Il rapporto banca-impresa: il sistema bancario soddisfa davvero le esigenze delle PMI?

Sebbene ci sia sempre stato un contatto diretto e ripetuto tra banche e imprese, recenti studi rivelano quanto negli ultimi anni il settore bancario abbia incrementato l’interesse nei confronti delle PMI. Le PMI svolgono infatti un ruolo significativo nelle economie nazionali in termini di occupazione e reddito, e sono motori di innovazione e crescita: queste costituiscono circa il 99% di tutte le imprese della zona euro e impiegano due terzi della forza lavoro, generando il 60% PIL. A livello mondiale, il segmento di mercato delle PMI vale oltre 850 miliardi di dollari e il suo contributo economico è particolarmente rilevante nei Paesi del sud Europa, in particolare in Italia, Spagna e Portogallo.

Inoltre, il sempre maggiore interesse del mondo bancario verso le PMI deriva dal fatto che esse rappresentano un settore più solido rispetto alle imprese tradizionali, grazie ad un più alto tasso di digitalizzazione, una maggior resilienza alla crisi e una maggior patrimonializzazione. Il 28° Rapporto del FCG mette in luce, infatti, come le PMI innovative italiane abbiano un tasso di sofferenza sui prestiti erogati prossimo allo 0: lo 0,1% contro il 2,6 % della media nazionale.

Tuttavia, un recente studio condotto da Capgemini ha rivelato una dissonanza nel rapporto banca-impresa. Le piccole e medie imprese si reputano ancora troppo spesso trascurate dal settore bancario tradizionale rispetto ad aziende più grandi: circa 9 su 10 delle PMI intervistate (l’89%) ritiene infatti di non essere correttamente servito dalla propria banca di riferimento, tanto da valutare la possibilità di rivolgersi a un fornitore alternativo che risulti più adatto alle proprie esigenze, soprattutto in termini di maggiore flessibilità. Dopotutto, nell’attuale contesto globale caratterizzato dalla volatilità dei mercati e dalle numerose normative che gravano sulle transazioni finanziarie, è sempre più necessario usufruire di servizi finanziari innovativi e specializzati per poter crescere e competere sul mercato. Di conseguenza, sempre più realtà aziendali decidono di affidarsi non più solamente ad un fornitore finanziario, bensì a diverse entità, al fine di poter soddisfare le proprie esigenze specifiche e cogliere sempre più opportunità di mercato.

Certamente, le banche sono da sempre non solo fornitori di servizi finanziari, ma un vero e proprio partner in grado di “educare” finanziariamente l’azienda e di accompagnarla nel suo percorso di crescita. E hanno indubbiamente portato a termine con successo questo ruolo con molti imprenditori che, partendo da un semplice prestito bancario e una solida base di entusiasmo, sono cresciuti da zero. Grazie al supporto delle banche hanno appreso cosa fosse un credito documentario, gli sconti bancari e l’anticipo del credito. Attualmente, però, le cose sono cambiate. Le nuove generazioni che sono ai vertici delle PMI hanno già un background finanziario più ampio e una solida conoscenza della finanza, e sanno perciò già sfruttare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie per individuare gli attori del mercato che meglio possono fornire loro una risposta efficace.

Infatti, se oggi si chiede ai manager delle PMI che tipo di servizi e soluzioni chiedono ai loro finanziatori, che essi siano banche, neo-banche o realtà FinTech, molto probabilmente risponderanno che ambiscono a ottenere finanziamenti a condizioni competitive, accedere a servizi di pagamento istantanei e trasparenti con poca o nessuna provvigione. Inoltre, si aspettano di ricevere l’assistenza di un professionista di fiducia in caso di necessità, che non si limiti a vendere loro un prodotto, ma che fornisca loro una consulenza personalizzata, al fine di risolvere i problemi che si presentano quotidianamente nella loro realtà aziendale.

Come possono allora le banche far fronte a queste nuove esigenze? Affrontare le attuali sfide significherà per le banche raddoppiare gli investimenti in tecnologia per digitalizzare i servizi in quelle aree che forniscono poco valore aggiunto, ma anche automatizzare l’apprendimento per sapere come rilevare il tipo di soluzioni finanziarie che le PMI richiedono nelle loro diverse aree di business nonché per sapersi adattare in ogni momento alle nuove esigenze. Certamente, ricordiamoci che, nonostante lo straordinario sviluppo tecnologico che il settore sta vivendo negli ultimi anni e la vertiginosa trasformazione dei suoi modelli di business, la componente umana continuerà ad essere fondamentale per fare la differenza sul mercato.

Non solo! Le banche avranno sempre più bisogno di unire le forze con i nuovi player del settore FinTech che possono offrire loro non solo un uso efficiente della tecnologia, ma modelli operativi pensati proprio per coprire aree molto specifiche del business finanziario, e quindi fornire alle PMI le soluzioni adatte, che fino ad ora non riuscivano a ricevere da un mercato sostanzialmente generalista. I dati parlano chiaro, nell’ultimo biennio, il boom dei servizi FinTech è andato crescendo: nel 2021 i finanziamenti a PMI e startup Italiane da parte delle piattaforme FinTech sono ammontati a 3,5 miliardi di euro, +60% rispetto ai 2,3 miliardi del 2020.

Serve una finanza innovativa per lo sviluppo sostenibile delle piccole e medie imprese, e i nuovi attori del FinTech possono avere un ruolo fondamentale in sinergia con le banche.

Ciò che questi nuovi player possono offrire ai canali bancari non è solo un uso efficiente della tecnologia, ma modelli operativi progettati per coprire aree molto specifiche del business finanziario, proprio quelle in cui le PMI possono trovare quel plus che fino ad ora non riuscivano a trovare nei player tradizionali. Inoltre, poiché i servizi offerti dalle fintech sono modelli di business già collaudati e ben accettati dalla clientela, le banche non devono partire da zero e intraprendere progetti tecnologici complessi che richiederebbero ingenti investimenti. Questa sinergia banche-fintech può, infatti, abbreviare il processo di sviluppo e di lancio sul mercato di questi nuovi servizi a valore aggiunto, oggi sempre più richiesti dalle PMI.

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