Istat: nel terzo trimestre il Pil italiano segna un recupero robusto, ma la seconda ondata del Covid potrebbe incidere negativamente sull’economia

 Istat: nel terzo trimestre il Pil italiano segna un recupero robusto, ma la seconda ondata del Covid potrebbe incidere negativamente sull’economia

Negli ultimi mesi lo scenario internazionale è stato caratterizzato da una decisa ripresa dei ritmi produttivi e degli scambi commerciali. Il recente nuovo aumento dei contagi in quasi tutti i paesi e le conseguenti misure di contenimento potrebbero incidere negativamente sulle prospettive economiche a breve termine.

Nel terzo trimestre il Pil italiano, analogamente a quello dei principali paesi europei, ha segnato, in base alla stima preliminare, un recupero robusto e diffuso a tutti i settori economici.

Oltre alla forte crescita del comparto manifatturiero, ad agosto anche le vendite italiane all’estero verso i mercati Ue ed extra Ue sono nuovamente aumentate. Il valore delle esportazioni, tuttavia, è ancora inferiore ai livelli di inizio anno.

Nel mercato del lavoro, la ripresa dei ritmi produttivi si è accompagnata a un progressivo recupero delle ore lavorate settimanalmente.

L’inflazione italiana a ottobre è rimasta negativa, anche se i rincari di alcune voci maggiormente volatili ne hanno attenuato la caduta.

A seguito del deciso recupero segnato nel terzo trimestre, i principali indicatori congiunturali sono tornati vicini ai livelli pre-crisi sanitaria. Le prospettive per i prossimi mesi appaiono incerte. A ottobre gli indici di fiducia hanno fornito segnali discordanti. La fiducia dei consumatori ha segnato un lieve calo mentre quella delle imprese è migliorata.

IL QUADRO INTERNAZIONALE

Negli ultimi mesi lo scenario internazionale è stato caratterizzato da un recupero generalizzato dell’attività economica legato alla crescita dei ritmi produttivi. Il recente nuovo aumento dei contagi in quasi tutti i paesi e le conseguenti misure di contenimento potrebbero, però, incidere negativamente sulle prospettive economiche almeno nel breve termine.

Ad agosto, il commercio internazionale di merci in volume ha segnato un ulteriore incremento (+2,5% congiunturale, Fonte: Central planning bureau), mostrando però una decelerazione rispetto al mese precedente (+5,0%). Nel complesso, gli scambi mondiali si trovano ancora sotto i livelli pre-covid (-7,9% la variazione tendenziale media del periodo gennaio-agosto). Le attese per i prossimi mesi, come suggerisce il PMI global sui nuovi ordinativi all’export di ottobre (50,1), sono ancora di un’espansione ma con una dinamica in rallentamento.

Sul fronte dei dati macroeconomici, in Cina, dove le misure di fermo amministrativo si sono concluse prima che negli altri paesi, il Pil tra luglio e settembre ha accelerato (+4,9% la variazione congiunturale) rispetto all’inizio della ripresa registrato in T2 (+3,2%).

Gli indicatori anticipatori mantengono un orientamento positivo. A ottobre, il Pmi Caixin/Markit relativo al settore manifatturiero ha toccato il massimo da gennaio 2011 (53,6) e quello dei servizi è aumentato per il sesto mese consecutivo (56,8).

Negli Stati Uniti, secondo la stima preliminare, il Pil in T3 è cresciuto del 7,4% rispetto al trimestre precedente (-9,0% in T2). Il rimbalzo è stato trainato, come atteso, dalla domanda interna e in particolare dai consumi. Nel mercato del lavoro, l’accelerazione del calo dei sussidi esistenti potrebbe anticipare un ulteriore incremento dell’occupazione per ottobre. Nello stesso mese, la fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board ha mostrato una marginale flessione rispetto a settembre.

Nonostante il robusto recupero, l’attività economica americana resta ancora inferiore ai livelli antecedenti l’emergenza sanitaria. Le prospettive sono rese incerte dal peggioramento del quadro sanitario e dal mancato rinnovo delle misure di sostegno fiscale in scadenza legato anche all’attesa dei risultati elettorali.

Nell’area euro, il Pil in T3 ha segnato un marcato rimbalzo congiunturale (+12,7% dopo il -11,8% del trimestre precedente). Nel dettaglio nazionale, il Pil tedesco è cresciuto dell’8,2% (-9,8% in T2), quello francese del 18,2% (-13,7% in T2) e quello spagnolo del 16,7% (-17,8% in T2). ll tasso di disoccupazione a settembre è rimasto stabile all’8,3% mentre le vendite al dettaglio hanno segnato un calo del 2,0%.

A ottobre, si è interrotta la fase di miglioramento degli indici qualitativi riferiti all’area euro. L’Economic sentiment indicator (ESI), elaborato dalla Commissione europea, si è mantenuto sui livelli del mese prece- dente. Nel dettaglio settoriale, la fiducia nei servizi è scesa, a causa dal peggioramento delle aspettative, mentre quella in industria, costruzioni e commercio al dettaglio è migliorata. Il livello dell’indice rimane comunque al di sotto della media storica e sembra rappresentare un primo segnale di rallentamento dell’attività economica. A livello nazionale, l’ESI ha registrato un miglioramento in Germania (+1,5) e Italia (+1,2), ma è peggiorato in Francia (-4,5 punti) ed è rimasto stabile in Spagna (-0,2 punti).

Le recenti previsioni di autunno della Commissione europea per l’area dell’euro hanno rivisto al rialzo la performance per quest’anno quando l’economia dovrebbe segnare comunque una forte flessione (-7,8% da -8,7%). Per il 2021, invece, il rimbalzo del Pil sarà inferiore a quanto prospettato nelle precedenti stime a causa del riacutizzarsi dei contagi e degli effetti delle conseguenti misure di contenimento (+4,2% da +6,1%).

Il cambio dollaro-euro a ottobre è rimasto pressoché invariato rispetto al mese precedente, attestandosi a 1,18 dollari per euro. Nello stesso mese, anche il prezzo del Brent si è stabilizzato (40,8 dollari al barile, da 40,9 di settembre), mantenendosi comunque su livelli bassi anche a causa dell’ampiezza delle scorte accumulate durante il lockdown.

LA CONGIUNTURA ITALIANA

Imprese

Nel terzo trimestre il Pil italiano ha segnato, in base alla stima preliminare, un robusto recupero (+16,1% la variazione congiunturale che segue le contrazioni dei primi 2 trimestri dell’anno). Sia la domanda nazionale (al lordo delle scorte) sia la componente estera netta hanno fornito un contributo positivo. La crescita è stata diffusa a tutti i settori economici.

La ripresa dell’economia italiana ha confermato l’andamento positivo della produzione industriale che ad ago- sto è aumentata in termini congiunturali del 7,7%. Nella media giugno-agosto, la produzione ha registrato un marcato incremento congiunturale (+34,6%): i beni di consumo durevoli e quelli strumentali hanno segnato i tassi di crescita più elevati (rispettivamente +144,1% e +50,1%).

Ad agosto, anche gli ordinativi hanno registrato un deciso segnale positivo (+15,1% rispetto al mese prece- dente); nella media degli ultimi tre mesi sono cresciuti del 47,3% rispetto ai tre mesi  precedenti, a sintesi di  un progresso più sostenuto della componente interna (+55,9%) rispetto a quella estera (+36,2%).

Sul fronte degli scambi con l’estero, le esportazioni dell’Italia ad agosto hanno mostrato un nuovo incremento (+3,3% la variazione congiunturale), sia verso l’Ue sia l’extra Ue. L’aumento delle esportazioni è stato generalizzato e sostenuto dall’incremento di tutte le principali categorie di beni, in particolare dei beni di consumo durevoli e di quelli intermedi. Rispetto a un anno prima, invece, le vendite all’estero sono risultate inferiori del 7,0%, con una forte riduzione complessiva dei volumi esportati di oltre il 6% (-14,0% nei primi otto mesi dell’anno).

Ad agosto, il valore delle importazioni, cresciuto del 5,1% in termini congiunturali, è stato inferiore del 12,6% rispetto a un anno prima, a sintesi di un calo dei valori medi unitari (-4,3%) ma soprattutto di un ridimensionamento del volume degli acquisti (-8,6%) che nei primi otto mesi dell’anno sono diminuiti complessivamente dell’11,9%. Il dato provvisorio relativo agli scambi extra Ue di settembre ha riportato un incremento delle esportazioni dell’8,3% a cui si è contrapposta una riduzione delle importazioni del 2,7%.

Ad agosto il settore delle costruzioni ha proseguito nel percorso di ripresa iniziata a maggio, aumentando del 12,9% rispetto al mese precedente. Ancora più marcato è stato l’incremento su base trimestrale (+70,8% tra giugno e agosto rispetto al trimestre precedente). Tuttavia, nei primi otto mesi dell’anno la media dell’indice corretto per gli effetti di calendario è rimasta inferiore del 14,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno prece- dente.

Famiglie e mercato del lavoro

Sul mercato del lavoro la ripresa dei ritmi produttivi ha indotto un progressivo recupero delle ore lavorate nella settimana che, a settembre, hanno raggiunto 33,5 ore per gli occupati totali (+0,2 la variazione rispetto al mese precedente). L’aumento delle ore lavorate è stato trainato dalla componente dipendente (+0,3) mentre la componente indipendente, che aveva mostrato un forte reattività alla ripresa della produzione dei mesi precedenti, è rimasta stabile.

Il miglioramento delle ore lavorate è avvenuto in presenza di un arresto della fase di recupero dell’occupa- zione: a settembre, il numero di occupati è risultato sostanzialmente stabile rispetto al mese precedente, mentre nella media luglio-settembre si è registrato un aumento congiunturale (+0,5%, pari a 113mila unità).

Anche il tasso di disoccupazione e quello di inattività hanno manifestato una sostanziale stabilizzazione (-0,1 punti percentuali la variazione del primo mentre il secondo si è confermato sullo stesso livello del mese precedente). Tuttavia nel terzo trimestre si è realizzata una decisa ricomposizione tra i due aggregati, con un aumento della disoccupazione e una riduzione dell’inattività rispetto al secondo trimestre (rispettivamente +1,3 p.p. e -1,3 p.p.).

A settembre, le vendite al dettaglio misurate in volume hanno segnato una contenuta riduzione congiunturale (-0,4%) determinata dalla diminuzione degli acquisti in beni non alimentari ( -0,7%) mentre quelli in beni alimentari hanno mostrato un marginale miglioramento (+0,1%). I risultati riferiti al terzo trimestre evidenziano invece una decisa ripresa delle vendite in volume (+13,7% nel totale) sostenuta dalla ripresa degli acquisti non alimentari (+27,4%).

Prezzi

Corsi del petrolio in riduzione rispetto ai mesi estivi e una domanda di consumo influenzata dall’incertezza circa l’evoluzione della crisi sanitaria hanno mantenuto, a ottobre, l’inflazione negativa anche se in moderata risalita. L’ indice nazionale per l’intera collettività (NIC), in base alla stima preliminare, è diminuito dello 0,3% su base annua. I rincari mensili dei beni alimentari non lavorati e soprattutto di quelli energetici regolamentati, per l’adeguamento trimestrale delle tariffe di energia elettrica e gas, hanno però contribuito ad attenuare l’intensità della caduta di tre decimi di punto rispetto al minimo di settembre scorso. Dopo essere risultata nulla il mese precedente, l’inflazione di fondo (calcolata escludendo energia, alimentari e tabacchi) è tornata positiva (+0,3% su base annua), condizionata oltre che dai beni industriali non energetici anche dai servizi (nell’ordine +0,5% e +0,1%).

La variazione dei prezzi è rimasta negativa anche nella maggior parte dei 19 paesi della zona euro mantenendo il ritmo di riduzione segnato a settembre (-0,3%). Sia per l’indice complessivo sia per la core inflation il differenziale negativo tra il nostro Paese e l’area euro si è leggermente ristretto (0,3 punti percentuali in meno rispetto alla media dell’area, da -0,7 punti a settembre), come conseguenza di un riavvicinamento delle dinamiche per i beni energetici, tra le voci più volatili e, tra le componenti di fondo, per quelli industriali non energetici e i servizi.

Pressioni deflative continuano a provenire dalle fasi all’inizio della catena di formazione dei prezzi, come riflesso dei bassi costi energetici e dell’apprezzamento del cambio dell’euro sul dollaro dei mesi recenti.

L’inflazione si è confermata negativa, anche se in lieve risalita, sia all’importazione (-5,8% su base annua ad agosto) sia alla produzione (-3,8% su base annua a settembre per il mercato interno). Per i beni di consumo non alimentari le dinamiche rimangono differenti nelle due fasi. La variazione tendenziale negativa dei prezzi all’importazione si è leggermente ampliata ad agosto (-0,5% da -0,3% a luglio); a livello di produzione, per lo stesso raggruppamento si è viceversa registrata una accelerazione (+1,2%, da +0,9 dei t re mesi precedenti) in parte per il rialzo dei prezzi dei beni non durevoli pur in presenza di una inflazione negativa nei comparti di tessile, abbigliamento e calzature.

Incertezza e cautela caratterizzano anche a ottobre le aspettative di consumatori e imprese circa gli sviluppi prospettici dell’inflazione. Per i consumatori il saldo delle attese sui prezzi è rimasto negativo, ma è tornata a salire la quota di chi si aspetta aumenti più o meno ampi dei prezzi. Tra gli imprenditori, per coloro che producono beni di consumo il saldo tra le intenzioni di rialzi e ribassi dei listini si è confermato negativo.

Prospettive

A ottobre, l’indice del clima di fiducia dei consumatori ha segnato un lieve calo per effetto di un deterioramento di tutte le componenti: il clima economico e il clima futuro hanno registrato le riduzioni più marcate e anche le attese sulla disoccupazione hanno segnato un forte peggioramento.

Con riferimento alle imprese, l’indice composito del clima di fiducia ha evidenziato un aumento nei settori dell’industria e del commercio al dettaglio, mentre i servizi di mercato hanno registrato un peggioramento, soprattutto a causa dell’andamento marcatamente negativo dei servizi turistici. Nell’industria manifatturiera le attese su ordini e produzione sono in lieve peggioramento mentre quelle sull’occupazione indicano un lieve miglioramento.

Le informazioni sulla fiducia sembrano segnalare una pausa nel processo di ripresa avviatosi a maggio, successivo al progressivo lockdown delle attività economiche iniziato a marzo e proseguito per tutto aprile. Gli ultimi dati disponibili indicano che la produzione industriale e le vendite al dettaglio hanno raggiunto sia i livelli pre-crisi (febbraio 2020) sia quelli dell’anno precedente (rispettivamente -0,3% e +1,5% la variazione tendenziale ad agosto e settembre) mentre la fiducia di consumatori e imprese, le esportazioni e l’occupazione stanno ancora completando il processo di recupero.

Le informazioni disponibili sul quarto trimestre, che sarà caratterizzato dalla reintroduzione di alcune misure di fermo amministrativo dell’attività produttiva e di riduzione della mobilità a livello nazionale e internazionale, evidenziano un quadro ancora parziale.

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