I principali trend per la sicurezza del 2021: le previsioni di Juniper Networks

 I principali trend per la sicurezza del 2021: le previsioni di Juniper Networks

Di seguito, un’analisi di Juniper Networks sui principali trend che caratterizzeranno la sicurezza nel 2021.

Il lavoro remoto offrirà straordinarie opportunità ai cybercriminali

La pandemia ha reso evidenti diversi buchi nella sicurezza che nessuno aveva previsto. Reti domestiche non protette, diffusione del fenomeno BYOD e operation monolitiche hanno reso invisibili quelle minacce una volta ben rintracciabili sulla rete aziendale. I cybercriminali hanno approfittato di questa aumentata superficie di attacco per lanciare campagne di phishing, vishing (phishing telefonico) e ransomware. In una recente indagine commissionata da Juniper[1] su un migliaio di CIO e CISO di nove paesi, il 71% degli intervistati in EMEA ha affermato che, alla luce della recente pandemia, la rete e la sicurezza della propria organizzazione hanno avuto problemi a causa dell’eccesso di domanda di banda e servizi.

La vita non tornerà alla normalità in tempi brevi e l’esigenza di lavorare da remoto proseguirà. Le organizzazioni dovranno fermarsi e riflettere su come approcciare la sicurezza al fine di supportare questo nuovo paradigma, soprattutto in termini di maggiore visibilità e risposte più rapide. D’altronde, il cybercrime continuerà a evolvere e approfittare dei lavoratori remoti per penetrare facilmente nelle reti aziendali. Per alcune aziende, la soluzione può essere l’outsourcing della protezione verso un servizio gestito, rimediando così al problema della carenza di competenze e conoscenze interne sul tema della sicurezza.

I budget per la sicurezza saranno penalizzati

Per molti anni, la cybersicurezza è stata una delle aree in cui investimenti e budget sono cresciuti costantemente. Il team preposto alla sicurezza ha acquisito maggiori capacità di insight e di anticipazione dei trend, mentre l’azienda vede una sicurezza forte sia come requisito di legge sia come vantaggio competitivo. Nel 2020, però, è avvenuto un cambiamento: gli investimenti sono stati dirottati sul supporto al lavoro da remoto e sul passaggio repentino ai servizi cloud, il tutto favorito dallo stato di pandemia che stiamo vivendo. Nel 2021 potremmo assistere a un nuovo taglio della spesa in sicurezza, accompagnato dalla necessità di dimostrare rapidamente il valore degli investimenti pregressi.

Infatti, secondo i risultati dell’indagine commissionata da Juniper di cui sopra, il 68% degli intervistati in EMEA ha dichiarato che la pandemia potrebbe limitare gli investimenti in sicurezza di rete già pianificati. Per prepararsi a questo scenario, i team responsabili della sicurezza devono abituarsi a pensare diversamente e usare in modo più efficace le soluzioni esistenti o adottare tecniche come la connessione a un servizio DNS sicuro, che richiederebbe costi di implementazione minimi.

Disponibilità e accessibilità mettono a rischio i dati

Nel momento in cui sempre più persone richiedono accesso a più informazioni, da più luoghi, in ogni momento, è lecito attendersi un picco nelle violazioni. Troppo spesso nelle aziende la necessità di rendere i dati disponibili ha la priorità rispetto all’esigenza di proteggere le informazioni e limitare adeguatamente l’accesso ai dati: di conseguenza, un maggior numero di informazioni è potenzialmente alla portata dei cybercriminali.

Aggiungiamo poi che, con l’adozione del 5G, gli attacchi e la sottrazione di dati possono avvenire molto più rapidamente e in modo più discreto. È probabile che nel 2021 vi sarà un’impennata nel furto di dati e, per limitare il rischio, le imprese devono quantomeno adottare buone pratiche di sicurezza di base prima di modificare le policy di accesso ai dati:

  • Assicurarsi che le password siano complesse e aggiornate periodicamente;
  • Implementare un sistema di accesso in base al ruolo per restringere e controllare gli accessi;
  • Crittografare i dati, sia quelli in movimento sia quelli statici.

Questi accorgimenti faranno sì che un eventuale hacker si possa trovare in mano solo una quantità ridotta di dati e non le informazioni più sensibili.

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[1] L’indagine è stata condotta da Vanson Bourne a giugno/luglio 2020 in Francia, Germania, Israele, Italia, Paesi Bassi, Arabia Saudita, UAE, UK e USA. Gli intervistati appartengono a organizzazioni con 1000 dipendenti o più.

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