acquistando sempre più importanza quali parametri di riferimento per quelle aziende che devono rispettare specifiche linee guida, al fine di continuare a rifornire marchi commerciali multinazionali. Spesso, è più semplice gestire gli standard di qualità ambientale e la certificazione di sostenibilità a livello settoriale con iniziative come la tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile, o Bonsucro, l’iniziativa per una canna da zucchero qualitativamente superiore.

I marchi ecologici offrono molti vantaggi; inoltre, possono essere sottoposti a revisione periodica, allo scopo di renderne più rigorosi i criteri di qualità, com’è accaduto per le valutazioni dell’efficienza energetica dell’Unione Europea. Le imprese che rispettano tali criteri sono incoraggiate ad adottare prassi di gestione ambientale e modelli commerciali più sostenibili e sono in grado di individuare strategie per l’efficienza più facilmente. I marchi ecologici offrono vantaggi anche ai consumatori, che possono scegliere i prodotti in base alle proprie preferenze di carattere etico, sociale e ambientale.

L’aumento dei marchi di qualità ecologica è tuttavia anche motivo di preoccupazione, poiché c’è il rischio che l’eccesso di opzioni possa complicare le scelte, qualora diventi più difficile confrontare le diverse possibilità. Potrebbe capitare che i marchi ecologici meno rigorosi, o meno credibili sul mercato, non rispettino i criteri di qualità e, nonostante ciò, non subiscano eccessivi controlli. Il settore delle etichette ecologiche si è talmente ampliato, che è forse arrivato il momento di «garantire la qualità senza compromessi». Forse, vale la pena riflettere su quale possa essere il futuro dei marchi di qualità ecologica. Ci si chiede se debba esistere un sistema di vigilanza più «ufficiale» dei marchi di qualità ecologica da parte del mercato, per garantire il rispetto dei criteri minimi, o se si debba potere verificare ciò che è attestato dai marchi di qualità ecologica e forzarne il rispetto, così come le dichiarazioni false o fuorvianti sono proibite nei messaggi pubblicitari.

Lo stesso settore dell’etichettatura biologica è consapevole dei rischi per la reputazione di tutti i marchi di qualità ecologica, qualora gli standard generali e la credibilità di tali marchi non siano preservati. Nel mese di giugno 2013, l’ISEAL Alliance, i cui membri includono sostenitori di standard di sostenibilità quali il Marine Stewardship Council, Rainforest Alliance, Fairtrade e Bonsucro, ha pubblicato codici di buone prassi e principi di credibilità per sostenere la fiducia negli standard e nei sistemi di certificazione. Se tale impegno debba essere accompagnato e sostenuto da azioni dei «regolatori», è una delle questioni oggi più dibattute in materia di eco-innovazione. Ci auguriamo che a tale domanda sia data presto una risposta «sostenibile».

Dr. Paola Fiore | Sustainability Management & Communications Specialist | Sustainability & CSR Coach
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ETICAMBIENTE® Sustainability Management & Communications Consulting
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