Internazionalizzazione come supporto alle attività produttive e finanziarie

Occorre essere invece molto pratici e promuovere e quindi attuare strategie operative essenziali, utili ed efficaci per trasferire all’estero le attività produttive ma anche, eventualmente, per aprire nuovi mercati commerciali.
Al momento il contesto economico sta portando molte aziende italiane ad esprimere la volontà di volere delocalizzare le proprie produzioni; infatti alti costi di gestione, uniti ad un sempre elevato costo della tassazione, nonché l’incremento dei costi di gestione conducono le aziende a sofferenze, sia dal punto di vista economico che da quello finanziario che, spesso, sebbene ci sia un buon core business, portano a stati di crisi.
Oltre a questo l’immobilismo del sistema bancario e gli alti costi del costo del denaro, rapportati a rating che sono sempre più negativi, causano interessi passivi che gravano sui bilanci di fine anno.
Uno sbocco, ormai riconosciuto da tutti, è costituito dall’internazionalizzazione.
Internazionalizzare l’impresa non vuol dire vendere in esportazione: vuol dire sviluppare l’attività dell’azienda all’estero. Sempre più spesso l’esportazione non si fa più vendendo dal proprio paese in altri paesi, ma si portano produzioni dove c’è mercato.
Internazionalizzare l’azienda vuol dire anche liberarla dalla dipendenza da un singolo ordinamento giuridico e burocratico, per stabilirsi nel sistema più efficiente e vantaggioso.
L’impresa italiana ha bisogno di un vero impulso per conquistare altri mercati e, spesso, questo impulso è dato dalla necessità di delocalizzare, fermo restando che delocalizzare vuol dire spesso riconquistare il proprio mercato domestico con prodotti con una più bassa incidenza del costo di produzione.
In questo contesto molte aziende, come detto in precedenza, individuano nella delocalizzazione e nell’apertura di mercati stranieri (sempre molto più liquidi e corretti di quelli italiani) un punto fondamentale da cui ripartire cercando di ottimizzare il proprio business.
La strategia e le aspettative per chi opera tali strategie sono molteplici ma i punti fondamentali che di seguito riassumiamo, imprescindibilmente, sono:
- riduzione del carico fiscale;
- riduzione dei costi di gestione;
- incremento del margine di contribuzione con il mantenimento della clientela già acquisita nei vari mercati europei in generale e in Italia in particolare;
- apertura a nuovi mercati.
Queste sono le vere esigenze rilevate nel concreto nella nostra esperienza professionale e queste sono le esigenze che devono essere soddisfatte da una seria e concreta attività di consulenza aziendale rivolta all’internazionalizzazione.
Ciò premesso, occorre che il progetto di internazionalizzazione segua precise fasi all’interno di una ordinata procedura di internazionalizzazione. A tale riguardo:
- analisi della situazione economico finanziaria della società interessata;
- ricerca di mercato da cui si valuta la bontà o meno del prodotto/servizio che viene da lei offerto;
- relazione scritta in merito a questi due primi elementi e proposta di progetto con determinazione dei costi e delle strategie operative;
- accompagnamento in loco del vertice aziendale;
- redazione di un business plan a tre o a cinque anni;
- reperimento dell’area industriale e di tutto quello che si reputa necessario per l’avvio del progetto imprenditoriale;
- avvio del progetto imprenditoriale;
- per almeno i primi tre anni occorre che l’azienda sia affiancata da un manager esperto che provvederà a seguire tutta la fase di start up sia a livello gestionale che commerciale, nonché a reperire e a valutare ogni tipo di opportunità quali per esempio bandi di gara, nonché partecipazione a organizzazioni istituzionali volte al sostegno del progetto attraverso finanza agevolata.
Francesco Vittorio Cavallucci
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