Il leader del futuro

 Il leader del futuro

“Leadership is not defined by the exercise of power but by the capacity to increase the sense of power among those led. The most essential work of the leader is to create more leaders”

Mary Parker Follett

Esistono varie definizioni del concetto di leader ma quella di Mary Parker Follett, famosa teorica del pensiero manageriale e considerata “il profeta del management” dallo stesso Peter Drucker, è sicuramente una delle più moderne e rilevanti nel contesto attuale, nonostante sia stata coniata un secolo fa. La cosiddetta “madre del management moderno” è stata una pioniera nel sostenere che le persone e le relazioni umane ricoprono un ruolo fondamentale nella gestione aziendale e, che il vero leader è colui che evita un approccio basato sul potere coercitivo e adotta invece uno stile partecipativo e collaborativo che incoraggi l’empowerment e l’autorealizzazione di ciascun individuo.

Quali sono le qualità del leader del futuro?

Nel mio precedente articolo ho evidenziato come la priorità assoluta sia formare individui con un nuovo stile di leadership, capaci di fare impresa in un contesto VUCA e con delle competenze interpersonali ben sviluppate. Un ottimo punto di partenza per identificare le caratteristiche che rendono un leader efficace è il VUCA Prime, un modello di leadership introdotto da Bob Johansen, distinguished fellow presso l’Institute for the Future nel 2007, con l’obiettivo di individuare gli elementi necessari per far fronte ai quattro fattori che costituiscono le rispettive controparti nell’acronimo originale. Questi sono:

  • Vision, nonostante la volatilità, il leader ha una visione chiara del futuro e di come raggiungere l’obiettivo finale. Ha inoltre una prospettiva di lungo termine e sa come comunicarla alle persone con cui collabora.
  • Understanding, in un contesto di grande incertezza, il leader non ha necessariamente tutte le risposte ma riesce a comprendere il contesto e le persone che lo circondano e sa come utilizzare le (spesso limitate e inesatte) informazioni a sua disposizione per superare le sfide e cogliere le opportunità che si presentano.
  • Clarity, la complessità può essere affrontata solo con degli obiettivi ben definiti e condivisi dal resto del proprio team. Il leader ha una chiarezza di intenti e di motivazioni sia interne (personali) che esterne (degli individui intorno a lui e dell’azienda).
  • Agile, l’unico modo per contrastare l’ambiguità è proprio la consapevolezza dei proprio obiettivi e la capacità di focalizzarsi su di essi. Questo aiuta ad agire e pensare molto più rapidamente e quindi a rispondere tempestivamente ai cambiamenti.

Oltre a questi quattro fattori, quando si pensa a leader efficaci e di successo si parla spesso della loro capacità comunicativa e di ascolto, della loro empatia e intelligenza emotiva, ma anche della loro creatività e propensione al cambiamento e all’innovazione. Il leader ha una grande consapevolezza di sé, delle proprie capacità ma anche – e soprattutto – dei propri limiti. Sa come motivare e ispirare il proprio team, agisce come un mentore e incoraggia la responsabilizzazione e l’empowerment di tutti gli individui con cui lavora.

I paradossi di essere un buon leader

Questa lista, lunga ma di certo non esaustiva, dimostra come il profilo di un leader sia complesso da descrivere e comprenda una gamma di soft skills molto diverse tra loro e che richiedono una formazione mirata e costante. Se osservate con attenzione, le caratteristiche che solitamente utilizziamo per definire un leader spesso possono apparire contradditorie. Questo rispecchia il fatto che essere leader significa cose diverse in contesti differenti e molto spesso implica prendere delle decisioni e agire in modi che possono essere visti come incongruenti o persino controversi. Se consideriamo, per esempio, il leader di una piccola/ media impresa possiamo vedere che il suo approccio è spesso caratterizzato dai seguenti paradossi:

  • uno stratega che ‘si sporca le mani’: per poter guidare il proprio team, il vero leader sa come passare da stratega a esecutore. In questo modo può comprendere al meglio i processi e le persone coinvolte nella messa in pratica di una strategia;
  • un tradizionalista che innova: il leader è colui che impara dal passato, fa tesoro delle proprie esperienze e le sa combinare con la propensione all’innovazione e al futuro;
  • un ‘localista’ con una visione globale: il leader deve essere in grado di vedere le cose sia dalla prospettiva locale che da quella globale, dal particolare al generale. Solo in questo modo può far crescere la propria impresa in un contesto che continua a cambiare;
  • un tecnico con un focus sulle persone: il leader sa che le conoscenze tecniche non hanno nessun valore se non sono accompagnate dalla valorizzazione del capitale umano;
  • un modello da seguire che ha l’umiltà di continuare ad imparare dagli altri: il leader è colui che ispira il proprio team dando il buon esempio ma è consapevole di non avere tutte le risposte e impara dalle persone che lo circondano.

Una leadership equilibrata e flessibile

In conclusione, è evidente che alla base del successo di un leader ci sia la capacità di adattarsi facilmente al contesto così come alle necessità e preferenze del team che lo circonda. Si può pertanto parlare di una leadership equilibrata che combina la capacità (e la determinazione) di sviluppare un’ampia gamma di competenze con l’abilità di utilizzarle al momento opportuno. Il leader sa anche pensare fuori dagli schemi, ha il coraggio di adottare soluzioni innovative e soprattutto incoraggia la formazione di altri leader che possano aiutarlo a raggiungere gli obiettivi di lungo termine.

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In questa serie di articoli cercherò di analizzare ciascuna delle principali competenze interpersonali che un leader del futuro deve possedere e alcuni degli stili di leadership più diffusi e rifletterò su come le piccole e medie imprese possono incoraggiare la formazione dei loro leader per assicurare una solida continuità alla guida dell’impresa. Il mio prossimo articolo sara’ dedicato al ruolo della self-leadership (l’essere leader di sé stessi) e dell’automotivazione come punto di partenza e chiave di riuscita per un leader che vuole guidare un team e fare impresa al meglio.

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