Inflazione: Unimpresa, calo apparente è solo illusione statistica

Immagine di jcomp su Freepik

Il rallentamento dell’inflazione ad agosto all’1,6% “è un’illusione statistica”. Il calo del carovita certificato dall’Istat deriva quasi esclusivamente dalla riduzione dei prezzi energetici regolamentati, in particolare del gas, che nei mesi estivi ha un’incidenza limitata sulle spese delle famiglie, mentre i beni di consumo quotidiano continuano a mostrare forti rincari.

Gli alimentari crescono del 3,8% su base annua, con un incremento del 5,6% per i prodotti non lavorati – verdura e carne in primis – e aumenti a doppia cifra per diversi beni di largo consumo: il burro rincara del 15,1%, la frutta fresca dell’8,8% con punte del 14,8% per pesche e nettarine, la carne bovina del 6,8%, formaggi e latticini del 6,6%, le uova del 7%, i pomodori addirittura del 13,6%.

È quanto sostiene il Centro studi di Unimpresa, secondo cui l’inflazione di fondo, al netto di energia e alimentari freschi, è salita al 2,1%: “un dato che dimostra come le pressioni sui prezzi non siano affatto cessate e che, anzi, il rischio di un nuovo ciclo inflattivo sia concreto, specie con la ripresa autunnale dei consumi. Anche il comparto dei servizi mostra segnali preoccupanti, in particolare nelle voci legate al turismo e al tempo libero: voli nazionali +23,5% su anno, pacchetti vacanza +10,4%, traghetti +7,8%, ristoranti e pizzerie tra +3% e +3,6%. A questi rincari si aggiunge il “caro-scuola”, con il materiale scolastico in crescita del 4,8% e i libri di testo in aumento del 3,8%.

«Il quadro complessivo è quello di un’inflazione a due velocità: da un lato i beni regolamentati che si raffreddano, dall’altro i beni e i servizi essenziali che continuano a correre, pesando su famiglie e imprese. La vera emergenza è il carrello della spesa, che erode potere d’acquisto e comprime i consumi, mettendo a rischio la domanda interna e la crescita economica. Questa dinamica produce un duplice effetto negativo. Per le famiglie significa riduzione dei consumi discrezionali e peggioramento della qualità della vita, con spese obbligate sempre più onerose. Per le imprese, soprattutto nella distribuzione e nella ristorazione, significa contrazione della domanda interna e rischio di rallentamento della crescita. La vera sfida per la politica economica non è tanto celebrare il calo dell’inflazione aggregata, quanto intervenire con misure mirate a contenere i rincari nei comparti che incidono di più sulla spesa quotidiana. Solo così sarà possibile evitare che l’illusione statistica del “raffreddamento” si traduca, nella realtà, in un ulteriore impoverimento di famiglie e imprese» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Cosimo Callisto.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, il dato Istat diffuso a settembre, relativo all’andamento dei prezzi ad agosto, potrebbe indurre a un cauto ottimismo: l’inflazione tendenziale è scesa dall’1,7% all’1,6%. Un rallentamento che, almeno sulla carta, segnala un raffreddamento delle tensioni inflattive. Ma a guardare con maggiore attenzione i numeri si scopre che la flessione è trainata quasi esclusivamente dal comparto energetico, in particolare dal gas, che nei mesi estivi ha un peso marginale sulle spese quotidiane delle famiglie.

Il cosiddetto “carrello della spesa”, al contrario, continua a rincarare e a erodere il potere d’acquisto delle famiglie italiane. I prezzi degli alimentari registrano in agosto un aumento del 3,8% su base annua, in crescita rispetto al 3,7% di luglio. In questo ambito, i prodotti non lavorati segnano una vera e propria impennata: +5,6% annuo, con punte significative per verdura fresca (+5,1%) e carne (+5,1%). Alcuni beni di largo consumo mostrano incrementi che sfiorano o superano la doppia cifra: il burro rincara del 15,1%, la frutta fresca dell’8,8% con picchi del 14,8% per pesche e nettarine, la carne bovina del 6,8%, formaggi e latticini del 6,6%, le uova del 7%, i pomodori addirittura del 13,6%. Non si tratta di beni accessori, ma di prodotti di base che entrano quotidianamente nelle abitudini alimentari delle famiglie.

Un ulteriore elemento di preoccupazione arriva dall’inflazione di fondo, che esclude energia e alimentari freschi e che rappresenta il cuore della dinamica dei prezzi. Qui il dato segna un +2,1%, confermando che le pressioni inflattive non sono affatto rientrate e che, anzi, potrebbero riacutizzarsi in autunno con la ripresa dei consumi stagionali e l’avvio dell’anno scolastico. Non a caso, i rincari si manifestano anche nei servizi legati al turismo e al tempo libero: voli nazionali +23,5%, pacchetti vacanza +10,4%, traghetti +7,8%, ristoranti e pizzerie tra +3% e +3,6%. Le vacanze estive hanno così presentato un conto salato agli italiani, incidendo sul budget familiare al pari del caro-alimentare.

Alle brutte notizie si aggiunge il “caro-scuola”: il materiale scolastico costa in media il 4,8% in più rispetto a un anno fa, mentre i libri di testo segnano un aumento del 3,8%. Una spesa obbligata che colpisce soprattutto le famiglie con figli in età scolare, già penalizzate dal rincaro generalizzato del carrello della spesa. Il quadro complessivo è dunque contraddittorio: la discesa del dato complessivo dell’inflazione rischia di essere letta come un segnale di stabilità, ma in realtà maschera un’inflazione “a due velocità”. Da un lato i beni regolamentati – gas e luce in primis – che si raffreddano grazie al calo delle quotazioni all’ingrosso; dall’altro i beni e servizi essenziali che continuano a correre, gravando direttamente sui bilanci familiari e sulle imprese dei settori più esposti.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.