Il peggior capo del mondo

 Il peggior capo del mondo

Viviamo l’instabilità e la complessità del mondo attuale con un senso diffuso di incertezza.

La guerra alla pandemia e quella alle porte dell’Europa, la concorrenza globale, i costi delle materie prime e dell’energia per produrre e per abitare, l’innovazione digitale incalzante e pervasiva fanno emergere che le regole del sistema industriale per come lo abbiamo conosciuto e gestito fino ad ora non forniscono più garanzie di successo. Ci impegniamo a fare sempre di più, ma non basta.

Il peggior capo del mondo

Immagina ora, oltre a dover gestire fattori incontrollabili, di lavorare per il peggior capo del mondo.

Queste riflessioni sono liberamente tratte da Seth Godin, guru di strategia e marketing e dal suo ultimo libro, “La pratica”:

“Potresti avere il peggior capo del mondo. È possibile che il tuo capo sia un idiota. È possibile che non riconosca tutto il buon lavoro che svolgi. È possibile che il capo faccia lui stesso un pessimo lavoro e ti affidi, uno dopo l’altro, i clienti che ti terranno più occupato. Oppure, è possibile che non ti ricompensi per tutte le intuizioni, la passione, l’attenzione che porti nel lavoro. È possibile che ti chiami nel cuore della notte, senza un motivo valido. Che ti svegli in modo che tu possa preoccuparti ancora di più per il lavoro e per ciò che potrebbe accadere. E soprattutto, è possibile che il tuo capo abbia aspettative sbagliate su quanto sei in grado di realizzare.”

Un capo migliore

Avere un capo migliore vorrebbe dire qualcuno che punta sempre all’eccellenza, ma comunque ci dà tregua quando sbagliamo qualcosa. Quello di cui abbiamo bisogno oggi è un capo attento, paziente e profondo. Che si fida di noi tanto da guardare al futuro con sicurezza, mentre affrontiamo le difficoltà e le incognite, mentre intraprendiamo un nuovo percorso. Qualcuno che sa organizzare gli impegni prima che diventino un’emergenza. Qualcuno che non si fa prendere dal panico, che non cerca conferme esterne nei risultati immediati a ogni passo. Che rimane fino alla fine di una situazione critica, del difficile viaggio che stiamo compiendo. Soprattutto, ciò di cui abbiamo bisogno da un capo è che ci veda per quello di cui siamo capaci.

Il peggior capo del mondo potresti essere proprio tu con te stesso, te stessa.

Non lavoreremmo mai per qualcuno che ci tratta così, come noi ci trattiamo. Sempre scontenti di quello che realizziamo, sempre pronti a vedere gli aspetti che non funzionano.

Ora è il momento di iniziare a decidere quale capo vogliamo essere con noi stessi. È il momento di iniziare a fidarci del fatto che siamo già capaci di affrontare e risolvere.

Il sistema industriale in cui operiamo trama per farci sentire inadeguati. Dice che non siamo abbastanza bravi. Che siamo fragili. Ma non è così.

Siamo già all’altezza

In noi c’è già abbastanza forza. Desideriamo già migliorare le cose, fare la differenza, essere visti e rispettati. Non dobbiamo aspettare di essere scelti da qualcun altro.

Non dobbiamo restare in attesa, sperando di sentire prima o poi la nostra vocazione.

La soluzione è nella pratica

Siamo preoccupati, disorientati, stanchi? Il nostro lavoro, quello che facciamo, che possiamo mettere in pratica è troppo importante perché dipenda da come ci sentiamo ora, dall’umore di questo momento. Anzi, impegnarci nell’agire può cambiare il modo in cui ci sentiamo. Se agiamo come se ci fidassimo di noi stessi, del processo che mettiamo in moto e realizziamo le attività, anche imperfette, che possiamo fare ora, le sensazioni giuste poi verranno di conseguenza.

Aspettare di avere la sensazione giusta per agire è un lusso per cui ora non abbiamo tempo.

La frase di oggi

“Fa’ ciò che ami è per gli artisti. Ama ciò che fai è per i professionisti, gli imprenditori, per tutti coloro che vogliono migliorare le cose” – Seth Godin.

Partecipa alla discussione

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.