Investire in startup: l’Italia può diventare il veicolo trainante in Europa?

 Investire in startup: l’Italia può diventare il veicolo trainante in Europa?

La crisi pandemica e la conseguente transizione digitale hanno accelerato l’evoluzione dei mercati e dei modelli di business delle imprese, favorendo la nascita, lo sviluppo e la crescita delle startup italiane. La fine del 2021 e l’inizio del 2022 hanno segnato, infatti, uno scenario ampiamente positivo, con incrementi notevoli sia dal punto di vista del fatturato sia da quello degli investimenti. Gli investimenti in Venture Capital in Italia nel 2021 hanno raggiunto e superato la soglia del miliardo di euro, toccando i 1.243 milioni di euro (+118% rispetto ai 569 milioni di euro del 2020) con circa 334 deal (rispetto ai 111 dell’anno precedente); nel primo trimestre del 2022 i dati dell’Osservatorio Trimestrale sul Venture Capital in Italia di Cross Border Growth Capital hanno registrato un incremento del 35% rispetto al 2021, con 54 round di finanziamento per un totale di 420 milioni di euro, soprattutto nei settori Fintech, Food e Life science: il secondo miglior risultato degli ultimi cinque anni. I Serie A costituiscono, inoltre, lo zoccolo duro del totale investito grazie a una distribuzione più omogenea tra i round.

I dati raccolti dal Ministero dello Sviluppo Economico nel Report Dati Startup innovative e PMI del quarto trimestre 2021 confermano la forte tendenza all’investimento sull’innovazione. L’emergenza Covid-19 ha, infatti, determinato cambiamenti nelle abitudini di consumo e nei modelli operativi delle imprese: in risposta alle nuove esigenze di mercato molte startup e scaleup hanno ridefinito il proprio posizionamento e la propria strategia di crescita e per questo sono state premiate dal mercato e dagli investitori.

Quali saranno le prospettive di crescita dell’ecosistema italiano delle startup? L’Italia può configurarsi come una vera e propria forza trainante a livello europeo? Sicuramente per provare a dare una risposta esaustiva non si può non partire dall’analisi delle due facce di un Paese bellissimo e controverso che, almeno nella teoria, ha tutte le carte in regola per diventare un veicolo importante a livello UE.

Fondo Nazionale Innovazione – CDP Venture Capital SGR

Bisogna partire col dire che così come le altre iniziative di supporto del governo italiano hanno già dimostrato il loro impatto positivo, CDP Venture Capital si sta configurando come un importante volano per l’intero ecosistema. Quella che in pratica è la più grande banca d’investimento del sud Europa ha una grande opportunità d’impatto e sarebbe fantastico se l’impatto auspicato si realizzasse davvero entro pochi anni.

A gennaio 2022, il Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha definito un pacchetto di misure per sostenere e rafforzare con oltre 2,5 miliardi di euro gli investimenti in startup e PMI innovative, al fine di favorire la crescita di un ecosistema di innovazione e accompagnare i processi di transizione ecologica e digitale. Il Ministero ha assegnato le risorse a CDP Venture Capital Sgr, controllata al 70% dal Gruppo Cassa Depositi e Prestiti (CDP), che ha il compito di attirare nuovi investitori, nazionali ed internazionali, e far crescere il mercato del venture capital in Italia.

Personalmente, penso che il ruolo di CDP sia fondamentale per diversi motivi: dovrebbe creare fiducia (in pochi anni) tra gli operatori in questo settore, dato il ruolo istituzionale ha l’opportunità di rendere più agevoli le procedure con il governo e i decisori politici, darà – finalmente – a migliaia di imprenditori l’opportunità di fallire e di imparare. Il mio augurio a CDP Venture Capital è di accelerare il più possibile il processo di simbiosi con l’ecosistema e di lavorare all’unisono con gli operatori esperti, attraendo magari anche altri operatori dall’estero.

Next Generation EU

Istituita al vertice europeo del luglio 2020 in risposta al COVID 19, Next Generation EU, incorporato nel bilancio settennale 2021-2027, darà un contributo importante all’economia italiana: oltre 200 BLN di euro in prestiti e sovvenzioni (su un totale di 750 da dividere tra 27 membri dell’UE), di cui 49 destinati alla digitalizzazione, che pone l’Italia al centro di questa storica svolta europea. Oltre a possibili problemi di gestione della liquidità, ci saranno opportunità senza precedenti in termini di crescita e creazione di valore, in particolare per il settore dell’innovazione (ovvero per le startup).

Incentivi fiscali

Per far fronte alle nuove sfide imposte dalle evoluzioni dei mercati, negli ultimi anni il Governo ha supportato la nascita e lo sviluppo di imprese innovative, con misure a sostegno delle società stesse ma anche degli investitori – persone fisiche e società – che decidono di investire nel capitale di rischio di una startup o Pmi innovativa.

Se intesi come incentivo, e non come motivazione principale, gli incentivi fiscali possono, infatti, costituire un buon motivo per investire nelle startup. Il credito d’imposta del 30% (fino al 50% in alcuni casi per investimenti diretti) rappresenta una chiara spinta nella giusta direzione da parte del Governo italiano.

Numero di attori internazionali

La platea di attori internazionali – attivi nell’ecosistema startup – sta diventando sempre più ampia e questo rappresenta un elemento positivo sia in termini di credibilità sia di opportunità di coinvestimento. Insieme a Startup Wise Guys nel 2019 sono arrivati anche altri acceleratori internazionali. È recente la notizia sull’interesse di alcuni VC svizzeri verso il nostro ecosistema.

Disponibilità di fondi

Non è un segreto che il risparmio privato e le riserve di cassa in Italia rappresentino un asset strategico per gli investitori privati. Sebbene essere ricchi non significhi necessariamente essere innovativi, questo rappresenta sicuramente un vantaggio per l’intero ecosistema italiano delle startup; per cogliere questa opportunità i founder dovrebbero dedicare le proprie energie nel comunicare nel modo più chiaro ed efficace possibile la propria idea davanti a un panel di potenziali investitori.

Investire nella rete

La crescita dell’ecosistema passa anche attraverso il coraggio di essere propositivi, empatici e diretti all’interno della propria rete e nei rapporti con i propri investitori.

Più investitori e meno consulenze

Se è vero che le startup early stage rappresentano il potenziale inespresso della nostra economia, è fondamentale che gli investitori mettano a loro disposizione i propri fondi e non solo i loro servizi di consulenza, in questo modo avranno l’opportunità di costruire un portafoglio diversificato e aumentare la propria credibilità.

Burocrazia

Garantire alle Startup una modalità di costituzione digitale più snella, oltre a semplificare i processi burocratici, permetterebbe anche di risparmiare sulle spese notarili che per le aziende in early stage risultano gravose e, soprattutto, dirottano fondi altrimenti destinati agli investimenti iniziali.

Eventi e arene internazionali

Partiamo da un dato di fatto: non ci sono eventi in lingua inglese per startup early stage in Italia. Questo si traduce in una maggiore difficoltà ad accogliere i player internazionali che potrebbero giocare un ruolo importante nella crescita dell’ecosistema italiano. Noi di Startup Wise Guys saremmo felici di  portare con noi startup internazionali, investitori, partner, relatori del nostro network e desiderosi di far parte del Rinascimento new tech italiano.

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