Il trust, originario del sistema giuridico anglosassone, sta conquistando sempre più spazio anche nel panorama italiano come strumento efficace per la gestione e la protezione dei patrimoni. Sorprendentemente, le prime tracce di un concetto simile al trust si possono rintracciare nel diritto romano, dove già esistevano istituti giuridici che prevedevano la separazione della proprietà e del controllo sui beni. Questo legame storico conferisce al trust una base giuridica più ampia e ne sottolinea l’importanza attraverso i secoli.
Il trust permette di separare la proprietà dei beni dal loro controllo, coinvolgendo tre figure fondamentali: il “settlor” (o disponente), che crea il trust e trasferisce i beni; il “trustee”, che gestisce i beni in favore dei beneficiari; e i “beneficiari”, coloro che ricevono i vantaggi derivanti dalla gestione del patrimonio.
Tra i principali vantaggi del trust vi è la protezione patrimoniale, che tutela i beni da eventuali creditori o problematiche legate alla successione. I beni in trust sono formalmente di proprietà del trustee, mantenendo il patrimonio al riparo da rischi esterni. È importante sottolineare che i beneficiari del trust possono includere non solo persone fisiche, ma anche società italiane o estere. Questa flessibilità amplifica le possibilità di pianificazione patrimoniale, consentendo a famiglie e imprenditori di gestire i propri interessi economici in modo strategico.
Un altro aspetto positivo è la pianificazione successoria. Attraverso un trust, è possibile definire chiaramente come i beni saranno distribuiti tra gli eredi (Passaggio Generazionale) evitando conflitti e incomprensioni. Inoltre, il trust offre una gestione flessibile, permettendo ai beni di essere amministrati in modo da adattarsi alle esigenze dei beneficiari nel tempo. Questa caratteristica risulta particolarmente utile per la protezione di minori o di soggetti con incapacità, ma può anche rivelarsi vantaggiosa per le società che desiderano garantire la continuità aziendale o proteggere beni strategici.
Il trust garantisce anche un certo livello di riservatezza, poiché non richiede la pubblicazione dei dettagli della sua creazione e gestione, a differenza di quanto avviene per i testamenti.
Tuttavia, l’applicazione del trust in Italia presenta diverse sfide. Un problema significativo è che un trust stipulato in Italia, con tutte le parti italiane (disponente, trustee e beneficiari), è soggetto alla normativa italiana, nonostante il suo fondamento giuridico anglosassone. Questa sovrapposizione normativa può generare confusione e complicazioni legali, poiché le regole italiane potrebbero non allinearsi perfettamente con le prassi e le aspettative del diritto anglosassone.
Inoltre, la creazione e la gestione del trust possono comportare costi significativi, rendendo necessario un investimento iniziale che potrebbe non essere alla portata di tutti. La normativa italiana sul trust è in continua evoluzione e può risultare complessa, richiedendo una consulenza legale specializzata per evitare problematiche future. Non tutti i beneficiari potrebbero avere una chiara comprensione delle implicazioni legate al trust, rendendo essenziale una corretta informazione.
In sintesi, sebbene il trust rappresenti una soluzione interessante e versatile per la gestione patrimoniale, è fondamentale che coloro che intendono utilizzarlo si avvalgano di una pianificazione attenta e di una comprensione approfondita delle normative applicabili nel contesto italiano. Solo una corretta informazione e una consulenza legale adeguata possono garantire che il trust funzioni come previsto, proteggendo e gestendo efficacemente i patrimoni nel lungo periodo.