Infortuni sul lavoro: incremento del 25,7% rispetto al 2021 e dell’8,7% rispetto al 2019

 Infortuni sul lavoro: incremento del 25,7% rispetto al 2021 e dell’8,7% rispetto al 2019

In attesa della Relazione annuale del presidente di metà anno, che includerà l’analisi consolidata dell’andamento di infortuni e malattie professionali nel quinquennio 2018-2022, il nuovo numero del periodico Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale (Csa), approfondisce i dati provvisori dell’ultimo anno, frutto delle rilevazioni mensili delle denunce presentate all’Istituto. Alla data dello scorso 31 dicembre, gli infortuni denunciati nel 2022 sono stati 697.773, in aumento del 25,7% rispetto al 2021, del 25,9% rispetto al 2020 e dell’8,7% rispetto al 2019. A livello nazionale i dati evidenziano, in particolare, un incremento rispetto al 2021 sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro (+28,0%) sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+11,9%).

Gli aumenti più rilevanti nella Sanità e nei Trasporti. Il numero delle denunce ha segnato un +24,5% nella gestione Industria e servizi (dai 464.401 casi del 2021 ai 578.340 del 2022), un -3,6% in Agricoltura (da 26.962 a 25.999) e un +46,3% nel Conto Stato (da 63.873 a 93.434). Gli infortuni in occasione di lavoro sono in aumento in quasi tutti i settori produttivi, a partire dalla Sanità e assistenza sociale (+113,1%), dal Trasporto e magazzinaggio (+79,3%), dalle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+55,2%) e dall’Amministrazione pubblica, che comprende le attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e gli amministratori regionali, provinciali e comunali (+54,8%). L’aumento rilevato nel 2022 rispetto al 2021 per gli infortuni in complesso è legato sia alla componente maschile, che presenta un +16,0%, sia soprattutto a quella femminile, che registra un +42,9%, in larga misura influenzato dal notevole incremento degli infortuni in occasione di lavoro, in particolare quelli da Covid-19. L’emergenza sanitaria, infatti, ha fortemente condizionato l’andamento infortunistico, con un 2022 che nel solo primo trimestre ha superato il numero dei contagi dell’intero 2021.

I casi mortali sono 1.090, +21% per quelli avvenuti in itinere. L’effetto Covid emerge anche dall’analisi dei casi mortali denunciati, che nel 2022 sono stati 1.090, 131 in meno rispetto ai 1.221 del 2021, 180 in meno rispetto ai 1.270 del 2020 e uno in più rispetto ai 1.089 del 2019 pre-pandemia. Il calo rispetto al 2021 riguarda solo i decessi avvenuti in occasione di lavoro, scesi da 973 a 790 (-18,8%) per il notevole minor peso delle morti da contagio, mentre quelli occorsi in itinere sono aumentati del 21,0%.

L’andamento dei contagi tra il 2020 e il 2022. Le infezioni di origine professionale denunciate all’Inail, con data di rilevazione al 31 dicembre di ciascun anno, sono state 131.090 nel 2020, 42.561 nel 2021 e 117.154 nel 2022. A tre anni dalle prime infezioni da Sars-CoV-2, il confronto dei dati triennali permette alla Csa di rilevare caratteristiche e differenze riscontrabili in momenti distinti, dalla fase più acuta della pandemia (2020), con il succedersi delle due ondate più importanti, al periodo in cui il fenomeno si è fortemente attenuato (2021), per poi ripresentarsi con picchi di denunce di infortuni sul lavoro anche rilevanti (2022). Le professioni sanitarie, più esposte al contagio da Sars-CoV-2, sono in testa alla graduatoria in tutto il triennio. Al primo posto i tecnici della salute, con incidenze intorno al 40% che si abbassano nel 2021 per poi risalire l’anno successivo, al secondo gli operatori socio-sanitari, che registrano un calo, dal 19,2% del 2020 al 13,6% del 2022, mentre i medici, dopo una contrazione dell’incidenza nel 2021, mostrano una ripresa nell’ultimo anno, rappresentando un caso ogni 10 denunce.

L’effetto Covid sul confronto tra i Paesi europei. La pandemia ha finito per condizionare anche i risultati delle rilevazioni Eurostat sull’andamento infortunistico in ambito lavorativo a livello europeo. Solo Italia, Spagna e Slovenia, sottolinea infatti Dati Inail, hanno riconosciuto i contagi da Covid-19 univocamente come infortuni sul lavoro, mentre altri 17 Stati li hanno classificati come malattie professionali e altri cinque sia come infortuni che come malattie. Nel nostro Paese, in particolare, oltre un terzo degli infortuni in occasione di lavoro indennizzati dall’Inail nel 2020 ha avuto come causa professionale il contagio da Covid-19, con il risultato di contribuire ad aumentare il numero degli infortuni rispetto al periodo pre-pandemia. Il dato complessivo europeo degli infortuni, avendo la maggior parte degli Stati considerato le infezioni da Covid-19 come malattia professionale, è risultato invece in calo.

Le patologie lavoro-correlate sono quasi 61mila, circa 39mila riguardano il sistema osteo-muscolare. Per quanto riguarda le malattie professionali, le quasi 61mila denunce del 2022 rappresentano un ritorno ai livelli pre-pandemia (nel 2019 quelle rilevate al 31 dicembre furono 61.310, il valore più alto dell’ultimo ventennio), dopo la contrazione registrata nel 2020 (45mila casi) a causa dello scoppio dell’emergenza Covid, con la conseguente oggettiva difficoltà di rivolgersi ai presidi sanitari per la raccolta della documentazione necessaria alla denuncia, e la ripresa del 2021 (55mila). A non cambiare in questi anni è il tipo di patologia denunciata più frequentemente. Nel 2022, infatti, con quasi 39mila casi segnalati all’Istituto sono sempre le malattie del sistema osteo-muscolare a colpire maggiormente chi lavora, seguite a distanza dalle malattie del sistema nervoso, con oltre settemila denunce, quasi tutte per sindromi del tunnel carpale, da quelle dell’orecchio (ipoacusie), che raggiungono quasi quattromila casi, dai tumori (1.630) e dalle malattie del sistema respiratorio (1.600). Tra le neoplasie spiccano i mesoteliomi della pleura (in maggioranza asbesto-correlati) e i tumori maligni ai bronchi e ai polmoni, mentre tra le patologie respiratorie si rilevano soprattutto malattie della pleura e dei polmoni, sempre con l’amianto come causa principale.

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