Il Made in Italy negli Stati Uniti d’America: un resoconto dello stato attuale e dei possibili scenari dell’export italiano

 Il Made in Italy negli Stati Uniti d’America: un resoconto dello stato attuale e dei possibili scenari dell’export italiano

Nel 2020, gli scambi tra Italia e Stati Uniti sono valsi 57 miliardi di dollari, mentre il mercato dell’export di Food and Beverage negli Stati Uniti è valso da solo 4,9 miliardi (+5%). Le prime settimane del 2021, però, sono state come una doccia fredda per quanto ci si aspettasse una diminuzione della domanda in seguito ai mesi di pandemia. L’export di prodotti made in Italy verso gli Stati Uniti ha infatti subito una flessione del -20,6%, eppure malgrado i risultati negativi resta il fatto che l’11% dei prodotti alimentari del nostro paese è ancora destinato alla vendita sul mercato americano.

Secondo i dati Istat, la situazione commerciale dell’Italia dal lato dell’export è migliorata, tanto che si prevede che la crescita annua delle esportazioni procederà a un tasso di oltre il 5% nonostante i consumatori daranno maggiore peso al prezzo dei prodotti e alla sicurezza delle loro esperienze d’acquisto. Anche se a ritmi mitigati, la crescita proseguirà perfino nel 2022 e nel 2023. Il merito di questo incremento è da attribuire soprattutto all’e-commerce e al mobile commerce, che stanno giocando un ruolo sempre più di primo piano nelle economie di tutto il mondo perché fatti su misura per il cliente, a prova di Covid e capaci di convertire un ampissimo numero di consumatori.

Fermo restando che per le aziende italiane sarà indispensabile dare la priorità alle culture e ai gusti degli americani nella promozione del Made in Italy, gli scambi tra Italia e Stati Uniti dovrebbero garantire al nostro paese il mantenimento di una posizione di vertice nell’esportazione di macchinari e apparecchiature (8,6 miliardi, attualmente in calo), mezzi di trasporto (8,2 miliardi, attualmente in calo), prodotti chimico-farmaceutici (5,8 miliardi, in aumento), alimentari e bevande (4,5 miliardi, in aumento). Una grande opportunità di ritorno a un dialogo e a scambi commerciali ai livelli pre-Covid l’ha senz’altro offerta la sospensione dei dazi compensativi a favore degli USA a opera del presidente Biden, che per quasi due anni hanno penalizzato i formaggi italiani e la cui rimozione permetterà a molte aziende di espandere il proprio business senza sfavorire quei settori che finora erano riusciti nonostante tutto a eccellere.

A livello complessivo, gli Stati Uniti rappresentano un mercato assolutamente strategico per i produttori italiani: dopo Germania e Francia, essi sono il terzo partner commerciale dell’Italia e assorbono oltre il 9% delle nostre esportazioni.

Nell’agroalimentare, settore nel quale si osserva una dinamica di mercato oltremodo positiva, l’America rappresenta la prima destinazione dell’olio extravergine d’oliva, che da solo rappresenta il 10% dell’intero flusso nazionale di esportazioni; in aggiunta, la domanda statunitense assorbe il 30% delle esportazioni di vino tricolore; una inequivocabile importanza viene assegnata anche a pasta e carboidrati che la crisi Covid ha spinto in modo rilevante, dopodiché arrivano la frutta fresca e trasformata, gli ortaggi, i latticini e altre bevande.

Sono altrettanto cresciute le importazioni dall’Italia di meccanica e di macchinari specializzati. A eccezione del 2020 che ha generato un calo tra il 5 e il 9%, questo ramo dell’export verso gli USA è aumentato in tutti i comparti, dalle macchine industriali per la stampa e l’editoria, alle macchine cartotecniche e per la lavorazione tessile, ai macchinari industriali, alle macchine per la lavorazione dei metalli, alle macchine per estrusione, stampaggio metalli e stampaggio plastica, fino all’impiantistica e ai beni industriali in genere. Relativamente a macchinari e beni industriali, l’aumento della domanda e delle importazioni è stato indotto dal piano di investimenti promosso da Trump da 3000 miliardi di dollari da spendere in otto anni. Questo rinnovo sta coinvolgendo strade, autostrade, ponti, porti, aeroporti, dighe, idrovie, oleodotti, gasdotti e altre infrastrutture fisiche, e dal momento che i produttori non hanno la capacità di fornire tutti i macchinari e le attrezzature necessarie per far fronte a un piano di investimenti così massiccio le prospettive per le esportazioni italiane sono nuovamente positive. Il presidente Biden sta promuovendo anche la transizione degli Stati Uniti d’America verso un’economia green, dunque sarà giocoforza offrire la materia e le attrezzature di cui il paese ha bisogno per implementare i recenti piani federali.

L’economia americana è ripartita e offre ottime opportunità alle società che desiderano vendere negli Stati Uniti

Pochi dati statistici danno l’idea dell’andamento dell’economia americana e del fatto che il sistema produttivo degli USA sia ormai ripartito, lasciandosi la crisi Covid alle spalle:

  • Il tasso di disoccupazione per il mese di Maggio 2021 è stato del 5,5% (dato non destagionalizzato).
  • Il tasso di crescita del PIL americano nel primo trimestre 2021 è del +6,4%. L’attuale stima del PIL USA per tutto il 2021 è di $22675 miliardi, l’8,3% in più del 2020 (e questo era un dato facilmente prevedibile) ma anche il 5,8% in più del 2019, segno di una crescita economica che ha ormai dimenticato la recessione della pandemia.
  • La situazione della campagna vaccinale e dei nuovi contagi da Covid in America è confortante come si può rilevare dal grafico riportato di seguito [fonte: New York Times].

In conclusione, nonostante la pandemia, le esportazioni italiane (soprattutto agroalimentari) hanno oggi il potenziale per crescere largamente grazie alle tendenze sia interne che esterne al mercato degli Stati Uniti. L’augurio è che l’Italia sappia cogliere le opportunità che la situazione attuale offre.

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