IHS Markit Flash PMI: le aziende dell’eurozona hanno riportato a luglio la crescita maggiore in due anni

 IHS Markit Flash PMI: le aziende dell’eurozona hanno riportato a luglio la crescita maggiore in due anni

Con la progressiva riapertura del mercato economico dopo le restrizioni imposte per prevenire la diffusione del Covid-19, i dati previsionali PMI® indicano che l’attività economica dell’eurozona è aumentata per la prima volta da febbraio registrando il maggiore rialzo in poco più di due anni. Le aspettative future sono migliorate e allo stesso tempo si è avuto un rialzo del flusso dei nuovi ordini ed un rallentamento dei tagli occupazionali, sebbene la perdita di posti di lavoro continui ad essere ampiamente diffusa a causa dei numerosi ridimensionamenti aziendali in atto.

Con 54.8, l’indice flash del PMI® IHS Markit Composito dell’eurozona di luglio ha segnato un nuovo discostamento rispetto ai minimi storici di aprile di 13.6, ed è aumentato da 48.5 di giugno. È la prima volta da febbraio che si registra una lettura superiore alla soglia di non cambiamento di 50.0. Il valore di luglio indica il maggiore recupero mensile della produzione da giugno 2018.

Sia il settore manifatturiero che terziario sono tornati in territorio di espansione, segnando rispettivamente i valori più alti in 23 e 25 mesi, con i servizi che hanno tra l’altro indicato l’impennata più forte. Se l’attività terziaria ha registrato il primo aumento da febbraio, la produzione manifatturiera ha indicato il primo incremento da gennaio 2019.

Tale miglioramento rispecchia in parte il rimbalzo tecnico rispetto alle recenti restrizioni di contenimento del contagio. Infatti, grazie al graduale allentamento di tali misure attualmente in corso nell’eurozona, le aziende ed i loro clienti hanno progressivamente riaperto i battenti.

Di pari passo all’allentamento delle restrizioni, si è registrato un risveglio della domanda, registrando il primo aumento dei nuovi ordini da febbraio, con un’impennata che non si vedeva da ottobre 2018. Il flusso delle nuove commesse è stato tuttavia inferiore all’incremento della produzione e questo anche a causa della perdita di ordini dall’estero, causando la progressiva riduzione delle commesse inevase nel corso del mese.

Anche se il calo degli ordini inevasi è stato minore rispetto ai mesi precedenti, l’eccedenza della capacità produttiva rispetto al portafoglio di ordini ha indotto molte aziende a continuare il processo di riduzione del personale. Di conseguenza i livelli occupazionali sono diminuiti per il quinto mese consecutivo e ad un tasso che, seppure inferiore rispetto ai mesi recenti, resta il più alto dall’inizio del 2013.

I tagli occupazionali sono stati particolarmente severi nel manifatturiero, settore in cui, ad esclusione dei tre mesi precedenti, si è registrato il più rapido tasso di licenziamento dal 2009. Il terziario ha invece indicato un ritmo di calo del livello occupazionale assai più modesto, ma anche qui si è avuta la maggiore riduzione degli organici in sette anni, salvo i record durante il picco pandemico.

Guardando avanti, le aspettative sulla produzione futura hanno continuato ad aumentare rispetto ai minimi storici di marzo, toccando valori record in cinque mesi sia nel settore manifatturiero che terziario. I servizi hanno peraltro riportato prospettive più ottimistiche. La speranza di un miglioramento nel corso del prossimo anno spesso rispecchia previsioni di una maggiore riapertura dell’economia, anche se le aziende percepiscono solitamente tale espansione come una ripresa dai minimi storici precedenti, visto che la pandemia ha inferito duri colpi sul loro volume di affari.

Allo stesso tempo, i prezzi medi di vendita di beni e servizi sono scesi per il quinto mese consecutivo, con le aziende intervistate che hanno largamente riportato la necessità di offrire sconti per incoraggiare la domanda. Il tasso di riduzione mostra tuttavia un progressivo indebolimento rispetto al record minimo in quasi 11 anni di aprile.

Il rallentamento della deflazione dei prezzi è dovuto all’incremento dei costi: i prezzi medi di acquisto sono infatti aumentati per il secondo mese consecutivo, anche se in modo modesto. Se i prezzi delle materie prime hanno continuato a diminuire, è stato ampiamente riportato l’aumento dei costi del personale, dei DPI o di altri oneri collegati alla protezione dal Covid-19.

Analizzando i dati dei singoli paesi, le aziende francesi hanno guidato la ripresa riportando un’espansione della produzione per il secondo mese consecutivo e segnando il più rapido tasso di crescita da gennaio 2018. Sia il manifatturiero che il terziario hanno indicato i migliori ritmi di crescita in due anni e mezzo. Se in Francia le aziende dei servizi hanno registrato il primo aumento dei nuovi ordini da febbraio, gli ordini industriali sono tornati in zona contrazione a causa del calo delle esportazioni. L’occupazione ha continuato a diminuire, ma indicando la perdita minore di posti di lavoro degli ultimi cinque mesi.

In Germania, la produzione è aumentata per la prima volta da febbraio, crescendo ad un ritmo mai visto in quasi due anni. L’impennata dell’attività terziaria, che ha mostrato l’espansione maggiore in due anni e mezzo, si è accompagnata ad un incremento più modesto della produzione manifatturiera. Quest’ultima è stata nondimeno la migliore in quasi due anni grazie al forte salto in avanti dei nuovi ordini, incluse le esportazioni. Continuano tuttavia ad essere registrati tagli occupazionali, concentrati soprattutto nel settore manifatturiero.

Il resto della regione al di fuori del territorio francese e tedesco, ha anch’esso indicato un ritorno all’espansione, grazie alla spinta della manifattura, anche se il recupero è stato molto più modesto di quello avutosi in Francia e Germania. I nuovi ordini si sono stabilizzati e la riduzione degli organici si è attenuata, tuttavia il tasso di licenziamento è rimasto considerevole, specialmente nei servizi.

Commento

Commentando i dati PMI Flash, Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit ha dichiarato: “Le aziende dell’area euro hanno riportato un incoraggiante inizio del terzo trimestre, con la crescita della produzione di luglio al tasso più veloce in poco più di due anni per via dei graduali allentamenti delle restrizioni e della riapertura dell’economia. Anche la domanda ha dato segnali di ripresa, contribuendo a frenare il tasso di disoccupazione. I dati raccolti aggiungono segnali di una possibile forte ripresa dell’economia dopo il collasso senza precedenti del secondo trimestre. Detto ciò, se da un lato, i misuratori dell’indagine suggeriscono una ripresa iniziale a “V”, dall’altro, diversi indicatori quali il lavoro inevaso e il livello occupazionale mettono in guardia su rischi di ribasso per lo scenario relativo all’attività futura. La preoccupazione riguarda il crollo della ripresa dopo la crescita iniziale. Le aziende continuano a ridurre il loro personale ad un livello allarmante, a questo si aggiungono i timori che la domanda a medio termine sarà insufficiente a sostenere il recente miglioramento della produzione. Nei prossimi mesi sarà dunque necessario che la domanda continui a recuperare terreno, ma la paura è che la crescente disoccupazione, i danni ai bilanci delle aziende e l’attuale distanziamento sociale, probabilmente ostacoleranno la ripresa”.

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