Internazionalizzazione: ci vuole un salto culturale

Negli ultimi anni la globalizzazione dei mercati si è imposta all’attenzione delle differenti economie nazionali. Le imprese, soprattutto quelle piccole e medie, e non solo italiane, si sono dovute confrontare con questa realtà.
Se solo consideriamo l’Unione europea, partita nel 1957 con 6 Stati fino agli attuali 27, il suo sviluppo ha portato all’incremento esponenziale della libera circolazione delle merci in Paesi di lingua e cultura diverse. Come non adeguarsi a questi cambiamenti?
Appare evidente come sia diventato ineludibile per le aziende sviluppare pratiche necessarie a collocare sui mercati esteri i propri prodotti, dalla semplice esportazione, sino all’apertura di unità produttive all’estero; l’internazionalizzazione oggi è una scelta obbligata, ed è altrettanto evidente che gli strumenti per mettere in atto questa politica aziendale siano alla portata di tutte le pmi.
Le aziende che non hanno ancora messo mano alla loro internazionalizzazione hanno bisogno di fare un salto culturale, superare i propri limiti, i propri confini, non solo nazionali ma anche organizzativi, per poter reagire adeguatamente e consapevolmente ai numerosi stimoli di un mercato sempre più globalizzato.

“Il giornale delle pmi”, in collaborazione con Co.Mark, fornirà alcune delle risposte a queste domande.
Attraverso questa rubrica vogliamo proporre momenti di riflessione, analisi e casi concreti che siano da spunto per tutti quegli imprenditori che vedono l’export come un obiettivo da raggiungere e per quanti, avendolo già raggiunto, intendono consolidare e sviluppare il processo di internazionalizzazione della propria realtà produttiva.
Alessandro Gorni
Responsabile Marketing e Comunicazione
Co.Mark spa
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