Imprese artigiane milanesi ancora stabili con boom dei corrieri: + 31% in un anno

 Imprese artigiane milanesi ancora stabili con boom dei corrieri: + 31% in un anno

I numeri tengono ma l’artigianato milanese inizia a cambiare pelle. Una trasformazione destinata ad incidere sul volto dei quartieri, a partire dal boom dei corrieri. In un solo anno le imprese del settore sono cresciute del 31%. Ma andiamo con ordine,

I dati dell’ultimo semestre relativi alle aziende artigiane attive in città (fonte Registro Imprese, rielaborati da Unione Artigiani) rilevano ancora una volta una cifra che sfiora quota 27mila: precisamente 26.808. Erano 26.652 a fine giugno 2020 e 26.763 nello stesso periodo del 2019. In sostanza chi è riuscito a stringere i denti, agganciandosi a tutti gli aiuti di Governo, Regione e Comune, ha passato la fase più dura ed è ripartito.

Dentro gli stessi numeri iniziano a leggersi i segnali di una trasformazione nel tessuto artigiano cittadino e i loro riflessi lungo le strade della città. In un anno, le attività dedicate alle consegne del commercio on line sono esplose con un + 31%, trainando anche tutta la filiera di vendita di mezzi, ricambi e riparazioni. “Queste imprese – commenta Marco Accornero, Segretario Generale di Unione Artigiani – hanno iniziato ad affittare spazi dove ricoverare in sicurezza mezzi e merci in consegna. Non si parla di aree gigantesche ma integrate nella città. Sono di fatto micro hub logistici dalle grandi potenzialità che potrebbero sviluppare con la mobilità dolce progetti di distribuzione porta a porta, creando posti di lavoro”.

Si rinforza anche il comparto dell’edilizia artigiana (+5,6% dal 2020), ripartito a razzo con la semplificazione del superbonus. E pure la ristorazione artigiana di qualità con un +5%.

Crescono con un + 13% le imprese che si occupano di produzioni video, impegnate nel supporto alle tv, alla fiction e al cinema. Un risultato che conferma la vitalità del settore in ambito milanese. C’è anche un +14% registrato in un anno per le produzioni editoriali, attività spesso avviate chi ha perso il posto fisso tra i big del settore.

Restano sostanzialmente costanti le attività dei servizi alla persona (parrucchieri, estetisti, massaggiatori, tatuatori, toelettatori ecc) che hanno maggiormente sofferto i lockdown a singhiozzo.

Sempre a proposito di spazi urbani, cresce la domanda di condivisione di negozi e laboratori. “Vediamo parrucchieri che cercano alleanze con l’estetista, il tatuatore col piercer, il maker col designer e il proprietario di torni”, commenta Accornero. “Intese che consentono a tanti artigiani di offrire più servizi e prodotti, sviluppando sinergie e nuove competenze. Al prossimo Sindaco suggeriamo di supportare la nascita di reti artigiane di quartiere a km0. Chi opera con budget limitati – dove possibile – si è invece ricavato un posto in casa, senza caricarsi di spese fisse. Per tutto il resto, le piccole e microaziende si possono appoggiare, come in migliaia già fanno, alle associazioni come la nostra per potersi concentrare pienamente sul loro core-business”.

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